festival int. del film di roma

iii edizione

Roma Capitale, 21 - 31 Ottobre 2008

 

di Anna FERRENTINO

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Incontro con...

David Cronenberg

 

Durante la seconda giornata del Festival del Cinema di Roma, la stampa ha incontrato il grande regista David Cronenberg. Di seguito un estratto della conferenza stampa e dell’intervista al celebre regista.


Il corpo e la trasformazione: questo è il tema centrale dei suoi lavori. Quante altre trasformazioni vedremo in futuro?
Siete buffi con queste cuffie che vi pendono dalle orecchie! Noi esseri umani siamo in fondo solo degli animali che si immaginano diversi da quello che sono. E quando noi ci immaginiamo la possibilità di essere altro, spesso c’è il desiderio che questo possa realizzarsi. Vi sono molte modalità che utilizziamo per raggiungere questo obiettivo: la religione, varie forme di espressione culturale... Sì, mi interessa moltissimo questo desiderio di trasformazione, di andare al di là dell’umano. Ed è vero, è un mio tema ricorrente, perché mi viene naturale.

Per anni lei è stato accomunato ai registi della nuova ondata americana di cinema horror, poi è subentrata una specie di mutazione... Un’attenzione maggiore nei confronti dell’invisibile. Man mano il suo cinema è cambiato, gli effetti speciali sono diminuiti e tutto è divenuto più mentale. Oggi come continua a lavorare sulle derive, appunto, invisibili?
Posso dire che non sono mai riuscito a catturare un’immagine dell’invisibile. In fondo non me ne occupo più di tanto... è possibile esprimere qualcosa verso il dialogo, che può accennare a dei concetti astratti che possono essere filmati. Però la forza di un film sta per lo più nella sua qualità visiva, quindi servono metafore, equivalenze visive, sono tante le possibilità che abbiamo. Possiamo ricorrere al linguaggio del corpo, ai suoi movimenti. Il corpo umano è la cosa principale: io parto dal corpo umano che è molto fisico, l’essenza di ciò che siamo. Ma devo dire che in realtà non ho mai riflettuto su questo tema in maniera tattica, io come regista non riesco a immaginare queste cose in maniera... razionale.

Ha importanza la distinzione tra film popolare e film d’elite o per lei è la stessa cosa?
La distinzione tra ciò che può essere considerato un film d’elite e quello che invece può essere considerato un film popolare è ancora una volta qualcosa sulla quale difficilmente posso esprimermi. Come regista faccio film per comunicare ad un pubblico usando tutti i mezzi che ho per stabilire un contatto con esso. Dipende dai film... LA MOSCA è ancora il mio film che ha avuto più successo al botteghino, ma certo sono ben lontano dai film che guadagnano 100milioni di dollari. Una volta Oliver Stone mi disse: “Ti piace l’idea di essere rimasto così marginale?” – e io ho risposto: “Beh, quanto deve essere grande il proprio pubblico?”. Come regista francamente non penso in termini di categorie, seguo solo l’intuito.

Abbiamo saputo che sta scrivendo un romanzo e che verrà pubblicato anche in Italia. è possibile parlarne e saperne di più?
No! Ho solo scritto 60 pagine fino adesso. Avendo un padre scrittore pensavo che lo sarei diventato anch’io. Ora ho cominciato a scrivere questo romanzo, so già che mi pubblicheranno ovunque e per questo sono terrorizzato. Comunque non sarà affatto un horror o un libro di fantascienza. Ma non posso dire altro, sono in una fase delicata.

Parlando di trasformazioni: quanto deve essere capace di trasformarsi un attore per essere considerato bravo da lei?
Beh... Io ho lavorato con moltissimi attori straordinari e ognuno ha il suo modo di lavorare, la sua metodologia. Il mio compito è far sì che tutti si sentano legati allo stesso film; non impongo mai il mio modo di lavorare soprattutto con chi sa già cosa fare. Sul mio set viene concesso sperimentare, gli attori non devono mai preoccuparsi di essere rimproverati o altro. Un attore di fatto è un corpo ecco perché gli attori i preoccupano del loro: dei capelli, degli abiti, del trucco, perché il loro corpo è il loro strumento, è quello che usano per fare quello che sono. Non si tratta di una trasformazione magica: è un mestiere e un bravo professionista sa come ottenere il massimo dalla propria prestazione. è il motivo per cui non do mai loro delle semplici istruzioni ma semmai la possibilità di evolvere la propria espressione lavorando con loro. Per questo c’è un ottimo rapporto.
 

 

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iii edizione

Roma Capitale, 21 - 31 Ottobre 2008