recensione di GABRIELE FRANCIONI
Il tema della
violenza repressa come scatto finale di un mancato processo di elaborazione
del rapporto di coppia, inteso come sofferta opposizione
di aree emotive o bianche o nere, torna spesso a segnare drammaticamente
le pellicole incentrate sulla matrice universale dei drammi
privati. La tendenza alla rimozione del dolore intesa come
capacità di produrre un vuoto nell'anima, genera esiti inattesi
per lo spettatore occidentale medio, sia da un punto di vista etico-filosofico,
che sotto l'aspetto eminentemente estetico, nel senso di
contrapporre involontariamente premesse narrative e sviluppi
a-logici secondo uno schema ricorrente, basato su presentazione
di caratteri e tipi passivi da una parte, e personalità dominanti
dall'altra, laddove non avviene mai l'innesco dello scontro tra
le due tipologie umane. Il marito inetto preferisce non vedere
e assiste inerme al crollo del teatrino familiare delle false certezze,
collezionando un rosario di allucinanti frustrazioni e violenze
subite dalla moglie in carriera, più giovane e bella, che saltella
tra ufficio, bebè e appartamento dell'amante-web. Nulla accade se
non sotto la superficie. L'ambientazione claustrale, tra ballatoi
disegnati dalla freddezza dei neon, uffici-loculo, trilocali voglio-ma-non-posso
dentro residence piccolo-borghesi [il film è girato quasi tutto
in interni], è il compendio a un trattamento chiuso della
materia narrativa. Lo sguardo del regista si muove come un intruso
entro questi spazi, macchina a mano e, talvolta, occhio dogmatico,
affidando ad essi, e qui sta il maggior pregio del suo lavoro, il
ruolo di veri protagonisti. Stupenda, a questo proposito, l'intera
sequenza del ritorno a casa dopo l'assassinio della moglie: l'accecante
evidenza del dramma consumato, sta tutta nei dettagli dell'arredo,
ancor più grigio e privato di luce, nella m.d.p. posta a livello
del pavimento, intenta a riempirsi del vuoto che è stato
prodotto dalla nuova assenza di una persona. E, come abiamo anticipato,
il finale che rimanda ad altri analoghi momenti, già visti, ad esempio,
in PLUM BLOSSOM
o in A LINGERING FACE.
Tra i migliori dell'intera rassegna.
voto:
27/30
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