UDINE FAR EAST FILM 9

 

20/28:04:2007

UDINE

di Riccardo FASSONE


Arch Angels
di Issei Oda
Giappone 2006, 92'

 


Debutto da regista del tecnico di effetti speciali Oda Issei, ARCH ANGELS è un film indipendente piuttosto bizzarro che pesca ampiamente dall’immaginario manga tanto dal punto di vista della strategia narrativa quanto da quello dell’estetica. Tre ragazze del proletariato suburbano si ritrovano, per ragioni diverse, a studiare in una scuola per educande situata in un imponente palazzo in stile europeo. Le tre continuano ad apprezzare il pollo in scatola e gli spaghetti liofilizzati, ma visto il salto di classe non possono darlo a vedere e consumano tra loro i propri guilty pleasures (purtroppo solo di natura gastronomica). Quando una assurda banda di terroristi italiani prende di mira la scuola, saranno proprio le tre middle class girls a risolvere la situazione. In un tripudio di computer grafica e blue screen, a tratti lodevole a tratti raffazzonato, il giovane Oda Issei si diverte a coprire le lacune della storia attraverso l’accumulo di stranezze. Il gioco funziona per la prima parte del film ma si rompe verso il finale, quando un combattimento in pieno stile MATRIX prende più tempo del dovuto e diluisce le dinamiche della storia. Colpisce, più per veemenza che per compiutezza, l’estetica a metà tra un video di Gwen Stefani e un raduno di cosplayer, calata in un’ambientazione da vecchia Europa ipercolorata e fracassona, ma il film, alla fine, si rivela poca cosa. Sarebbe stato un bel corto, è un film mediocre, salvato in corner da una weirdness talmente appassionata da risultare quasi efficace. 24/30
 

 

200 Pounds Beauty
di Kim Yong-hwa
Corea 2006, 116' min




Una delle commedie coreane più amate in patria la scorsa stagione, 200 POUNDS BEAUTY è un racconto che non tradisce in alcun modo la propria “orientalità” (sulla valenza di questo termine, comunque, sarebbe opportuno fare dei discrimini), ma si conforma agli standard tematici della commedia occidentale, che costruisce tensione comica sulla dinamica singolo/gruppo e sulla necessità di ricomporre questa scissione. Hanna è una donna piena di spirito e altrettanto dotata di adipe che lavora come ghost singer per la superstar del tutto priva di talento Ammy. Hanna è innamorata del manager di Ammy e decide di sottoporsi a un intervento di chirurgia plastica totale per riuscire finalmente a conquistarlo. Da quel momento diventa un’altra persona: bellissima e talentuosa, può sostituire in tutto Ammy, dimenticata dal pubblico. Il film è divertente e, come sottolinea giustamente Darcy Paquet nel suo intervento sul catalogo del festival, la pretesa di commento sociale è troppo sottile per poter aspirare a qualche rilevanza. Per questo 200 POUNDS BEAUTY funziona meglio se lo si prende per quello che è: un film popolare discretamente riuscito e docilmente assoggettato a dinamiche di genere ormai universali. Ovvio, il finale è melenso, l’amore impossibile e la morale è che anche da grassi si può essere apprezzati dal prossimo. Il politically uncorrect non sta di casa qui, ma a un film che vende sei milioni e mezzo di biglietti in patria non si può chiedere anche la sottigliezza. 25/30
 

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