64.ma mostra internazionale d'arte cinematografica

 

INTERVISTA A

Johnny To e Wai Ka-Fai

registi di “mad detective”

 

di Gabriele FRANCIONI

 

KINEMATRIX: In che momento della stesura dello script e perché avete deciso di rappresentare con una loro fisicità i demoni dei protagonisti, piuttosto che limitarli a qualche forma di fantasmaticità?

JOHNNY TO: Principalmente era nostro intento investigare la natura umana ed è per questo che volevamo tradurre il tutto in qualcosa di reale, tangibile. Nonostante ciò, rimangono elementi fantastico-soprannaturali nei demoni, e ad ogni modo, di base, il nostro interesse è tutto rivolto verso questa investigazione della natura umana, il che escludeva ogni possibile rappresentazione fantasmatica.

 

Nel bellissimo pressbook si parla di una nuova direzione che dovrebbe prendere la sua carriera da oggi in poi, dopo 10 anni di exploitation del proprio stile. Cosa dobbiamo aspettarci?

WKF: Negli ultimi 10 anni anni abbiamo fatto film di ogni genere, non solo polizieschi. Nonostante ciò, intendiamo sviluppare ancora e sempre di più all’interno del nostro campo espressivo e nell’ambito del cinema di Hong Kong.

JTO: Adesso voglio investigare più la vita in sé e la natura umana, rispetto ai film che ho girato finora.

 

C’è un qualche riferimento alla vostra propria personalità per ciò che concerne i poteri del poliziotto-sciamano?

WKF: Per quanto mi riguarda è solo una questione di osservazione degli altri, come quando qualcuno ti sta raccontando una bugia, specie se sei in relazione con molte persone. Tutto dipende dal nostro basic instinct di osservatori della natura umana, per cui nelle nostre vite non c’è quel elemento sciamanico del protagonista, che è l’unico a saper leggere attraverso l’animo di chi gli sta intorno.

JT: La cosa più importante, nello scrivere e dirigere film, è, almeno per me, la precedente osservazione degli esseri umani. Noi osserviamo un essere umano normale prima che uccida qualcuno, senza che abbia una motivazione per uccidere, quando ancora la cosa non è nelle sue intenzioni. Succede e basta.

WKF: Se ci pensate, la maggior parte delle volte che si commette un omicidio, l’assassino non l’aveva premeditato. Non succede quasi mai che ci sia un motivo plausibile, non è quello il contesto reale.

 

Wai Ka-Fai

 

State cercando anche nuove strade come produttori?

JTO: Beh, la nostra ricerca di nuove strade è ancora all’inizio, non si è ancora tradotta in scelte radicali o comunque concrete.

 

Cosa ci potete dire della scena finale (che cita esplicitamente LADY FROM SHANGAI di Orson Welles, con gli specchi e l’immagine riflessa dei protagonisti, sino allo scontro a fuoco multiplo al termine di tutto, n.d.r.)?

WKF: Gli specchi in frantumi rappresentano ovviamente il riflettersi e moltiplicarsi delle diverse personalità presenti nei protagonisti. Il gunfight, invece, era il nostro modo per dare la possibilità al pubblico d’interrogarsi ed eventualmente darsi risposte su chi è veramente pazzo tra i protagonisti, se il poliziotto-sciamano è realmente l’unico folle nel gruppo, etc. Un momento filmico inteso come spazio astratto entro il quale riflettere, entro il quale l’audience riflette.

 

Come si articola il vostro lavoro d’equipe?

JTO: Normalmente lavoriamo insieme e il soggetto viene sviluppato in partenza da Wa Kai-Fai. La regia e la fotografia sono mie, la discussione sul work in progress e sul risultato finale viene fatta insieme, ma lo spunto iniziale è sempre di W.K. Fai. Anche il montaggio, invece, è frutto di un lavoro d’equipe, il ché è naturale quando s’incontrano due registi! Per il resto, come spesso accade a Hong Kong, il regista è anche il produttore del film. Lui è il boss e il dio dell’intero progetto che gira attorno a una pellicola. Può fare veramente ciò che vuole del materiale che ha a disposizione, il ché lo rende molto più potente rispetto al sistema degli studios hollywoodiani.

 

Quanto è durata la produzione del film?  è stata particolarmente complessa?

JTO: Abbiamo girato per 50 giorni, con un budget di due milioni di dollari. Il problema principale, comunque, non è la fase esecutiva, in cui si gira, ma quella che attiene alla costruzione dei personaggi, cioè soggetto e script. A differenza di quanto si dice in giro ultimamente, poi, non è cambiato molto il sistema produttivo hongkonghese negli ultimi 10 anni (dopo l’annessione alla Cina, n.d.r.).

 

Cosa ne pensa della nuova attenzione da parte di Hollywood verso il cinema hongkonghese, come nel caso di INFERNAL AFFAIRS, rifatto da Scorsese in THE DEPARTED?

JTO: Ora le cose sono cambiate rispetto al passato, ora è l’era del computer e tutti possiamo andare molto velocemente a guardare dentro al lavoro degli altri, per cui si può parlare di influenza reciproca. è ormai normale che un film di Hong Kong possa influenzare Hollywood come il cinema europeo e viceversa.

 

Johnny To

 

è vero, come si dice su internet, che BREAKING NEWS possa diventare un serial televisivo negli Stati Uniti?

JTO (molto titubante, n.d.r.): Mah… non ne ho idea… (ride)… non ho contattato nessuno, non so ancora niente (“yet”…)… ok?

 

è contento dell’accoglienza di TRIANGLE a Cannes 2007?

JTO: Ciò che m’importava maggiormente era poter lavorare di nuovo con Tsui Hark, mentre l’esito del film a Cannes non è poi così rilevante.

 

Quale dovrebbe essere il futuro distributivo di SHENTAN/MAD DETECTIVE?

JTO: Speriamo che il film sia venduto in Europa e distribuito al meglio nel mondo, per poter essere visto dal maggior numero possibile di persone.

 

Può il download inernettiano cambiare la percezione del cinema come medium e la fruizione dei film?

JTO: No, non penso in nessun modo il downloading potrà mai modificare, visti i suoi limiti oggettivi, la visione e la fruizione dei film.

 

 

Nikki Beach, Lido di Venezia, 07/09/2007

 

La recensione