vai al 08-08-2001
09-08-2001

LE LAIT DE LA TENDRESSE HUMANE
Recensione di Sandra Salvato
Prima gli alloggi provvisori, poi le case popolari e i quartieri difficili. La dimensione scenica della Cabrera diviene un deja vu anche nell'ultimo sforzo intitolato Le lait de la tendresse humane . La location dunque è sempre la stessa, un condominio a più piani di una non meglio specificata cittadina francese. Saliamo il silenzio delle scale e il dileguarsi dei coinquilini, quindi facciamo ingresso nella vita e ficchiamo il naso in quella di Christelle. Presa dal panico per la recente maternità - la terza a dire il vero -.la giovane donna fugge lontano da se stessa e molto vicino dai propri cari. L'onda d'urto si propaga velocemente investendo il privato degli abitanti la casa del piano superiore che impotenti annegheranno in parole di vano conforto. Ma Christelle ha tutto il tempo di regredire, di riprendersi se stessa e poi ancora di scivolare di nuovo nello smarrimento. Rimane, nemmeno troppo sullo sfondo, questa inerme figura maschile, risolta - e non è poco - nella realtà matrimoniale e genitoriale. E con lui rimane l'attesa della moglie scomparsa, la metafora parentale con padre e madre persi in un pragmatico e sconsolato senso dell'universo emozionale, lo spopolamento dei valori e la messa in crisi delle coppie di fatto. Tutti hanno qualcosa da difendere o da riprendersi, ma prima devono passare dalla terra di mezzo, la zona di ascetismo individuale bastante a se stessa e indifferente al mondo circostante. Non si perde l'amore per strada ma si ha bisogno di tempo per comprenderlo e restituirlo con gli interessi, per essere più forti e capire le proprie debolezze. Quelle del film convogliano in un solipsismo di base che condiziona la storia e la rende claustrofobica e a tratti noiosa. Basta guardare la prima mezz'ora per inventarci il prosieguo. Niente da dire sull'interpretazione di Dominique Blanche e di Sergi Lopez ( Una relazione privata), ma rimetto al doppiatore l'impegno artistico della Bruni Tedeschi…un po' come al tempo della Cardinale. Solo Luchino Visconti la pretese fonicamente al naturelle ed ebbe- eccezione d'autore - ragione da vendere. Ma era Visconti. In un incontro tra favola e racconto, realismo e metafora scelgo il binomio parlato - poco sentito.
Voto: 23/30

Powered by