“Messiah game”.
tra gioco,
erotismo ed improvvisazione
Giochi di ruolo, dissoluzione ed astrazione di cinque scene del Nuovo
Testamento per Felix Ruckert, di discendenza bauschiana, e la sua compagnia,
interprete di “Messiah Game” alla Biennale di danza contemporanea di
Venezia.
Un discorso su “Corpo & Eros”, tema del festival che passa
dall’appropriazione di un corpo altrui al lasciarsi prendere, anche con la
forza, immolando il proprio corpo naturale, nudo, arcaico. Un ingresso in
scena della compagnia all’insegna del “contact”: aggrapparsi, strapparsi,
crollare a terra ed essere trascinati. Casualità di corpi danzanti tra
incontri e scontri, vesti che scoprono, mani che ricoprono.
Felix Ruckert, in questa sua poetica, quanto perturbante rivisitazione delle
Sacre Scritture, ripropone alcune immagini legate alla Tentazione portando
sotto i riflettori il nudo maschile. Sculture di carne che evocano arcaiche
statue intrise di grecità. Un Eros che nasce dal più naturale e primo
strumento dell’uomo, il Corpo.
La velocità e l’energia che fuoriusciva nel contatto, nel tocco della danza
di apertura dello spettacolo vengono risucchiate in una forza ed una
concentrazione interiore che dona a quei nudi una presenza di grande forza
emotiva anche nella loro quasi totale e continua immobilità. L’energia è ora
contenuta, chiusa all’interno delle pareti dei corpi che diventano
trasparenti lasciando libero il pubblico di sondare gli organi, il sangue, i
muscoli, penetrando nell’estrema concentrazione, nell’interiorità di quei
corpi. Si fa leva sulla naturale potenza erotica di un corpo nudo che,
impassibile, intoccabile nella sua concentrazione, si lascia attraversare
dagli sguardi altrui.
Un’Ultima cena degli eccessi per la compagnia di Ruckert. Eccessivo fino al
cattivo gusto fatto di piume e di colori sgargianti; attorno al tavolo ogni
danzatore trova il suo posto. Numerosi “Tableaux Vivents” si susseguono
generando scambi di ruoli, scambi di partner, all’insegna di una cena dove
il tavolo è vuoto e ci si ciba di corpi, con grande voracità li si possiede,
ce ne si appropria dolcemente, talvolta, con la forza in altri casi. Uomini
e donne si confondono, solo personaggi, nudi o vestiti, in scena.
I corpi riprendono ora il loro ritmo biologico. Calcolando il peso di ogni
passo recuperano una dimensione senza spazio e senza tempo. La
Crocifissione. Immolazione di corpi che si lasciano possedere, corpi senza
più volontà. Corpi a cui si cerca di strappare la carne, corpi abusati. Un
Eros talvolta incontrollabile che a tutti i costi vuole prendere il suo
oggetto di desiderio. E qui lo sgomento del pubblico: corpi sacrificati alle
pulsioni della natura, alla vita, ad un erotismo crudele che si nutre di
corpi danzanti.
Poi la conclusione, la Resurrezione, una ventata d’arie fresca tra i capelli
e le luci poco alla volta si concentrano sull’unica danzatrice in scena, coi
capelli spettinati , abbandonata ad una nuova serenità, padrona del proprio
corpo e dell’Eros intrinseco ad esso. Un corpo nuovo, sopravvissuto.”Messiah
Game”, tra i più discussi spettacoli di questa edizione della Biennale,
presenta un Messia che sa essere padrone e schiavo, che si lascia guidare
dal “Game”, dalle regole del gioco, per un performance in cui
l’improvvisazione e la carica erotica di ogni danzatore può liberamente
esprimersi seppur coinvolta nelle dinamiche del gruppo.
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