torino film festival 30.ma edizione
Torino, 23 nov / 01 dic 2012
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INTERVISTA
DOPPIA a
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KINEMATRIX Com’è stato il processo di elaborazione per raccontare in un film le vostre malattie?
GUIDO Tutto è
partito da un’esigenza di Mario, per raccontare il suo disagio
post-malattia: un tumore allerta inevitabilmente tutta una sfera
esistenziale a cui è difficile dare un senso. Il nostro era un vecchio
progetto, di quelli che si dicono a vent’anni e che poi si perdono nella
memoria. Un giorno ero al telefono in cucina e gliel’ho ricordato: l’effetto
sul suo umore è stato immediato e non mi potevo più tirare indietro. Io ho
raccontato la mia storia emotiva, la trasformazione; mi sono concentrato,
senza pudore e senza rivedere o ascoltare nulla per tutto il girato. La
prima volta che ho visto un pre-montato è un momento che è stato inserito
anche ‘nel film’, dove mi sono arrabbiato per aver visto delle scene che
credevo non fossero state girate. Ho passato la notte pensando che avrei
voluto far saltare tutto perché mi sentivo ingannato. La mattina dopo ho
visto Mario e ho capito che era meglio accontentare un amico e lasciare
tutto così com’era. è stato faticoso, ma sono felice così. A un certo punto hai iniziato a credere che la tua malattia potesse essere la tua forza?
G Non nel film. La mia
malattia in un certo senso è un continuum quotidiano, fa parte della mia
famiglia, è il mio maestro. G Esattamente come nel film, nella nostra vita. La forza del racconto sta nella autenticità e nella forte affettività, non potrei immaginare un amico più diverso da me e più complice. M Io mi sono molto divertito, e credo anche Guido (anche se non lo ammetterà mai!). Ma ci sono stati molti momenti di acuta tensione, perché io e Guido, caratterialmente, insieme, produciamo invisibili, ma tangibili scintille: nella stessa misura di quando andavamo in viaggio da giovani. Gemelli a tutti gli effetti diversi, opposti direi. Per esempio, quando ci sono passaggi di frizione, io tendo a litigare e a gridare tutto fuori, lui invece ammutolisce e prende delle fastidiosissime, silenti, distanze! Insopportabile! Il problema è che questa volta io non potevo gridare. Sono uno di quei registi che la storia la vuole assolutamente raccontare con tutti i conflitti drammaturgici del caso, ma riconducendoli dentro un percorso narrativo unico, appianando i problemi che inevitabilmente sorgono. Ma le mie rivincite nel film me le sono prese, e le ho anche montate, ma per scoprirle s'ha da vedere la pellicola! (strizza l’occhio) Però ho anche ingoiato parecchi rospi. Uno per tutti: nel primo viaggio insieme, da adolescenti, io e Guido giocammo a rigori, trovando un pallonaccio sgonfio in un campo di calcio semi-abbandonato e malmesso in Scozia. Io vinsi (la prima volta che vincevo una competizione sportiva con lui) ma lui ha sempre negato la mia vittoria! Incredibile! Una delle scene del film è stata: ripetere quei rigori. E, indovina? Ho vinto di nuovo io! Giustizia è fatta... Poi, però, per motivi di filo narrativo, il regista Mario ha detto al protagonista Mario: questa scena non ci sta!! E così l'ho tagliata e la si vedrà solo negli extra del dvd. (sorride) |
30.mo torino film festival Torino, 23 nov / 01 dic 2012
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