39.mo international film festival
Rotterdam, 27 gennaio / 01 febbraio 2010

 

IN QUESTA EDIZIONE

 

di  Marco GROSOLI

- "after victory"

- RECENSIONI

- PREMI

C’è Cannes, c’è Venezia, c’è (?) Berlino. E poi c’è Rotterdam. Il Festival olandese, alla trentanovesima edizione, si conferma ormai un modello assoluto di eccellenza per ogni Festival internazionale di caratura, diciamo così, “metropolitana”. Non per caso, all’inizio di marzo Rotterdam avrà un’appendice importante: nientemeno che New York, dove la BAMcinématek riproporrà alcuni dei film in programma.

Qualcosa come ventiquattro sale sparse per la città ospiteranno dal 27 Gennaio (quando Paju della coreana Park Chan-Ok aprirà le danze) al 7 Febbraio 2010 pellicole sull’ordine delle centinaia; nel 2008, per dire, c’erano 780 tra lungometraggi, cortometraggi e opere di videoarte (campo, questo, cui il festival olandese riserva sempre una particolare attenzione). In questa smisurata selezione, che geograficamente spazia a 360° su ogni angolo del globo, è il cinema più “indipendente, innovativo e sperimentale”, come si propone a chiare lettere il festival, a farla da padrone. A cominciare dal concorso (i Tiger Awards), che a sua volta è parte di un più ampio calderone di nuovi talenti (Bright Future), spesso da tenere d’occhio. Ma c’è anche Spectrum, una sezione che ospita autori già stabilmente affermati, con film che magari sono rimasti ai margini del circuito festivaliero maggiore di quell’anno; anche qui, le sorprese gradite sono sempre dietro l’angolo. Quest’anno sembra imperdibile anche Signals, la parte del festival che raccoglie cicli più ristretti ed estemporanei: c’è molto Giappone, con gli omaggi a Sai Yoichi e a Yoshishige Yoshida (quest’ultimo uno dei protagonisti della New Wave degli anni 60, uno dei più vertiginosi figurativamente e pittoricamente) – ma c’è soprattutto After Victory, ciclo di 16 film di e sulla guerra, curato dall’ottimo Olaf Moller. Senza dimenticare “Where is Africa?”, una panoramica su un’area recentemente non troppo battuta dai festival: il cinema indipendente africano.

In ogni caso, tutto questo ben di Dio sugli schermi è solo un ingranaggio di quella fenomenale macchina che si attiva ogni inverno ai bordi (ventosi) dell’oceano. Perché tutt’intorno c’è uno dei più vitali spazi produttivi e distributivi del mondo del cinema (soprattutto di quella cosa che si continua a chiamare “world cinema”), uno spazio quanto mai attivo e fertile di incroci e affari. E questo grazie a organismi come il Cinemart, un canale privilegiato attraverso cui un numero selezionato di registi e/o produttori è messo a contatto con una rete importante di possibili co-finanziatori dei loro progetti. O grazie all’Hubert Bals Fund, attraverso cui è il festival stesso a ospitare una preziosa fonte di finanziamento per talenti indipendenti, magari provenienti da nazioni economicamente non comodissime. Talenti che poi spesso, nel giro di qualche anno o addirittura mese, approdano ai grandi festival, o anche ai grandissimi – e che nel frattempo si possono pregustare sul canale Youtube del Festival.

Tanto per dare un esempio di quanto il festival sia concretamente attivo nel sostegno del cinema indipendente, quest’anno è nato Cinema Reloaded, un’iniziativa attraverso cui ad alcuni progetti speciali (per ora tre: quelli di Alexis Dos Santos, Ho Yuhang, Pipilotti Rist) viene offerta la possibilità di ricevere finanziamenti direttamente dal (potenziale) pubblico. In altre parole: chiunque può contribuire con una somma a piacere al finanziamento di un progetto, del quale sarà a tutti gli effetti un co-produttore. Basta versare il proprio obolo qui.

Insomma: l’International Film Festival Rotterdam è una delle istituzioni più mastodontiche e vitali del cinema contemporaneo. E anche quest’anno sarà possibile seguirlo su Kinematrix.

SITO UFFICIALE

 

39.mo international film festival
Rotterdam, 27 gen / 07 febbraio 2010