tribeca film festival

 

25:04/06:05:2007

new york

di Chiara ARMENTANO

 

WORLD NARRATIVE COMPETITION

LOST IN BEIJING

Ping Guo

di Li Yu

Cina 2006, 112'

 


L’intrigante ménage-a-quatre tra una giovane donna, il suo boss, suo marito e la moglie del boss è ripresa senza accomodamenti nel clima godereccio e incensurato della capitale cinese. Il tono è tragicomico, ed è forse questo il reale motivo della dura battaglia che il film ha dovuto intraprendere per sfuggire alle grinfie della censura già nel suo paese, tono che rende le immagini, già forti, alle volte perfino disturbanti nella loro quasi inutile gratuità. Notevole il ritratto che ne viene fuori della situazione socio-economica nella Cina attuale. Un paese diviso tra l’adesione al modello capitalistico-borghese (fin troppo degenerato) e il desiderio nostalgico di mantenere usi e tradizioni appartenenti al passato. è un film senza dubbio duro, recitato bene, i cui passaggi di ritmo segnano una sceneggiatura ben scritta e diretta. Il punto è, come spesso accade in film come questi, che il voyeurismo della immagini a volte lascia intravedere un’indole di maniera che disturba perché forse sa tanto di vuota ostentazione. 27/30
 


THE LAST MAN

Atlal/Le Dernier homme

di Ghassan Salhab

Libano, Francia 2006, 101'

 


Beirut. Una città in cui è stato già versato tanto sangue per via dei conflitti politici in corso, apparentemente interminabili. L’apparizione di un killer seriale non disturba né spaventa più di tanto. La vita , a prezzo zero, non vale di più se a reciderla è un uomo che lo fa per instinto o malattia o ancora per un motivo politico. In realtà si tratta di un medico quarantenne che ha maturato uno strano legame con le sue vittime, evidenziando sintomi di disturbo mentale.
Un processo di trasformazione irreversibile, che include un uomo e una città, coi suoi abitanti, vampiri o non morti poco importa.
La metafora porta lontano. La guerra, il sangue, la morte, l’ipotetica cornice di omicidi apparentemente inspiegabili, eppure forse più concepibili come risultato della deviazione psichica che come lotta politica. Da vedere anche per la notevole interpretazione dell’attore protagonista Carlos Chahine. 27/30
 


NAPOLEON AND ME

(N: Io e Napoleone)

di Paolo Virzì

Italia, Francia 2006, 104'

 

 
1814. L’esilio di Napoleone all’Isola d’Elba è visto attraverso gli occhi vispi e rancorosi del giovane insegnante campagnolo Martino Papucci (Elio Germano) pronto a incitare i suoi allievi alla ribellione contro il tiranno corso. Pena il suo precoce licenziamento. Da questo incipit la storia si dipana in un vai e vieni di situazioni vorticose, dal drammatico al comico (una storia peccaminosa con la bella baronessa Emilia, una Monica Bellucci al top della forma -e per la prima volta anche della dizione- la fanno parlare infatti nel suo dialetto, un Valerio Mastrandrea improbabile col suo accento toscano, un Daniel Auteuil calzante ma a tratti ridicolo), fino all’epilogo, non riuscito e soprattutto immotivabile/immotivato.
A parte queste ragioni tutt’altro che secondarie, il film risulta tutto sommato apprezzabile (ricordiamo che la sceneggiatura annovera Furio e Giacomo Scarpelli, e Francesco Bruni, oltre a Virzì), se non altro nel tentativo più che ambizioso di fare un film in costume, di non facile realizzazione, e soprattutto viste e considerate le aspettative dell’altissimo budget (almeno per gli standard italiani). E infatti, viene da dire, la batosta è stata dura. Il film in Italia non ha incassato, bruciando il voluminoso capitale che era stato investito per farlo e produrlo. In America invece l’accoglienza si è dimostrata più che calorosa. Il film è piaciuto molto (c’è anche da dire che la presenza italiana nelle sale era piuttosto alta), come del resto il Nuovomondo di Crialese, che verrà distribuito da Miramax, subito dopo la proiezione tribechiana. Ottima la fotografia, le locations e anche le interpretazioni; quello che manca forse è a monte. Un immagine non caricaturale dell’impressione emotiva dei due caratteri principali. 26/30
 

 

MY FATHER MY LORD

Hofshat Kaits

di David Volach
Israele 2006, 72'

 

 

Un rabbi rispettato e riverito dalla sua piccola comunità si trova a fare i conti anche con famiglia e figli, e non solo con una fede impassibile e una religione più che ferrea. La comunità in questione è la Haradic, una fra le più ortodosse di quelle Israelite, dove fede e legge rispondono al medesimo significato. Tutto sembra in equilibrio, figli ubbidienti, moglie sorridente, quando in occasione di un viaggio sul Mar Morto il padre è messo nell’aspra condizione di dover decidere tra l’adempimento ai suoi doveri verso Dio e quello verso i membri della sua famiglia. Nonostante quello che può sembrare in apparenza, l’occhio acuto del regista non pende mai dalla parte della facile denuncia delle ristrettezze di religioni come questa. Al contrario, suo principale merito è piuttosto porre l’accento sulla forza di volontà che porta un uomo a fare la scelta giusta senza per questo compromettere il proprio credo.
Lirico ma al tempo stesso estremamente attaccato alla cruda realtà dei fatti, il film riesce a incantare anche solo per la bravura degli interpreti. 30/30


MIDNIGHT NARRATIVE

MULBERRY STREET

di Jim Mickle
USA 2006, 85'

 

 

Mulberry Street, Manhattan: il sole splende, l’estate avanza imperiosa e famelica nella città bagnata dall’Hudson River. Ma oltre al fiume, qualcos’altro sta per bagnare i corpi dei milioni di poveri abitanti della città. Qualcosa di sporco, e infetto. Un’orda di topi, enormi e affamati che provoca un’epidemia generale. La città perde immediatamente il controllo. Il caos è dilagante e porta a manifestazioni di isterismo di massa, oltre che alla morte e alla metamorfosi della maggior parte dei vivi. Si tratta di una nuova razza di mutanti, che al licantropo-vampiro di cine-letteraria memoria, sostituisce una sorta di uomo-ratto (la strana dentatura conferma) altrettanto famelico e assetato di sangue. Tutti sottomessi e trasformati dal virus, tranne sette sopravvissuti al contagio che tenteranno di intraprendere una dura lotta per la propria difesa e sopravvivenza contro i “mutant-rats” che imperversano nelle strade. Per i fanatici di film apocalittici e splatter. L’invasione dei topi, oltre che fare il verso al reale problema della città di New York impegnata nel tentativo di combattere i simpatici roditori (che è possibile vedere praticamente in qualsiasi luogo e momento della giornata, se siete particolarmente fortunati anche in casa), nasconde anche un probabile tentativo di sublimazione della situazione newyorkese post-attentato. Paura, psico-delirio di massa e lotta per la sopravvivenza sono il comune denominatore di una nuova stagione per l’horror hollywoodiano e non, intenta a ri-disegnare gli assetti sociali di una città (e un popolo) segnato dagli ultimi accadimenti storici. 27/30


ENCOUNTERS, DOCUMENTARY

THE TRUE LEGEND OF TONY VILAR

La vera leggenda di Tony Vilar

di Giuseppe Gagliardi
Italia 2006, 93'

 

 

Tony Vilar è il mito di una generazione di sessantottini che ha ballato sulle onde sonore di “Quando calienta il sol…”. Il giovane Antonio Ragusa, emigrato precocemente dalla natìa Sicilia in cerca di fortuna come tanti in Argentina, una volta approdato oltreoceano era diventato il mito Tony Vilar, ugola d’oro per più di un ventennio, per poi sparire nel nulla senza lasciar traccia di sé. Il giovane Peppe (Peppe Voltarelli, cantante del gruppo Il Parto delle Nuvole Pesanti), incantato dalla storia di Vilar raccontatagli dal padre, si mette sulle tracce dell’uomo. Viaggerà dall’Italia al Sud America fino alla Grande Mela, con in mano i suoi dischi, per poi imbattersi in una serie di improbabili personaggi dai nomi più accattivanti: Frank Bastone, Tony Pizza, Joy Ricciolo, Connie Catalano sono solo una piccola parte della catena di nomi (im)memorabili che costellano questo tentativo (un po’ annacquato) di mokumentary italian style. Alcuni momenti restano esilaranti, come quando scopriamo che il vero motivo della scomparsa dal palcoscenico del Vilar era attribuito alla scoperta del suo parrucchino durante il suo ultimo concerto. La storia è divertente ma, visto anche il budget ridicolo (il film è stato girato tutto in digitale, e si vede) la forma finale pecca in qualità e ambizione artistica. Puro intrattenimento. 24/30


WORLD DOCUMENTARY COMPETITION

MISS UNIVERSE 1929

di Péter Forgàcs

Austria 2006, 70'

 


Nel 1929 la giovane reginetta di bellezza Liesl Goldarbeiter, passata un’infanzia povera a Vienna, mai avrebbe immaginato cos’altro il suo strano destino stava per riservarle. Un viaggio oltreoceano terminato con la sua proclamazione di Miss Universo. Dopo varie proposte di lavoro, anche dal già dorato reame Hollywoodiano, la donna rifiuta sposando un giovane e ricco commerciante viennese. Il loro fortunato destino muterà d’improvviso con l’ascesa al potere di Hitler. La coppia finirà spiantata e senza futuro, colpevoli solo di essere rimasti “egoisticamente” in patria. A girare il film è il cugino del regista ungherese, Marci Tenczer, il quale aveva raccolto materiale da amatore. La voce narrante invece è quella del regista, Forgàcs e di Bea Szemzo. Impressivo, notevole, emozionante. Un importante documento storico di una società non abbastanza indagata e talvolta sottovalutata come quella austriaca. 24/30
 

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