tribeca film festival
25:04/06:05:2007 new york |
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WORLD NARRATIVE COMPETITION Ping Guo di Li Yu Cina 2006, 112'
Atlal/Le Dernier homme di Ghassan Salhab Libano, Francia 2006, 101'
(N: Io e Napoleone) di Paolo Virzì Italia, Francia 2006, 104'
MY FATHER MY LORD Hofshat Kaits
di David Volach
Un rabbi rispettato e riverito dalla sua piccola comunità si trova a fare i
conti anche con famiglia e figli, e non solo con una fede impassibile e una
religione più che ferrea. La comunità in questione è la Haradic, una fra le
più ortodosse di quelle Israelite, dove fede e legge rispondono al medesimo
significato. Tutto sembra in equilibrio, figli ubbidienti, moglie
sorridente, quando in occasione di un viaggio sul Mar Morto il padre è messo
nell’aspra condizione di dover decidere tra l’adempimento ai suoi doveri
verso Dio e quello verso i membri della sua famiglia. Nonostante quello che
può sembrare in apparenza, l’occhio acuto del regista non pende mai dalla
parte della facile denuncia delle ristrettezze di religioni come questa. Al
contrario, suo principale merito è piuttosto porre l’accento sulla forza di
volontà che porta un uomo a fare la scelta giusta senza per questo
compromettere il proprio credo.
di Jim Mickle
Mulberry Street, Manhattan: il sole splende, l’estate avanza imperiosa e
famelica nella città bagnata dall’Hudson River. Ma oltre al fiume,
qualcos’altro sta per bagnare i corpi dei milioni di poveri abitanti della
città. Qualcosa di sporco, e infetto. Un’orda di topi, enormi e affamati che
provoca un’epidemia generale. La città perde immediatamente il controllo. Il
caos è dilagante e porta a manifestazioni di isterismo di massa, oltre che
alla morte e alla metamorfosi della maggior parte dei vivi. Si tratta di una
nuova razza di mutanti, che al licantropo-vampiro di cine-letteraria
memoria, sostituisce una sorta di uomo-ratto (la strana dentatura conferma)
altrettanto famelico e assetato di sangue. Tutti sottomessi e trasformati
dal virus, tranne sette sopravvissuti al contagio che tenteranno di
intraprendere una dura lotta per la propria difesa e sopravvivenza contro i
“mutant-rats” che imperversano nelle strade. Per i fanatici di film
apocalittici e splatter. L’invasione dei topi, oltre che fare il verso al
reale problema della città di New York impegnata nel tentativo di combattere
i simpatici roditori (che è possibile vedere praticamente in qualsiasi luogo
e momento della giornata, se siete particolarmente fortunati anche in casa),
nasconde anche un probabile tentativo di sublimazione della situazione
newyorkese post-attentato. Paura, psico-delirio di massa e lotta per la
sopravvivenza sono il comune denominatore di una nuova stagione per l’horror
hollywoodiano e non, intenta a ri-disegnare gli assetti sociali di una città
(e un popolo) segnato dagli ultimi accadimenti storici. 27/30 La vera leggenda di Tony Vilar
di Giuseppe Gagliardi
Tony Vilar è il mito di una generazione di sessantottini che ha ballato
sulle onde sonore di “Quando calienta il sol…”. Il giovane Antonio Ragusa,
emigrato precocemente dalla natìa Sicilia in cerca di fortuna come tanti in
Argentina, una volta approdato oltreoceano era diventato il mito Tony Vilar,
ugola d’oro per più di un ventennio, per poi sparire nel nulla senza lasciar
traccia di sé. Il giovane Peppe (Peppe Voltarelli, cantante del gruppo Il
Parto delle Nuvole Pesanti), incantato dalla storia di Vilar raccontatagli
dal padre, si mette sulle tracce dell’uomo. Viaggerà dall’Italia al Sud
America fino alla Grande Mela, con in mano i suoi dischi, per poi imbattersi
in una serie di improbabili personaggi dai nomi più accattivanti: Frank
Bastone, Tony Pizza, Joy Ricciolo, Connie Catalano sono solo una piccola
parte della catena di nomi (im)memorabili che costellano questo tentativo
(un po’ annacquato) di mokumentary italian style. Alcuni momenti restano
esilaranti, come quando scopriamo che il vero motivo della scomparsa dal
palcoscenico del Vilar era attribuito alla scoperta del suo parrucchino
durante il suo ultimo concerto. La storia è divertente ma, visto anche il
budget ridicolo (il film è stato girato tutto in digitale, e si vede) la
forma finale pecca in qualità e ambizione artistica. Puro intrattenimento.
24/30 di Péter Forgàcs Austria 2006, 70'
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