INCANTESIMO
TRIESTINO
Intervista a Luca Miniero regista,
insieme A Paolo Genovese, di
PICCOLE COSE DI VALORE NON QUANTIFICABILE
Per
qualche secondo il pubblico è ammutolito, poi è
scattato un applauso lungo e caloroso. Questo è
leffetto provocato dalla proiezione del corto PICCOLE
COSE DI VALORE NON QUANTIFICABILE di Luca Miniero e Paolo
Genovese. Tra le tante belle cose viste al Festival di
Trieste, lopera dei due giovani napoletani ha incantato
la platea, nel vero senso della parola.
Questa è la storia di una ragazza che si reca in
una stazione dei carabinieri per denunciare il furto dei
propri sogni. Si, proprio così. Con gli occhi lucidi
ed una recitazione sentita la giovane (interpretata da
Fabrizia Sacchi) inizia a descrivere le circostanze del
furto, difficilmente quantificabile, dei sogni depositati
fin da quando era ragazzina in una piccola parte del suo
cuore, dando il via ad un dialogo apertamente surreale,
in cui a tratti anche si ride soprattutto quando la cinepresa
passa sul maresciallo dei carabinieri (interpretato da
Gianni Ferri) intento a scrivere il verbale sul furto
con meticoloso mestiere e puntiglio burocratico ma anche
dimostrando una paterna comprensione per le
sorti della giovane. Cosi tra il serio e il faceto si
sviluppa il corto per quasi tutta la sua durata che è
di circa dieci minuti, fino ai pochi secondi di un finale
tanto inaspettato quanto chiarificatore. Perché
pochi secondi bastano ai due bravi autori per esaltare
le doti espressive di un genere che fa della sua brevità
il suo punto di forza e perché questo è
il lasso di tempo necessario al maresciallo per leggere
il verbale finale e per gettare luce su chi e come abbia
perpetrato con violenza il furto ai danni della ragazza,
realtà ancora più tragica perché
consumata allinterno delle mura domestiche.
Appostati
davanti allHotel Continental siamo riusciti ad incontrare
e ha fare una chiacchierata con uno dei due registi del
corto, Luca Miniero. Napoletano di 34 anni, di professione
pubblicitario, tre anni fa ha deciso di dedicarsi anche
al cinema, insieme al suo amico e collega Paolo Genovese
con cui ha ideato e realizzato tre corti e un lungometraggio.
Porta bene i suoi anni e dietro lo sguardo sicuro e latteggiamento
accomodante non riesce a camuffare quel pizzico di controllata
modestia di chi sa di aver realizzato unopera capace
di conquistare. Non eravamo interessati a realizzare
un film di denuncia su questo tipo di violenza, quanto
piuttosto mostrare un confronto, il contrasto tra il sogno
rappresentato da lei e la realtà rappresentata
dal maresciallo. Sarà, ma è altrettanto
vero che i due conoscono bene il mestiere di manipolare
le emozioni dello spettatore con il mezzo cinematografico.
Volevamo fare in modo che lo spettatore in un certo
senso si vergognasse, prima facendolo ridere e poi mettendolo
di fronte alla realtà, ma allo stesso tempo non
volevamo prenderlo in giro. Quando si crea un dialogo
con lo spettatore è giusto dare dei segnali affinché
esso sia in grado di presagire la conclusione del giallo.
E questo era il senso di alcuni passaggi della prima parte
del film, quella del dialogo tra i due nella stazione
dei carabinieri. Non volevamo che la gente se ne accorgesse
troppo facilmente e troppo presto però allo stesso
tempo eravamo intenzionati a dare delle indicazioni perché
ci interessava costruire una dialettica sottile tra il
film e chi lo guarda e quindi fare in modo che i segnali
non fossero né troppo coperti né troppo
scoperti o troppo sottili. Niente male per due registi
al loro terzo corto, e ora si profila davanti lesordio
con il lungometraggio dal titolo INCANTESIMO NAPOLETANO,
film appena presentato alle Giornate Professionali di
Cinema di Sorrento. Paolo e Luca hanno chiuso con i corti,
quindi? I corti ci piacciono e siamo consci delle
potenzialità espressive di questo genere, come
dimostra lalta qualità delle cose viste in
questa rassegna ma in Italia, a differenza di altri paesi
come la Francia, il corto non ha un mercato, è
visto più come una palestra, una possibilità
di prepararsi per poi passare al lungo e se il film che
abbiamo appena finito di girare andrà bene, girare
altri corti significherebbe togliere spazio e visibilità
ad altri autori emergenti. Che il ragazzo fosse
un tipo schietto lo si era capito fin da subito e non
si smentisce nemmeno quando gli chiediamo un commento
sui Festival in generale e su quello di Trieste in particolare.
Ci sono molte differenze tra Festival e Festival.
Ce ne sono di buoni e di meno buoni, per la qualità
delle cose che propongono e dellorganizzazione.
La vera distinzione è tra i festival che pongono
al centro il prodotto cinematografico ed altri che lo
trascurano dando maggiore spazio al glamour o a eventi
mediatici che hanno poco a che fare con il cinema e tanto
meno con quello dei corti. Trieste non mi ha dato, se
devo essere sincero, una bellissima impressione, ma è
anche vero che questo è un Festival che deve crescere,
e possiede una formula interessante che gli permette di
far vedere il meglio del corto italiano in circolazione.
Ci piacerebbe continuare a parlare per ore ma la serata
della premiazione incalza e Luca deve andare a prepararsi.
Una stretta di mano e ci congediamo dal giovane regista,
fermamente convinti però che Lui e Paolo non tarderanno
a regalarci altri incantesimi. Al cinema.
Loris SERAFINO
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