UDINE FAR EAST FILM 9

 

20/28:04:2007

UDINE

di Riccardo FASSONE

 

Sukob
di Chito Roño

Filippine 2006, 100'

 


 

Una terribile maledizione si abbatte sui matrimoni di due coppie legate da un segreto. I giovani sposi sono perseguitati da uno strano essere in abito nuziale che sembra portare con sé tragedie di ogni genere. Cattolicesimo e strane superstizioni si uniscono nel nuovo film del veterano Chito Roño, che torna all’horror dopo FENG SHUI e sceglie per protagonista la superstar Kris Aquino, astro nascente dello stardom filippino. Roño ce la mette tutta per produrre un film che possa competere con i più recenti j-horror, genere al quale il regista sembra fare riferimento, e paradossalmente riesce ad accostarsi ai propri numi tutelari unicamente per quanto riguarda la confezione. SUKOB non è infatti un film particolarmente cheap né sembra volersi gloriare di un look da b-movie, ma punta direttamente al cinema mainstream con attori di richiamo e la necessaria dose di patinatura. La storia, al contrario, è confusa e raffazzonata e l’impressione generale è che si sopperisca all’assenza di un filo narrativo con le tradizionali finestre che sbattono. Insomma, SUKOB non ha le caratteristiche adatte per diventare un film di culto per gli amanti del weird né, a maggior ragione, costituisce una scoperta per gli appassionati di horror. 17/30
 


Chermin
di Zarina Abdullah

Malaysia 2006, 98'

 


Si diceva che CHERMIN, esordio alla regia della malese Zarina Abdullah, fosse una sorta di remake de L’ESORCISTA, con un dijin a sostituire satana e riti di origine islamica officiati alla giovane posseduta. Niente di più falso. Il film della Abdullah è una specie di melodramma horror in cui una giovane, in seguito a un incidente, stabilisce un contatto con la matrigna defunta, divenuta spirito malvagio in cerca di vendetta. Tra CGI primitiva e recitazione grottesca, CHERMIN non fa nulla per smentire l’idea che generalmente si ha del cinema malese; l’aspetto generale è povero e la regia poco incisiva. Il film si trascina dunque fino all’inevitabile esorcismo finale in cui un letto inondato di sangue e un paio di comparse sgomente mimano il climax dell’angoscia (non) costruita lungo tutta la pellicola. Il catalogo del Festival parla di “ricercate soluzioni formali, sapientemente giocate su soggettive o costruzioni in piano sequenza”. Ci si chiede che film abbiano visto. 10/30
 

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