MAREMETRAGGIO
Festival Nazionale de Cortometraggio

Trieste 4-9 Luglio 2001


a cura di Loris SERAFINO

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CHIARA CASELLI e LUCA MINIERO

BONSAI
di Filippo Clericuzio

“Credo, come molti altri cineasti, che il cortometraggio sia uno strumento decisivo per creare una nuova generazione di registi…Il corto rappresenta oggi un po’ quello che un tempo era il documentario, la forma di cinema sulla quale si sono formati tutti i più grandi registi della mia generazione: Antonioni, Zurlini, Maselli... io stesso” così ha esordito Gillo Pontecorvo, ospite di lusso nella serata di sabato 7 luglio in occasione della premiazione dei corti in concorso al festival MAREMETRAGGIO di Trieste, sintetizzando magnificamente il senso di una manifestazione che vuole porsi come avamposto sulle nuove realtà italiane e che pone tra i principali obbiettivi quello di dare visibilità ad un genere minore ed un po’ bistrattato. Giunto alla seconda edizione, il Festival ideato ed organizzato da Maddalena Mayneri ambisce a diventare, come ci tiene a precisare l’organizzatrice, una sorta di “Notte degli Oscar” del corto italiano, in virtù della sua formula di selezione che ammette in concorso soltanto opere che si siano distinte ed abbiano vinto premi in altre manifestazioni della penisola. In sostanza una occasione per vedere o rivedere il meglio del meglio del cinema corto in Italia oggi, almeno nelle intenzioni. E le proiezioni non hanno sicuramente deluso le aspettative del pubblico accorso numeroso, anche di quello più distratto e disposto a fare la fila per diversi minuti davanti al Cinema Ariston, l’arena delle proiezioni, più per la presenza di qualche ospite importante (molti dei quali VIP televisivi come Luana Colussi o Platinette), o perché attratto dal clima assai mondano che ha fatto da contorno alla manifestazione, che per una reale ed improvvisa infatuazione estiva per i corti.

C'erano alcune opere molto interessanti in gara, a cominciare dal vincitore dell’”Oscar” (e annesso premo di venti milioni di lire) ovvero BONSAI di Filippo Clericuzio in arte Ilabeka, (friulano di Latisana che ora vive a Parigi) una miniraccolta di cortissimi che utilizzando linguaggi diversi (tra cui possiamo ricordare lo stile videogame di «Shiva versus Cariddi», la pseudo-intervista di “Colomba”, la video-arte di “Scintille di passione”) costruisce con pochissimi mezzi produttivi un collage alternato di immagini tra l’ironico, il paradossale, il visionario e il minimale. Il premio per il miglior soggetto è andato al corto PICCOLE COSE DI VALORE NON QUANTIFICABILE di Paolo Genovese e Luca Miniero; il film che ha raccolto i maggiori consensi di pubblico è un dramma travestito da commedia surreale che narra la storia di una giovane che si presenta alla stazione dei carabinieri per denunciare il furto dei propri sogni, con un finale “shock” che però ne scardina il registro leggero aprendolo ad una tragica ed attuale realtà. Forse quello di Genovese e Miniero era il più meritevole dei film visti in concorso ma a suo sfavore ha probabilmente anche giocato una “gaffe” clamorosa della Mayneri che contravvenendo ad una regola fondamentale si è lasciata andare, microfono alla mano, ad uno sproloquio di osanna per il corto subito dopo la sua proiezione e a concorso non ancora terminato, mettendo così decisamente in imbarazzo la giuria (composta da Fabio Visca, Giorgio Basile, Paola Ermini, Silvio Danese, Massimo Costa, Jonis Bascir, Emilio Bonuzzi e dalla “monella” Anna Ammirati). Per un festival in cui ai registi selezionati veniva impedito di distribuire al pubblico del materiale promozionale relativo alle loro opere “per non influenzare il giudizio della giuria”, è sembrato uno scivolone di non poco conto.

Da segnalare, tra le altre opere, PULPUREO di Valentina Bersiga, basato su un recitativo tratto da «Pulp» di Charles Bukowsky e costruito su un’estetica di contaminazione tra cinema e videoclip; il divertentissimo UNO SU SEICENTO MILIONI di Maurizio Fei, tragicommedia sugli scherzi del calcolo delle probabilità e sulla mania per il Superenalotto; ALICE DALLE 4 ALLE 5 di Gionata Zarantonello, con Piera Degli Esposti nella parte di una madre ossessiva e Veronica Piras nel ruolo di figlia “a ore”…; il visionario e tecnicamente notevole AMAMI di Guglielmo Zanette, fiaba onirica girata in Friuli con un discreto budget; MONNALISA di Matteo Del Bò, prodotto dalla Scuola Nazionale di Cinema.

Il Premio Kodak per la miglior fotografia è andato a Luca Bigazzi per il corto PER SEMPRE di Chiara Caselli, la storia della fuga d’amore di due ragazzini di sei anni raccontata attraverso lo sguardo dei due protagonisti. Bigazzi è un tecnico di bravura indiscussa, ma con che logica assegnare a lui, in una manifestazione come questa, i 2500 metri di pellicola di premio piuttosto che a qualche bravo emergente? Piccoli misteri sotto le stelle della "Notte degli Oscar" di Trieste.


Loris SERAFINO