IL DESIDERIO DI RACCONTARE
intervista
a Chiara Caselli regista
del corto in concorso PER SEMPRE
A Trieste abbiamo avuto la possibilità di avvicinare
la giovane ma già affermata attrice che con con
grande disponibilità si è offerta di parlarci
dl suo primo cortometraggio PER SEMPRE, la piccola storia
d'amore di due ragazzini che decidono di fuggire insieme,
ma anche della sua esperienza dietro la macchina da presa
e dei prossimi impegni
KINEMATRIX:
Chiara, come è nata lidea di Per sempre?
CHIARA
CASELLI: "Lo spunto del film mi è venuto
leggendo qualche anno fa un trafiletto sul correre che
parlava di due bambini di sei anni che effettivamente
avevano fatto una fuga damore. Da li si è
sviluppata una storia e poi la sceneggiatura del film".
KMX:
E stato accolto molto bene?
CC:
"Sì, è stato molto amato. Ha avuto
diversi riconoscimenti, il Nastro dArgento, un premio
a New York, San Benedetto del Tronto, e adesso qui vediamo
come andrà. Sono molto soddisfatta del risultato
anche se ora non ce la faccio più a rivederlo,
vi trovo troppi difetti".
KMX:
Nel film i protagonisti sono i due bambini, ma è
tutta la storia che è raccontata attraverso gli
occhi dei giovani protagonisti. Nella scena finale i due
ragazzini si dichiarano amore eterno. Cosa ti interessava
esprimere con questa storia, forse raccontare una forma
di purezza di sentimenti che poi si finisce col perdere
crescendo?
CC:
"Diverse cose. Nella scena finale i bambini prima
si dicono ti amo e ridono perché è una cosa
che anno sentito alla televisione e mentre la dicono gli
viene da ridere. Quando però la bambina dice in
primo piano stretto io ti amerò per sempre
non lo dice ridendo. Volevo far dire ad un attore una
frase così assurda e meravigliosa allo stesso tempo
come io ti amerò per sempre, e solo
facendola dire da un bambino mi sembrava che fosse in
un certo senso assoluta. Non è che
crescendo la qualità di certi sentimenti sia meno
pura, ma si impara, per fortuna o per sfortuna, a relativizzare
il sentimento amoroso che però vive anche di assoluto.
Il ti amerò per sempre che può
dire un adulto può essere altrettanto sincero ma
è comunque sempre conscio della finitezza del sentimento
e quindi non possiede le stesse valenze di quando questa
frase viene pronunciata da un bambino. Ma poi volevo anche
sperimentare la paura come la senti a quelletà,
una paura cieca, assoluta, come nella scena in cui il
bambino cerca di attraversare la strada o quando si perde
nel bosco".
KMX:
E stato difficile lavorare con i bambini?
CC:
"Al contrario è stato bellissimo. La cosa
difficile è stata fare il casting, che ho cominciato
prima di ancora di avere la certezza sulla produzione.
Ho iniziato tre mesi prima di girare perché non
appena la produzione ci avesse dato il suo ok volevo essere
sicura di avere il cast giusto. Ho cercato parecchi, nelle
agenzie, nelle scuole tra amici e conoscenti. Lavorare
con i bambini è un piacere immenso. La cosa importante
era riuscire a trovare le facce giuste, quelle adatte
al ruolo, senza le quali non se ne sarebbe fatto nulla".
KMX:
Dopo diversi anni da attrice hai deciso di passare dietro
la macchina da presa, parlaci di questa esperienza?
CC:
"La voglia di passare alla regia è nata anni
fa, un poco alla volta, perché sentivo il bisogno
di raccontare una mia storia, di dare una forma al mio
sguardo e raccontare da un altro punto di vista che non
sia quello dellattore, che racconta un personaggio
non suo e lo fa con il proprio corpo. Sentivo la necessità
di raccontare in modo più compiuto e la via naturale,
dopo dieci anni di cinema e era ovviamente di passare
alla regia.
Quali sono state le difficoltà maggiori che hai
incontrato nel nuovo ruolo".
La
cosa più difficile è imparare a gestire
la rete complicata di rapporti umani. Un film è
fondamentalmente unopera collettiva che mette in
forma lidea di una persona che è il regista,
il quale però necessita di tutta una sere di collaboratori.
E forse la cosa più difficile inizialmente è
fare in modo che i miei collaboratori facessero quello
che volevo ma si sentissero stimolati. Anche se devo dire
che le persone con cui ho lavorato sono state tutte meravigliose
e comunque persone che già conoscevo o con cui
avevo lavorato in precedenza, da Gianni Silvestri lo scenografo,
che è un mio caro amico, alla costumista Antonella
Cannarozzi con cui avevo già lavorato ad un film
qualche anno fa, a Bigazzi e così via. Tutte persone
che sono riuscita a convincere e con cui ho lavorato bene
anche perché le conoscevo già".
KMX:
Eri esigente nei confronti dei tuoi collaboratori sul
set?
CC:
"Sicuramente non avevo un atteggiamento tirannico.
La mia idea, e almeno ci proverò nel mio prossimo
lavoro, e di riuscire a tirare fuori il meglio dai miei
collaboratori trattandoli così come io vorrei essere
trattata. Io nelle mie esperienze da attrice ho bisogno
di una certa libertà espressiva, ma anche della
stima del regista e della sua curiosità nei miei
confronti e in ciò che posso proporre, e reciprocamente
ho bisogno di stimarlo. Rispetto e stima reciproca quindi.
Mettendomi dallaltra parte mi piacerebbe avere con
i miei collaboratori quel tipo di rapporto che io vorrei
avere con il mio regista".
KMX:
E dopo il corto, un lungo?
CC:
"Lidea è quella, ho iniziato a scrivere
il trattamento per un lungometraggio. Ma non intendo dedicarmi
solo alla regia. Amo molto recitare e intendo continuare
a farlo. Ho appena finito di recitare in un film per la
televisione, girato questo inverno proprio qui a Trieste
e in Croazia e ho partecipato allultimo film di
Liliana Cavani, regista che stimo tantissimo e con cui
avevo già girato DOVE SEI, IO SONO QUI sette anni
fa. Il film si intitola IL GIOCO DI MISTER RIPLEY, ed
è incentrato sul personaggio ideato della Highsmith
e da cui avevano gia tratto il film di Minghella. Sul
set ho avuto occasione di incontrare e conoscere John
Malkovich, un attore straordinario che nel film fa proprio
la parte di Ripley. Recitare mi piace ancora molto e quindi
lidea è quella di dedicarmi sia alla recitazione
che alla regia".
KMX:
Anche regista di te stessa?
CC:
"No quello no, perché oltre ad essere una
cosa anche fisicamente dura, io voglio fare regia per
guardare, raccontare il mio sguardo su altro e non su
di me, quindi quello lo escludo".
KMX:
Qui a Trieste sei in concorso con tanti giovai e bravi
registi, molti dei quali esordienti. Tu che lavori ormai
da molti anni nel cinema da attrice e conosci bene questo
ambiente, che consiglio daresti ad un giovane che anche
con pochi mezzi decide ora di provare a fare cinema in
Italia.
CC:
"Non ho consigli da dare, casomai ho scambi da fare
con gli altri. Comunque penso che sia un buon momento
questo per un giovane che vuole iniziare a fare del cinema.
Sto osservando una nuova generazione di produttori, nuova
non esclusivamente in senso anagrafico ma culturalmente,
colti senza essere arroganti e che amano veramente il
cinema. Un giovane regista solo pochi anni fa avrebbe
fatto fatica a trovare qualche produttore che oltre a
possedere capacità imprenditoriali avesse dimostrato
anche una sintonia culturale e di linguaggio. Adesso ce
ne sono cinque o sei con cui si può avere un dialogo
piacevole e costruttivo".
KMX:
Unultima domanda. Per Chiara Caselli i premi nei
Festival sono importanti?
CC:
"Sono molto piacevoli e ti gratificano. La gratificazione
non è mica un meccanismo riprovevole. Una certa
dose di insicurezza in questo lavoro cè sempre
e quindi un premio a qualunque livello di carriera può
infondere fiducia e dare coraggio per andare avanti. Quindi,
ben vengano".
Loris SERAFINO
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