torino film festival

30.ma edizione

 

Torino, 23 nov  / 01 dic 2012

 

 

recensioni

di Claudia CASSOTTI

> a LIAR'S AUTOBIOGRAPHY di AAVV

> ANNA KARENINA di Joe Wright

> LONDON, THE MODERN... di Julian Temple

> noi non siamo come.. di Mario Balsamo

> shell di Scott Graham

> TABUN MAHABUDA di E.Richard/D.Erdenibulag

 

NOI NON SIAMO COME JAMES BOND
di Mario Balsamo
Italia 2012, 73’

 

Concorso Internazionale

26/30

Un documentario malinconico e delicato sul tema dell’amicizia e della malattia: Guido e Mario sono due amici che si ritrovano dopo anni per fare un bilancio delle loro vite e degli ultimi anni passati a combattere due malattie importanti che hanno segnato, nel bene e nel male, la loro esistenza. Il titolo si riferisce al paragone ironico e scherzoso con il mito di sempre, che li aveva tanto colpiti quando erano ragazzi: James Bond, l’uomo che possiede tutto e che non deve chiedere mai. Alcune sequenze immortalano i due girare per strada o in spiaggia con lo smoking, mise che dovrebbe connotarli come la spia internazionale. Ma l’abito non fa il monaco e il papillon diventa una bandierina per giocare sulla spiaggia e alla fine delle riprese l’elegante abito finirà per essere venduto a un’asta su E-bay, come dicono scherzando i due amici . Durante il film riecheggia la domanda “Perché ci siamo ammalati?”, una domanda destinata a rimanere senza risposta, anche perché il senso si perde: le due storie parallele infatti trasmettono la profonda umanità e normalità della malattia che diventa un’occasione di crescita e che caratterizza il percorso di molti esseri umani che si trovano a fare i conti con qualcosa di straordinario, ma al tempo stesso reale e quotidiano. Un tema non facile, si rischierebbe di cadere in facili cliché, e invece il film è una testimonianza preziosa grazie alla verità che le immagini emanano: due persone che hanno colto il senso profondo di questa esperienza e che sono in grado di rivolgere uno sguardo tenero e onesto verso se stessi. Partecipazione straordinaria di una Bond-girl italiana, Daniela Bianchi, e della voce al telefono di Sean Connery, interprete mitico della spia inglese, che per ironia della sorte fa cadere il mito: l’attore, alla richiesta di partecipare al documentario, dice che non può spostarsi da casa perché deve farsi curare. Anche chi ha incarnato James Bond è un essere umano!

 

> Intervista

SHELL
di Scott Graham
Regno Unito 2012, 90’

 

Concorso Internazionale

28/30

Una ragazza diciassettenne vive sola con il padre in una stazione di servizio in Scozia isolata: tra visite sporadiche di clienti, imprevisti e scelte di vita. Shell è un film coraggioso che attraverso silenzi e paesaggi desolati descrive la solitudine e il mondo emotivo di una ragazza cresciuta in un posto fuori dal mondo da sola con il padre, unico suo punto di riferimento, per cui ha sviluppato un legame di morboso attaccamento. Una quotidianità esplorata in ogni suo aspetto, senza fretta, ma in profondità per sondare ogni piccola piega del vissuto di questa ragazza, il suo disagio, ma anche quello del padre: due esseri inadatti alla vita che si sono ritrovati a misurarsi con una realtà completamente anomala, apparentemente senza vie di fuga. La situazione estrema porta a scelte estreme e il film è un continuo alternarsi di momenti calmi e introspettivi e situazioni emotive forti, ma sempre molto ‘congelate’: niente viene urlato, anche le scene più forti sono raccontate con tenerezza, distanza e delicatezza. Ciò che si vede appartiene al mondo interiore, un percorso lento che lavora piano dentro il personaggio della ragazza e del padre e che porterà entrambi a un epilogo inaspettato e decisivo.

TABUN MAHABUDA

THE FIRST AGGREGATE
di Emyr Ap Richard, Darhard Erdenibulag
Cina 2012, 90’
 

Concorso Internazionale

24/30

Il film ruota attorno a un uomo che cerca la sua identità, apparentemente perduta e incerta. L’uomo è un attore in cerca di un personaggio da interpretare, ma sembra in difficoltà a causa di un cambiamento interiore che sembra bloccarlo nella professione e nella vita. La macchina da presa segue questo personaggio nelle sue peregrinazioni: nelle stanze di alberghi, alla ricerca di una casa, durante le audizioni, in compagnia della fidanzata, di un amico o dell’amante. Il suo errare non lo porta da nessuna parte, poiché resta sempre in attesa di qualcosa che non arriva. I registi del film affermano che il loro intento è la distinzione tra la realtà e la finzione: l’indagine parte dal fatto che il protagonista è un attore a un punto di svolta della sua carriera. è un processo lento che sembra evolvere, per poi tornare indietro, continuamente sospeso tra realtà e finzione, raccontato simbolicamente da due sequenze in cui viene proiettato un vecchio filmato che alla fine diventa un mix di immagini e colori senza senso: i protagonisti si ‘divertono’ a entrare nella proiezione, frapponendosi tra il fascio di luce e il muro, divenendo parte del film proiettato. L’effetto straniante si percepisce continuamente nel film poiché anche i gesti più quotidiani, come lavarsi i denti, diventato una messa in scena della vita, le figure sembrano staccarsi dalla realtà. Paradossalmente i momenti più ‘veri’ sembrano quelli delle audizioni, dove l’emotività e la fragilità è palpabile sui volti degli attori intervistati. Si ha l’impressione che ogni personaggio vuol essere ciò che non è e per questo fatica a sopravvivere e a imporre se stesso: realtà espressa anche dal bellissimo racconto zen recitato nel finale.

ANNA KARENINA

di Joe Wright
Regno Unito 2012, 130’

 

Festa Mobile

18/30

Trasposizione del romanzo di Tolstoj che mira ad attualizzare, pur restando immersa nell’immagine della Russia imperiale di Fine Ottocento, il mito dell’amore proibito e scandaloso di tra una donna sposata della buona società e un’ufficiale più giovane. L’attualizzazione è resa dal linguaggio iperbolico con cui il regista segue le vicende sentimentali di Anna, ma ciò nonostante si ha l’impressione che la novità è ammantata di vecchio e l’emozione resta congelata nelle immagini finte e patinate. Le sceneggiature barocche e i costumi sontuosi, compongono un quadro sospeso tra teatralità e video-clip cercando di restituire atmosfere sognanti e spettacolari, ma rimangono in superficie e non emozionano. Inoltre notevoli lungaggini appesantiscono il racconto senza dare profondità. Gli attori sono freddi, specialmente Jude Law che impressiona per la fissità del suo personaggio e la carenza di espressività. Keira Knightley è molto bella e regale, ma il cuore del suo personaggio non si vede mai, nemmeno nelle scene più drammatiche.

A LIAR’S AUTOBIOGRAPHY
THE UNTRUE STORY OF MONTY PYTHON’S GRAHAM CHAPMAN 3D
di Bill Jones, Jeff Simpson, Ben Timlett
Regno Unito 2012, 83’

 

Festa Mobile

30/30

Film di animazione che racconta, attraverso un collage di stili differenti, momenti di vita di Graham Chapman, uno dei componenti dei Monty Python. Il film è davvero sorprendente poiché frammenta e ricompone continuamente situazioni attraverso stili diversi, sia nell’immagine che nel linguaggio, e racconta in maniera caotica ma efficace un personaggio, cercando di trasmettere anche la sua creatività, le sue paranoie, il suo mondo da star completamente folle e fuori da ogni schema, sottolineato ulteriormente dal 3D. Ironico e divertente il film è davvero godibile e intelligente: un’operazione particolare, anche solo per la scelta di filtrare l’universo Monty Python attraverso un solo personaggio, forse il più controverso e il più stralunato. Ghaham Chapman è diviso da giovane tra un futuro da medico o da artista geniale, poi scopre la sua omosessualità, diventa alcolista e muore giovane. Il suo è a tutti gli effetti un profilo da artista maledetto, ma non di quelli tristi e malinconici dell’Ottocento inglese, bensì un’esistenza combattuta, ma vissuta sempre con ironia e divertimento. La sua straordinarietà è incorniciata in modo inequivocabile dalla commemorazione irriverente fatta al suo funerale che viene riportata fedelmente dal film.

LONDON, THE MoDERN BABYLON
di Julien Temple
Regno Unito 2012, 128’

 

TFF doc

27/30

L’evoluzione della capitale britannica lungo il corso del Novecento: il rapido susseguirsi di eventi storici e sociali visti attraverso un caleidoscopio di immagini, colori, suoni e musiche. Temple confeziona un ready made utilizzando i materiali d’archivio più disparati e curiosi, ma anche storici e classici, in modo da restituire la caoticità e il trasformismo di una città che non ha mai smesso di essere uno dei centri culturali più attivi. Le guerre, le lotte sociali, le persone, le mode, la musica, il lavoro: tutti elementi mixati in modo da fluire initerrottamente, un flusso vitale che scorre e riempie continuamente lo schermo. Lo sguardo è affettuoso, soprattutto verso i suoi abitanti: le masse che hanno contribuito a rendere Londra una moderna Babilonia, dove tutto esiste e convive apparentemente senza troppe difficoltà, anzi è proprio ciò su cui fonda il suo fascino e la sua forza.

SITO UFFICIALE

 

30.mo torino film festival

Torino, 23 nov / 01 dic 2012