festival
int. del film di roma
Roma Capitale, 21 - 31
Ottobre 2008
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di Anna FERRENTINO
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Collegamenti rapidi:
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Conferenze stampa dei film recensiti
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Al Pacino al Festival di Roma
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David Cronemberg al Festival di Roma
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Premi
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speciale: twilight
di Catherine Hardwicke
Stati Uniti 2008, 15'
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Collegamenti rapidi:
Conferenza stampa
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Al Festival Internazionale
del Film di Roma la grandissima attesa per l’uscita di Twilight,
trasposizione cinematografica del libro cult di Stephanie Meyer, è stata
saziata, ma solo in parte. Giornalisti è spettatori hanno potuto assistere
solo ad un “assaggio” di 15 minuti: giusto qualche scena clou,
dunque, e di backstage. Poi, schermo nero. Per vedere
Twilight in versione
integrale bisognerà attendere il 21 novembre prossimo e di certo non saranno
in pochi a formare le code nelle sale cinematografiche.
Twilight è difatti un
successo mondiale che ha già dato seguito ad altri 2 volumi della saga
nonché a forum, blog e siti dedicati su Internet: un vero e proprio fenomeno
che non accenna ad arrestarsi. La storia d’amore tra la 17enne Bella e il
vampiro Edward Cullen ha conquistato il cuore di tutti, senza distinzioni di
sesso o di età. Tra horror, mistero e neoromanticismo,
Twilight valica i confini
stabiliti da Harry Potter e
dà vita ad una nuova cornice urban fantasy che ha fatto breccia in tutto il
mondo. E chi, come noi, ha assistito all’anteprima di alcuni spezzoni del
film, sa che le aspettative non verranno deluse. La scena in cui Edward, ad
esempio, presenta Bella alla sua famiglia di vampiri è rappresentativa.
Perfette le atmosfere create dalla regista Catherine Hardwicke, bravissimi
gli interpreti di Bella ed Edward – Kristen Stewart e Robert Pattison –
grande attenzione al trucco e agli effetti speciali, molto apprezzato il
sense of humor presente nei dialoghi e in questa scena in particolare. Il
Twilight cinematografico sembra dunque avere tutte le carte in regola per
non deludere gli affezionati lettori della Meyer. Per averne conferma non
resta che attendere il 21 novembre. Nei cinema.
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RocknRolla
di Guy Ritchie
Gran Bretagna 2008, 114'
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Sboccato, spaccone,
irriverente. Così si presenta
RocknRolla, ultimo lavoro (e comunque fra i più riusciti) del regista
- ormai ex marito di Madonna - Guy Ritchie.
Ambientato a Londra, RocknRolla
racconta le vicende di un grande truffatore russo, noto come Lenny,
il quale orchestra la falsa vendita di un terreno per attirare gli
investimenti di tutto il giro dei malavitosi londinesi. Difatti ogni genere
di gangster e truffatori si getterà nel gigantesco raggiro per finire
inutilmente a scagliarsi gli uni contro gli altri. Solo uno riuscirà a
spuntarla nel finale contro Lenny: il suo odiato figliastro, rockstar
tossicodipendente che tutti credevano morto...
Ad altissimo tasso di “fuck”, Rocknrolla
non si fa certo problemi di eleganza. Gli sporchissimi dialoghi sono infatti
una componente fondamentale di questo film che strizza certamente l’occhio
al mood tarantiniano di Pulp
Fiction (vedi la scena di ballo che potrebbe quasi essere letta come
un omaggio) e non solo.
Del resto, fin dai titoli di testa, l’intento di Guy Ritchie è chiaro e se
non fosse per un eccesso di personaggi che a tratti arreca problemi di
chiarezza allo svolgersi della vicenda, potremmo parlare di un film di
genere davvero ben fatto. Ironia, cattiveria e irriverenza sono il fulcro di
del film. Da sconsigliare agli amanti galateo.
27/30 |
pride and glory
di Gavin O'Connor
Stati Uniti 2008, 130'
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Cast eccezionale per un
poliziesco Pride and Glory
ben fatto ma dalla trama replicata ormai da troppi.
Siamo a New York e quattro agenti della polizia vengono uccisi in
un’imboscata. Il Capo detective di Manhattan, Francis Tierney Senior (Jon
Voight), affida al figlio Ray Tierney (Edward Norton) la conduzione delle
indagini. Ray accetta dopo non pochi dubbi: i poliziotti uccisi facevano
parte della squadra del fratello, Francis Tierney Jr. (Noah Emmerich) e
lavoravano insieme al cognato Jimmy Egan (Colin Farrell). All’inizio delle
indagini tutto sembra il solito affare sporco legato alla droga ma ben
presto Ray si rende conto che qualcosa non torna. Scopre che alcuni agenti
della squadra del fratello sono implicati nella sporca faccenda e che i suoi
stessi parenti non erano affatto all’oscuro della situazione. Ben presto
tutti i componenti della famiglia si troveranno a dover scegliere tra la
lealtà che li lega e l’onestà e la fedeltà verso il Dipartimento di polizia
e la legge in generale.
I temi della famiglia che tradisce e in special modo della polizia corrotta
sono ormai talmente sfruttati che risulta quasi impossibile fare un film che
possa lasciare di stucco lo spettatore. Di recente si sono visti
I padroni della notte, Tropa de
elite, Sfida senza regole, La notte non aspetta, per fare qualche
esempio. Certo cambiano i luoghi (e neanche tanto spesso) e i cattivi di
turno ma la solfa è sempre la stessa.
Detto questo Pride and Glory
rimane, nel genere, un film altamente godibile. Avvincente la storia, ottima
la regia, perfetta la qualità del suono, bravissimi, come dicevamo, i
protagonisti, uno su tutti il sempre perfetto Edward Norton.
In attesa del prossimo poliziotto corrotto,
Pride and Glory può
soddisfarci pienamente.
26/30 |
EASY VIRTUE
di Stephan Elliott
Gran Bretagna 2008, 96'
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Esilarante, originale,
divertente, intelligente, dissacrante,
Easy Virtue (presentato in
anteprima) è uno di quei film da non lasciarsi sfuggire.
Tratto da un testo teatrale di Noel Coward (e già arrivato su grande schermo
nel 1928 con un allora giovanissimo Alfred Hitchcock),
Easy Virtue racconta la
storia di una giovane vedova americana (Jessica Biel) che innamoratasi di un
uomo inglese (Ben Barnes) lo sposa e insieme a lui parte per l’Inghilterra
per conoscere i suoceri (Kristin Scott Thomas e Colin Firth). La convivenza,
però, non è delle più facili e scatena una serie di esilaranti situazioni e
dialoghi, merito di una sceneggiatura brillante e audace.
Tutti i vecchi cliché sugli inglesi e sul rapporto (o non rapporto) che
hanno con gli altri e in special modo con gli americani, vengono messi alla
berlina scatenando un’ilarità irreprimibile da parte dello spettatore.
Bravissimi gli interpreti, da Kristin Scott Thomas a Colin Firth, da
un’insospettabile Jessica Biel al giovanissimo Barnes.
Stephan Elliott, regista australiano audace e provocatorio (ricordate
Priscilla, La Regina Del Deserto?),
questa volta dà davvero il meglio di sé facendo di
Easy Virtue una delle
commedie più interessanti e originali degli ultimi anni.
29/30 |
HIGH SCHOOL MUSICAL 3
di Kenny Ortega
Stati Uniti 2008, 113'
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Dopo aver fatto registrare,
con i primi due film, ben 255 milioni di spettatori in tutto il mondo è in
arrivo il 31 ottobre l’attesissimo terzo episodio di
High School Musical
(presentato in anteprima).
La formula, come i protagonisti, è sempre la stessa: allegria, divertimento,
romanticismo, un pizzico di competizione e soprattutto tanta, tantissima
musica, canto e ballo.
Troy e Gabriella (gli idoli dei teenagers Zac Efron e Vanessa Hudgins),
insieme ai loro amici, si trovano alle prese con l’ultimo anno di liceo. Il
college li aspetta e insieme ad esso il futuro. Non tutti però sono pronti a
lasciarsi e a dirsi addio. La voglia di diventare grandi c’è, ma insieme ad
essa convivono la paura dell’ignoto, il rimpianto della giovinezza che a
poco a poco se ne va, la nostalgia per i compagni che forse non sarà più
possibile frequentare. L’amore, però, è più forte di ogni cosa, come ci
dimostreranno Troy e Gabriella...
In High School Musical 3,
Ortega avvicina ancor di più i suoi personaggi al pubblico che li segue da
anni. Attraverso 10 nuove canzoni (che i fan potranno certamente imparare a
memoria grazie anche ai cd e dvd del film in commercio), Zac, Gabriella,
Sharpay, Chad e tutti gli altri racconteranno i loro sogni e sentimenti di
ragazzi ormai quasi adulti.
Unica nota dolente, nel quarto episodio già previsto dalla Disney, alcuni
dei protagonisti, tra cui forse anche lo stesso Efron, probabilmente non ci
saranno. “C’è bisogno di volti nuovi,” - ha detto la giovane star.
Intanto, però, è ancora
possibile godersi il suo.
24/30 |
appaloosa
di Ed Herris
Stati Uniti 2008, 119'
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Il Vecchio West è tornato e
grazie agli strepitosi Ed Harris (qui regista, sceneggiatore e attore),
Viggo Mortensen e Renée Zellweger è come se non se ne fosse mai andato.
Del resto nemmeno lo spettatore di
Appaloosa (presentato in anteprima al Festival Internazionale del
Film di Roma) vorrebbe mai farlo: quando arrivano i titoli di coda è ancora
lì, fermo sulla sedia, senza alcuna voglia di andarsene. Perché Appaloosa è
uno di quei film con la “f” maiuscola che tutti avremmo voluto fare; e fare
proprio così.
Tratta da un romanzo di Robert Parker, la storia di Appaloosa è ambientata
in una cittadina del New Mexico, dove a spadroneggiare è il capobranco Bragg
(Jeremy Irons) con la sua banda. Virgil Cole (Ed Harris) e il suo socio e
amico da molti anni Everett (Viggo Mortensen) vengono ingaggiati come
sceriffo e vicesceriffo della città per riportare l’ordine e il rispetto
della legge ad Appaloosa. Niente di più facile per due specializzati in
questo, finché nella storia non si inserisce una vedova un po’ promiscua
(Renée Zellweger), di cui Virgil si innamora...
La grandezza di Harris in Appaloosa
è la sua capacità di lasciare immutato lo schema del western inserendo
all’interno dell’intera storia un’ironia asciutta, secca, intelligente e
sottile che rende il film davvero straordinario.
L’attenzione al dettaglio di ogni personaggio, la cura maniacale dei
dialoghi e di ogni particolare e una recitazione da Oscar dei protagonisti
fanno il resto. Appaloosa si
candida certamente ad essere uno dei migliori film dell’anno. Assolutamente
da non perdere.
30/30 |
l'uomo che ama
di Maria Sole Tognazzi
Italia 2008, 102'
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Perché, perché? Viene da
chiedersi guardando (presentato in anteprima),
L’uomo che ama di Maria Sole
Tognazzi. Perché per gli autori e i registi italiani se non è commedia deve
essere per forza tragedia? (E che tragedia). Perché un film che racconta le
pene d’amore di un uomo deve d’obbligo diventare drammatico e pesante più di
un film sulla pena di morte, sull’Aids, sulla bomba atomica?
Ambienti (in esterni e in interni) bui, cupi, soffocanti che nemmeno Beirut
appena bombardata. Primi piani di occhiaie spaventose che nemmeno la più
dura delle cure farmacologiche porterebbe. Dialoghi perennemente sommessi,
sottovoce, stanchi, depressi. Infine una catena interminabile di eventi
funesti. La donna tradita, l’uomo tradito, la gravidanza che non viene,
l’omosessuale in famiglia che il genitore non sa accettare, l’insonnia, gli
psicofarmaci, la grave malattia cardiaca che mette in pericolo la vita
stessa. Non sarà un po’ troppo per “un uomo che ama”?
Eppure la storia sarebbe delle più semplici. Un uomo, appunto,
(Pierfrancesco Favino) lascia la sua donna (Monica Bellucci) perché
innamorato di un’altra (Kseniya Rappoport). Finché non è quest’ultima a
lasciare lui. E così stavolta è il maschio a soffrire, a mostrarci senza
pudore il suo lato più debole, la sua sofferenza, l’incapacità del distacco.
In L’uomo che ama il tema è
dunque la caduta del “machismo” (ma non lo sapevamo già?), così come di una
serie di cliché che vedono solo la donna capace di impazzire per la
perdita di un amore.
Niente di davvero nuovo, niente che giustifichi una tale cupezza. Ci
rimangono solo gli applausi al pur sempre bravo Francesco Favino e alla
bellissima colonna sonora di Carmen Consoli. Consoliamoci.
18/30 |
8
di AAVV
Francia 2008, 103'
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Conferenza stampa
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Un film per cambiare il
mondo, per renderlo migliore. Per ricordare all’Onu le promesse fatte e fino
ad ora mai mantenute. Questo è 8: un film forte e coraggioso che,
scandalosamente, l’Onu stessa sconfessa invece di farne il suo manifesto.
8 episodi, 8 registi, per altrettanti punti del programma stilato dalle
Nazioni Unite nel settembre del 2000: eliminare la povertà estrema e la fame
(Adberrahmane Sissako), raggiungere l’istruzione elementare universale (Gael
Garcia Bernal), promuovere l’uguaglianza fra i sessi e conferire potere e
responsabilità alle donne (Mira Nair), diminuire la mortalità infantile (Gus
Van Sant), migliorare la salute materna (Jan Kounen), combattere l’Aids
(Gaspar Noe), assicurare la sostenibilità ambientale (Jane Campion),
sviluppare una collaborazione globale per lo sviluppo (Wim Wenders).
Più che un vero e proprio film, 8 è un documentario che ci porta attraverso
le miserie e i problemi del mondo non solo (come ricorda l’episodio di Wim
Wenders, forse il più rivoluzionario fra tutti i racconti) per suscitare
pietà e ottenere carità, ma per guardare e vedere le persone più sfortunate
di noi come persone in grado di creare, costruire, svilupparsi esattamente
come noi. Quello che serve a questi popoli, come ci ricorda 8, spesso non è
solo l’elemosina ma piuttosto un aiuto concreto per poter partire e
cominciare (da cui l’idea del microcredito, ancora poco conosciuta da molti
e allo stesso tempo già praticata con successo da tanti Paesi).
8 è un film prezioso e importante che merita certamente la sua visione. Se
lo trovate nelle vostre città, non perdetelo.
28/30 |
festival
int. del film di roma
Roma Capitale, 21 - 31
Ottobre 2008
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