64.ma mostra internazionale d'arte cinematografica

 

INTERVISTA A

Tony leung

protagonista di “LUST, CAUTION” di Ang Lee

 

di Gabriele FRANCIONI

 

“In Shangai I’m Like a Dead Man Walking”

 

Una grande star del cinema di Hong Kong, l’immenso Tony Leung wongkarwaiano e tonylauiano, è oggi lo specchio totale e complesso della riunificazione culturale in atto (Cina+Taiwan+Hong Kong etc), dalla quale fuoriescono a getto continuo testi cinematografici inneggianti, più o meno sottotestualmente, all’orgoglio patrio da esportare (basti vedere FEARLESS, o la serie-tv sull’eroe itinerante Huo Yuan Jia, o anche il recupero di Bruce Lee, spalmato in 60 episodi per la tv cinese, tra biopic e fiction).

L’idea dichiarata è quella di veicolare il seguente messaggio: la Cina è ormai la prima potenza politico-economica a livello mondiale, quindi state attenti, poiché la nostra cultura millenaria impone un confronto leale e alla pari, possibilmente a mani nude, (si veda il testo "Il Tao della Guerra", di R.D. Sawyer), che oggi ci vedrebbe vincitori.

Tutto FEARLESS, in primis nel finale, sottintende tutto ciò e LUST, CAUTION, da parte sua, mette in campo lo stesso monito verso l’Occidente e il vicino, odiato Giappone.

Il senso di appartenenza, a quelle latitudini, è incredibilmente radicato in una cultura peraltro ultramodernizzata, per cui il monito va preso in seria considerazione (via Sarpi inclusa).

Le star estremorientali, a giudicare dall’adorazione espressa nei loro confronti dalla stampa cinese qui a Venezia, sono baluardi e manifesti in carne ed ossa di questa nuova realtà, angeli/ambasciatori di una voce che parla univocamente.

Non manca, peraltro, la rassicurazione, specie in Ang Lee, sull’impossibilità del regime di tornare sui propri passi e ricadere nella tentazione filo-comunista: LUST, CAUTION, in questo senso, è un perfetto gioco di equilibrismo diplomatico-estetico.

 

 

TONY LEUNG deve liberarsi, come Tang Wei, del cumulo di domande sulle scene di sesso del film veneziano, e o fa con la stessa grazia controllata della giovanissima collega.

Afferma di non aver trovato particolari difficoltà in quelle circostanze, nonostante i diversi ciak, anche grazie a precedenti rehearsal mentali.

 

“Ne abbiamo sempre e comunque discusso a lungo con Ang Lee”, sentenzia in un non perfetto inglese di Hong Kong.

 

“Ho provato una certa difficoltà a calarmi nei panni del bad guy, lo ammetto, poiché dopo lunghi anni di lavoro con Wong Kar Wai, mi ero abituato a quel personaggio e anche in LUST, CAUTION, ogni volta che sentivo il rumore della pioggia nelle scene che giravamo, mi sentivo improvvisamente tornare nell’atmosfera di IN THE MOOD FOR LOVE"

 

"Ho cercato di trovare una soluzione guardando molti film con Humphrey Bogart, che mi è servito per reprimere il Mr. Chao che è in me!"

 

"Quel 'rumore di tacchi e pioggia' è entrato nella mia testa, ormai…”

 

 

Perfettamente a suo agio nel vestito candido e benigno che cancella la crudeltà di Mr. Yee, Leung domina la “scena” del roundtable, con fare sicuro e dialogante, sempre pronto alla battuta e al sorriso.

 

“Non sono impegnato in nuovi film di Andy Lau, ma sono sul set del nuovo John Woo (sic!)”.

 

La notizia finale rende estremamente gradevole e proficua l’intera mattinata trascorsa col cast di LUST, CAUTION, col final cut dell’arrivo improvviso e pieno d’allegria di una contagiosissima Joan Chen.

 

 

Spazio “Pagoda”, Lido di Venezia, 30/08/2007

 

 

L'intervista ad Ang Lee

L'intervista a Tang Wei

La recensione