un
certain regard
mister
lonely
di Harmony Korine
Francia 2007, 111'

Leggiadro, ingenuo, incosciente, involontario e abissale tour de force
teorico è Mister Lonely di
Harmony Korine, geniale parabola sulla doppia morte della natura. E
dello spettacolo. Un gruppo di sosia (c’è quello di Michael Jackson, quello
di Charlie Chaplin, quello di Marilyn, quello di Abramo Lincoln…) si
riunisce in un castello scozzese in una utopica comunità di freaks,
in cui ciascuno è libero di essere non se stesso ma un altro, grazie allo
sguardo accondiscendente e reciproco degli altri. Purtroppo però,
un’epidemia stermina i montoni che provvedevano a sostenere finanziariamente
la comunità, che non riuscirà a racimolare i soldi nemmeno con lo show
business. Col suo stile sregolato e sapientemente analfabeta, gioioso e
malinconico, documentaristico per pura e sovrana incuria (un po’ alla Miike
Takashi) con squarci candidamente veterogodardiani, Korine rende tutto lo
spaesamento del non poter essere né reali né artificiali, incarnato al
meglio dal sensazionale carrello avanti e indietro, senza stacchi (il
palindromo prediletto da Guy Debord), su una fila di uova su cui sono
dipinti i sosia protagonisti, che nel movimento di ritorno della macchina
diventano i “veri” personaggi. Perché, come conferma l’allucinante subplot
in cui un missionario (interpretato da Werner Herzog) parte per il Vaticano
insieme a un gruppo di suore volanti, i miracoli (compreso quello
dell’essere) si subiscono ma non possono venire istituzionalizzati: qui sta
lo scoglio inaffrontabile del vivere contemporaneo. 25/30
QUINZAINE DES RéALISATEURS
Avant
que J’oublie
di Jacques Nolot
Francia 2007, 108'

In un qualche modo, il regista e attore francese Jacques Nolot
avverte questa impasse, ma tenta, per fiero orgoglio di
sopravvivenza, di nascondersela. Il suo
Avant que J’oublie, alla
Quinzaine, è un autoritratto mascherato (il suo personaggio, da lui stesso
interpretato, si chiama Pierre) di omosessuale quasi sessantenne alle prese
con la morte della persona amata, l’AIDS, la vecchiaia, lo psicanalista, le
marchette, un testamento milionario sfuggito tra le mani… Un po’ come nel
finale, in cui si traveste da donna al Pigalle, Pierre vive i suoi ultimi
giorni con una rassegnata e olimpica indifferenza, vestendo con una dolorosa
serenità quasi zen le piccole negatività cui si riduce la sua vita (ma anche
quelle grandi: l’AIDS viene fuori a metà film sul lettino dello psicanalista
come fosse un raffreddore). Nolot raggiunge una curiosa sincerità non
rappresentandosi “per come è”, ma spersonalizzando il suo simulacro,
devitalizzando il falso. Solo perché Pierre è spettatore malinconico di
Pierre stesso, solo perchè Pierre è travestito da Pierre capiamo
(trasalendo) che Jacques (Nolot) travestendosi da Pierre smaschera la
tendenza di Jacques a travestirsi da Jacques. Una vertigine alla Yukio
Mishima che del giapponese non ha la stessa folgorante potenza di scrittura,
ma in compenso ha una strana compassata ironia, che travolge come un rullo
compressore ogni emozione e ogni increspatura drammatica, raggiungendo una
tersa uniformità tonale che è splendida incarnazione del duro peso degli
anni. 26/30
un
certain regard
mang
shan
blind
mountain
di Li Yang
Hong Kong 2007, 95'
Magari si prendesse questa libertà Lola Doillon, che trascura non si sa bene
perché l’enorme potere contrattuale che gli viene dall’essere figlia di papà
(del grande Jacques Doillon) e si irreggimenta firmando una commediola
adolescenziale come un milione di altre senza la minima ombra di un sussulto
interessante. Sempre per “Un Certain Regard”, invece, Li Yang firma
il più che interessante Blind
Mountain, in cui una giovane cinese viene truffata e rapita da una
famiglia di contadini per darla in sposa all’orribile figlio. Li Yang sa
mescolare senso sintetico dell’azione alle allusioni descrittive
dell’ambiente (una certa Cina vetero-rurale), sa mascherare il didascalismo
di fondo dipingendo un quadro d’insieme sufficientemente frastagliato e
mosso da un ritmo abbastanza vivo. E sa maneggiare un inferno come quello
vissuto dalla protagonista senza cadere nel patetico. Piuttosto, fa capolino
tra le pieghe del racconto il didattico. Per certi versi viene in mente De
Seta, che però rimane decisamente superiore, e più coraggioso. 23/30
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- 21 maggio ::: |