64.ma mostra internazionale d'arte cinematografica

 

INTERVISTA A

ANG LEE

regista di “LUST, CAUTION”

 

di Chiara ARMENTANO

 

L'intervista che ha visto protagonisti alternativamente il regista Lee, la ventenne Wei e il suo amante finzionale interpretato dall'attore Tony Leung (In the Mood for Love, di Wong Kar-Wai), ha confermato la lucidità di un progetto intellettuale intento a riabilitare una certa immagine della Cina e il suo passato. Alle domande dei giornalisti riguardo il suo atteggiamento verso la politica cinese il regista ha risposto piuttosto chiaramente: gli occidentali hanno da sempre tentato di soffocare una cultura millenaria come quella cinese dichiarandole guerra, boicottandola anche dall'interno o tentando di farla implodere assorbendola ai propri costumi.

 

 

Mai come oggi la Cina subisce questo processo oltre ad essere autenticamente portavoce della propria occidentalizzazione. Questo può essere un bene se interviene a risolvere i problemi di povertà ancora diffusi nel paese più popoloso al mondo, ma dall'altra può confermarsi tale solo evitando di sfruttare selvaggiamente le risorse umane e al contempo non calpestando la propria storia. E questo sembra ancora difficile. Lee ritiene la propria residenza in America una situazione privilegiata. Come un uomo che emigra su un altro pianeta riesce a guardare la Terra nella sua sfericità come mai avrebbe potuto prima, così, dice Lee, l'abbandono (fisico) del suo paese gli ha permesso di analizzare la condizione universale del suo popolo da un'angolazione sconosciuta, meno coinvolta, più lucida e oggettiva. Ritrovando l'amore per il proprio paese egli ha riscoperto e illuminato una parte di storia ignorata. Il racconto dal quale il film è tratto, della scrittrice cinese Eileen Chang, gli ha consentito di documentarsi su un momento delicato della storia cinese girando un film che con ogni probabilità sarà il primo a mostrare siffatti accadimenti quali la lotta tra patriottici e collaborazionisti. Lo stesso attore Leung, documentatosi per il ruolo, conferma che la vita di questa gente era peggio di una prigione, costretta a non dormire, magari in piedi o nel bagno, perché ogni minuto di vita si sarebbe potuto tramutare nella propria morte.

 

 

Spazio “Pagoda”, Lido di Venezia, 30/08/2007

 

 

L'intervista a Tang Wei

L'intervista a Tony Leung

La recensione