UDINE FAR EAST FILM 9

 

20/28:04:2007

UDINE

di Riccardo FASSONE

 

The Unseeable
di Wisit Sasanatieng

Tailandia 2006, 97'



Wisit Sasanatieng non è nuovo alle partecipazioni ai festival, dal momento che il suo primo film, LE LACRIME DELLA TIGRE NERA, ha partecipato nel 2001 alla sezione Un Certain Regard di Cannes (e, cosa sorprendente, è uscito al cinema anche da noi - la recensione è nell'archivio, n.d.r.). THE UNSEEABLE è il terzo film del regista tailandese e conferma la predilezione dell’autore per le atmosfere da melò e per la rivisitazione del passato prossimo della Tailandia. Siamo negli anni Cinquanta del secolo scorso; una giovane incinta in cerca del marito chiede ospitalità in una grande casa di campagna. La villa, ovviamente infestata dai fantasmi, è di proprietà della misteriosa Madame Ranjuan, che vive segregata in una dependance e sembra custodire terribili segreti. Sasanatieng gira un discreto film gotico che vive dell’atmosfera sospesa e della straniante ambientazione subtropicale e dimostra una certa solidità nella gestione dei tempi narrativi del genere; gli attori sono bravi e la storia, pur citando a piene mani THE OTHERS, diverte. Il tutto è forse troppo stilizzato e l’alterigia di almeno due personaggi rischia di diventare grottesca, ma al di là di qualche finestra che sbatte e di un paio di citazioni anche troppo scoperte, il meccanismo orrorifico di THE UNSEEABLE funziona senza intoppi. Ovviamente il finale a sorpresa è tutt’altro che a sorpresa, ma l’intreccio della ghost story è ben congeniato e tanto basta. 25/30


Roommates
di Kim Eun-kyung
Corea 2006, 92'

 


 

Il titolo originale dell’esordio della giovane regista coreana Kim Eun-kyung è D-DAY e, visto il film, la trasposizione nel più didascalico ROOMMATES è un colpo basso al senso dell’opera. Per le protagoniste di questo interessantissimo film il giorno del test d’ammissione all’università è a tutti gli effetti un D-Day. In quel giorno si decide il loro destino: pezzi funzionanti di una società funzionante (e, a quanto pare, un po’ sclerotica) o schegge impazzite? ROOMMATES racconta di un collegio nel quale si preparano le ragazze ad affrontare il proprio D-Day; tutte in divisa, sveglia alle sei e studio fino alle sette di sera. Poi aggressioni, torture e suicidi fino allo spegnimento delle luci. Il ritratto impietoso della Corea iperproduttiva e competitiva fornito da Kim Eun-kyung sfiora la messa in scena della paranoia sociale di BATTLE ROYALE, ma la spoglia di ogni orpello fantascientifico. Nel terribile collegio tutto è asettico, progettato per esaltare la competitività e l’abnegazione a scapito dei rapporti umani che, inevitabilmente, diventano conflittuali fino al parossismo. ROOMMATES ha un sano look indie e un’attenzione ai dettagli estetici e fotografici non comune in un esordio ma, soprattutto, è un horror che si riappropria della funzione di commento sociale tanto cara al genere per dipingere uno scenario inquietante che sublima in un finale scurissimo. 28/30


The Slit-Mouthed Woman
di Shiraishi Kojì
Giappone 2007, 90'

 


La tradizione del J-Horror e in parte del kaidan eiga, il film horror giapponese classico, vuole che il fantasma uccida tramite la sua stessa presenza, senza entrare in contatto fisico con la propria vittima. Insomma, si muore di paura prima ancora che l’ectoplasma inquieto si avvicini. THE SLIT-MOUTHED WOMAN, nuovo film di Shiraishi Koji, giovane regista che alterna film per il cinema a Original Video, ribalta con un certo senso dell’ironia questo paradigma. La donna dalla bocca tagliata è una stangona con l’impermeabile che, mascherina calata per celare il sorriso non proprio piacevole, rapisce i bambini, li picchia e li sottopone tramite forbici alla sua stessa sorte. Metafora nemmeno troppo velata dell’abuso sui minori, a cui si fa spesso riferimento, il film funziona meglio come slasher puro che come monito sociale; il mostro evocato da Shiraishi Koji, a metà tra presenza sovrannaturale e serial killer in carne e ossa, sembra un Michael Myers giusto un po’ meno reattivo e, cosa strana per un film giapponese, mena calci e pugni a destra e a manca. Il film è veloce e divertente, ha momenti grotteschi, soprattutto nel finale, che dimostrano una sana irriverenza nei confronti delle regole dell’horror e un po’ di vivace scorrettezza politica. Non sarà la nuova corrente del J-Horror, ma THE SLIT MOUTHED WOMAN è ottimo intrattenimento. 27/30
 

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