NI NEI PIEN CHI TIEN
(What time is it there? / Et la`-bas, quelle heure est-il?)
di Tsai Ming-Liang (2001)
Gia` passato a Cannes qualche mese fa,
l'ultimo film del regista di THE HOLE colpisce soprattutto per il
ritmo: lento, cadenzato, preciso e inesorabile, dato da inquadrature
rigorosamente fisse. Il tempo, del resto, e` il padrone di casa
e il tema centrale del film, a partire dal titolo.
Hsiao-Kang vende orologi da polso su un cavalcavia di Taipei; un
giorno la bella Shiang-chi lo induce a vendergli proprio il suo.
"Ti portera` sfortuna, proprio stamattina e` morto mio padre"
e` l'oscuro presagio formulato dal giovane. Lo stesso, Shiang-chi
parte per una vacanza a Parigi con il suo nuovo orologio. Forse
qualcosa di mistico accade; sta di fatto che l'ossessione dell'orario
di Parigi, sette ore indietro rispetto a Taiwan, inizia a perseguitare
Hsiao-Kang.
Il giovane sviluppa la mania di portare all'ora parigina tutti gli
orologi che gli capitano a tiro. Sta cercando forse sollievo dall'altra
ossessione, coltivata dalla madre dopo la morte del marito, o forse
si e` innamorato fulmineamente della giovane che non vedra` mai
piu`; non lo sappiamo. Le tre storie (il venditore, la madre, la
ragazza) vanno avanti praticamente senza dialoghi: a parlare sono
le immagini e le azioni.
Senza fretta, con vera orientale calma e pudore. Cosi` questo film
va visto, un film dal quale la bellezza emerge ad ogni passo. Dice
il direttore della fotografia, Benoit Delhomme, che Tsai Ming-Liang
ha una venerazione praticamente religiosa per l'inquadratura. Si
vede. Ogni singolo stacco e` un quadro; vi sono di solito piu` piani
d'azione, piu` colori che distinguono gli ambienti; la profondita`
di campo sapientemente dosata riesce ad attrarre la nostra attenzione
sul soggetto,
senza forzare lo sguardo in alcun modo. Siamo messi in grado di
apprezzare le immagini poco a poco, muovendo il focus da un particolare
all'altro.
Gli attori sono eccellenti, soprattutto la madre. Le storie si sviluppano
in maniera praticamente impalpabile eppure cronometrica; scandito
dai numerosissimi orologi, il film dipana le ossessioni dei protagonisti
fino a un curioso "stretto" sessuale a venti minuti dalla
fine, e ci lascia poi con un finale enigmatico. Qualcuno di loro
avra` risolto i propri problemi? Francamente non si sa. Ma ci va
bene lo stesso.
Una nota negativa e` data dall'omaggio smaccato, al limite della
piaggeria, verso Truffaut: nel film vi sono prima un lungo inserto
de I QUATTROCENTO COLPI e poi un cameo piuttosto inutile di Jean-Pierre
Leaud. Non e` forse del tutto avventata la critica che sull'ultimo
Cineforum viene rivolta al rampante metodo di produzione dei Francesi:
i quali aiutano le cinematografie minori o in via di sviluppo in
maniera cosi` invasiva da fare qua e la` assomigliare film tailandesi
o cinesi a cinema loro. Mi auguro che questo della "globalizzazione
francese del cinema" sia un timore infondato.
NI NEI PIEN CHI TIEN e` decisamente un prodotto da festival, talmente
stilizzato che non lo andra` a vedere nessuno. Ed e` allo stesso
tempo anche un grande film, che potremo apprezzare solo al prezzo
di cambiare il ritmo del nostro orologio... cio` che lo stesso protagonista
sembra suggerirci quando (scena di grande comicita`, e non e` l'unica)
usa un'antenna televisiva per spostare le lancette dell'enorme orologio
di un palazzo di Taipei sette ore indietro.
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