E anche questa ventiquattresima Edizione del
Trieste Film Festival si è conclusa fra scroscianti applausi. La
manifestazione cinematografica forse più conosciuta dell'intera aerea
giuliana ha chiuso i battenti fra strette di mano degli organizzatori e
sorrisi dei partecipanti. Insomma, anche quest'anno è stato un successo.
Sicuramente la formula pluri collaudata del programma
garantisce già di per sé un rilevante afflusso di pubblico, ma a onor del
vero il Festival anno dopo anno sa sempre sorprenderci e conquistarci.
Va detto che già di per sé, grazie alla presenza multietnica dei ragazzi
delle Accademie di cinema di tutta Europa, è una gioia per gli occhi
assistere a incontri e proiezioni gremite di un pubblico così giovane.
L'intera manifestazione giova dell'inarrestabile allegria degli studenti,
che con le loro domande vivacizzano il dibattito e abbassano sensibilmente
la media d'età del pubblico.
Anche quest'anno si è scelto di suddividere in categorie ben specifiche di
appartenenza i vari film in concorso, in modo che vi fosse un cartellone per
i lungometraggi, uno per i cortometraggi e varie sottosezioni, tra cui
quelle dedicate all'animazione, ai documentari, alle pellicole dell'est
Europa e al cinema di zona che mette a fuoco il retroterra triestino.
Ma accanto alla proiezione delle pellicole - tanto doverosa ma quanto
scontata all'interno di un festival cinematografico - la parte più briosa
della manifestazione si è incentrata sicuramente sugli eventi collaterali.
La Guest Star dell'evento è stato di certo
Giuseppe Tornatore, che ha ammaliato il pubblico in una conversazione di
quasi due ore, cui è seguita la visione del suo ultimo
La migliore offerta in lingua originale (girato guarda caso proprio a
Trieste). Ma accanto a tale nome risonante si sono alternate altrettante
figure di spicco di addetti ai lavori che hanno approfondito gli argomenti
più disparati: dal workshop del sceneggiatore greco Nicos Panayotopoulos “The
thin red line between screenpay and film direction” a quello con il
produttore Stefano Tealdi (già ospite della scorsa edizione) “No pitch,
no money”, passando al tributo per i 50 anni del “Il sorpasso” di
Dino Risi con visione della pellicola e successivo approfondimento di Gloria
de Antoni.
Il tutto poi condito da tantissimi incontri collaterali, rendez-vous,
workshop, masterclass, visioni collettive nelle varie sedi del Festival.
Infatti, per scelta degli organizzatori mentre la proiezione dei film era
suddivisa fra due sale, gli incontri erano sparpagliati fra caffè e sale
dell'intero salotto triestino.
Ora siamo davvero curiosi di scoprire cosa ci si riserverà la prossima
edizione, che peraltro festeggerà il quarto di secolo della manifestazione.
Visti i risultati, le aspettative sono davvero alte! |