60. mostra internazionale di arte cinematografica

 

La tivù di Fellini
dal set di Ginger e Fred

prodotto da Alberto Grimaldi

a cura di Tatti Sanguineti

Proiezioni Speciali

di Lucia LOMBARDI

 

Il 2003 è in un certo qual modo l’anno felliniano, in quanto ricorre il 10° anniversario della morte del grande regista riminese, infatti il mondo intero si sta adoperando per rendergli omaggio nel migliore dei modi, si veda Cannes 2003, o il Guggenheim di New York che sta organizzando una mostra completa di tutti i disegni del Maestro, nonché una rassegna completa delle pellicole che hanno reso Fellini famoso in tutto il mondo e che, gli hanno fatto vincere vari riconoscimenti quali: Oscar, Leoni e coppe. Così, nelle proiezioni speciali del Festival di Venezia 2003, viene proposto il mediometraggio di 35’, che Fellini aveva girato nel 1985, anno in cui egli effettuava le riprese del film Ginger e Fred, con Mastroianni e la Masina, che compariranno anch’essi in alcune scene qui presentate. Certo diciamo che non è un vero e proprio omaggio alla memoria di Fellini, e che organizzare qualche evento di risonanza, non sarebbe certo stato un imitare o ripetere un programma già compiuto da altri…!
La tivù di Fellini, è una pellicola prodotta da Alberto Grimaldi e curata da Tatti Sanguineti, essa si articola in una serie di cortometraggi montati assieme con grande rigore logico ed estetico, al fine di restituire il messaggio voluto dal maestro stesso. Gli sketsch girati, hanno un elemento comune, quello di esser parodie di programmi o di pubblicità prodotte dai palinsesti di quegli anni, a tutt’oggi attuali.
In queste esaltanti satire sul vissuto contemporaneo, ritroviamo tanto dell’immaginario felliniano, tanti topoi ricorrenti nel suo cinema. Personaggi che emergono, quale frutto della fantasia, da un sostrato onirico, fusosi ad elementi storici, letterari e umoristici; si faccia riferimento ad alcune di queste pubblicità immaginarie, come quella in cui, ci appare una scena dell’inferno dantesco, in cui al grande poeta toscano la diritta via era smarrita…e grazie all’orologio con bussola recupera, o quando le Grazie Botticelliane danzano in cerchio, pubblicizzando una marca di scarpe. Mentre il sagace sarcasmo a 360° straripa quando ai dolenti attorno alla bara del compianto, bevono il liquore “Uèèè!” che fa resuscitate i morti ed è buono da morire, ed il vecchiettino sobbalza dalla bara reclamando il suo bicchierino di liquore. Le scene che Fellini viene a costruire, sono anche veri e propri backstage, in cui emerge la voce del regista che dà consigli ai suoi collaboratori o suggerisce le battute agli attori. Emergono svariati aspetti del mondo di Cinecittà, dei casting, della produzione, degli atteggiamenti di coloro che collaboravano alla riuscita di trasmissioni, pubblicità, films; insomma una parodia di tutto il sistema.
Il talk show televisivo, che qui Fellini costruisce, è un dibattito femminista, in cui signore eleganti, sicure di sé, più o meno acculturate, si trovano attorno ad un tavolo, attorniate da qualche uomo, a dibattere sulla decollazione islamica, sono chiari i riferimenti strutturali alla “città delle donne”… .
Il concerto pianistico del vecchio focomelico, “uno dei più interessanti pianisti della contemporaneità”, che suonerà con i piedi dei grandi successi.. (esclamerà il presentatore) “Il piave mormorò” e “Vamos a la playa” dei fratelli Righeira, tormentone di quella estate. Così potremo proseguire nella descrizione delle immagini pungenti, surreali, delle vere e proprie pennellate di genio, con un’altissima capacità narrativa del reale, il tutto velato da sarcasmo che funge da trai-d’union, nell’accostare argomenti così disparati tra loro. Lo stesso procedimento creativo, avviene nel film di Jarmush, che nel suo Coffee and Cigarettes, presentato anch’esso a questa edizione del festival di Venezia, crea un lungometraggio, sommando tra loro cortometraggi girati a distanza di tempo l’uno dall’altro, ma con uno stesso tema conduttore: Caffè e sigarette. In America temi scottanti ancora oggi, che dividono cittadini, tribunali e multinazionali, ma che il regista in chiave ironica ci restituisce, infarcendo il tutto di luoghi comuni e regole sociali. A Fellini sarebbe piaciuto! E a Jarmush piacerebbe sicuramente La tivù di Fellini, (che l’abbia già visto?) entrambi i registi hanno cominciato questi loro progetti nello stesso anno.. .
 

05.09.2003

 

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