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Si chiude la sesta, non entusiasmante edizione del Far East Film, premiando tre film incommensurabilmente diversi tra loro. Al terzo posto le irresolutezze di Nuan (Huo Jianqi, 2003), che conferma una cinematografia cinese dall'identità malferma e indecisa; al secondo il pasticciaccio di Tae Guk Gi (Kang Je-Gyu, 2004), film sulla guerra del '50 con scene d'azione di indubbia incapacità (e per un film di questo genere è un difetto che pesa) e contenui sociologici che si traducono malissimo in un'indistinta e senza nerbo (né coscienza filmica e strutturale) ricerca della lacrima facile. Fortunatamente, svetta al primo posto il grande Twilight Samurai di Yoji Yamada (2002) potente elegia di un mondo al tramonto guardato con occhio comprensivo, compassionevole e pacificato. L'unico film che regge il confronto è Turn Left Turn Right di Johnny To, capolavoro gelido e toccante sul Destino. L'impressione di massima è che, benché le intenzioni del festival siano dichiaratamente rivolte al cinema mainstream, le selezioni indugino (con risultati comunque buoni) ad affidarsi al grande nome, all'autore (solo o quasi ad essi dobbiamo le cose migliori dell'edizione di quest'anno, a differenza di quelle passate). Insomma, il festival sembra ormai aver assunto una forma ibrida che però proprio in questo conserva la propria originalità e il proprio indiscutibile interesse.
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