festival DI CANNES

 

16/27:05:2007

CANNES

di Marco GROSOLI

 

un certain regard

Le Voyage du Ballon Rouge

THE FLIGHT OF THE RED BALOON

di Hou Hsiao Hsien

Francia/Taiwan 2007, 100'

 

 

Sulla carta, il progetto iniziale di Le Voyage du Ballon Rouge era rischiosissimo, improbabilissimo, ma il grande maestro taiwanese Hou Hsiao-Hsien ha fortunatamente ribaltato i pronostici. Hou ha girato “in trasferta” a Parigi con Juliette Binoche (!) un omaggio a Le Ballon Rouge di Lamorisse, che i più ricorderanno per essere comparso nel capitale saggio “Montaggio Proibito” di André Bazin. Il quale postulava che il trucco cinematografico, per esempio in questo caso un palloncino che vola con traiettorie tutte sue, necessita della ripresa in continuità, senza tagli di montaggio, per funzionare appieno – perché l’efficacia drammatica in questione punta sulla compresenza spaziale degli elementi coinvolti: i personaggi, il palloncino eccetera. Ebbene, in questo meraviglioso Le Voyage du Ballon Rouge l’ordinario altalenarsi quotidiano tra il riso e il pianto (sintetizzato nel quadro finale contemplato dalla scolaresca) viene talvolta interrotto da un misterioso palloncino che segue i protagonisti, ovvero la Binoche (insegnante di teatro di marionette), il figlio e la giovane babysitter cinese. Puntualmente svelato dalla ripresa con una videocamerina da uno dei personaggi (è un omino verde pronto per la cancellazione digitale a condurlo con un asta), il palloncino rosso ripreso senza stacchi di montaggio ci suggerisce che il vero trucco è la realtà stessa, pedinata da vicino da Hou, assai spesso senza stacchi di montaggio, con continui, fluidi e ipnotici movimenti di macchina che captano, anticipano, inseguono e fiutano ogni minima variazione del reale, fino a farcene avvertire tutta l’aerea inconsistenza. Alle prese con la materia fluida del tempo, la realtà si rivela un riflesso evanescente (il film calca continuamente la mano sulle superfici riflettenti, non specchi ma vetri, oggetti traslucidi e simili), e lo scorrere indisturbato del tempo si incrina solo quando viene investito da un tenue, fuggevole anch’esso sospetto di quale sia la propria vera natura: per esempio davanti (e dietro) gli spettacoli di marionette in cui Hou galleggia più volte con la sua macchina da presa. 30 e lode

 

 

in concorso

izgnanie

the banishment

di Andreï Zviyagintsyev

Russia 2007, 150'

 

 

Sublime leggerezza che nessun bisogno ha della solenne pesantezza, gonfia e presuntuosa oltre ogni dire, del russo Zviyagintsyev, qui con The Bannishment (dopo il Leone d’Oro del 2003), interminabile polpettone benissimo fotografato (con esagerata cura pittorica), misticismo letterario sovietico all’acqua di rose tirato per le lunghe per darsi pose gratuite da autore. Hou insomma non ha bisogno di combattere contro la propria “pesantezza intellettuale” (di cui Zviyagintsyev si gloria ridicolmente) come invece tentano di fare Klotz e Olivier Assayas. 15/30

 

 

QUINZAINE DES RéALISATEURS

LA Question humaine

di Nicolas Klotz

Francia 2007, 143'

 

 

Nicolas Klotz, enorme talento visivo e capacità di asciuttezza spaziale, di sintesi geometrica senza baloccamenti, mette in scena un romanzo cervellotico su un addetto alle risorse umane di una multinazionale che perde le proprie certezze umane e professionali, mirando al cuore della questione, la discrepanza tra l’organizzazione (per esempio gerarchico-lavorativa, ma anche la tecnica in senso lato, o il linguaggio), e ciò che la eccede, vale a dire l’umano. Ma rimane in sostanza prigioniero di questa stessa dicotomia, dal momento in cui oscilla senza posa tra il rigore della sua organizzazione spaziale e il gigioneggiare degli attori (piuttosto noti in Francia, da Amalric a Lonsdale alla Scob) che servono fedelmente la sceneggiatura e i suoi saliscendi drammatici. E se nel finale prova a scombinare un po’ la struttura per liberarsi da questa forbice stilistica, alla fin fine non riesce ad affrancarsene, affidandosi a concettosità di dubbia efficacia filmica anche se di sicuro interesse. 18/30

 

 

fuori concorso

boarding gate

di Olivier Assayas

Francia 2006, 105'

 

 

Per quanto riguarda invece Assayas, scrive e filma Boarding Gate praticamente tutto addosso ad Asia Argento. La spregiudicata killer/affarista/factotum che ammazza gli amanti (miliardari) che la sfruttano e fugge per vari continenti, personaggio che pare davvero scritto apposta per lei, si barcamena tra cinismo assoluto e romanticismo eroicamente ingenuo, riflette l’indecisione del regista francese tra scene d’azione (invero modeste e velleitarie) e disegno del personaggio. Il che non sorprende, dato che da sempre i suoi frenetici e volenterosi movimenti di macchina trovano nel qui e ora di un presente disperatamente inseguito la consistenza spietata del passato. Sarà per questo, allora, che la giovane killer sceglie alla fine di ricacciarsi nel circolo vizioso dei propri errori, di soccombere volontariamente all’eterno ritorno delle stesse ingenuità, sapendo già di avere il passato davanti a sé. 24/30
 

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