2 NOVEMBRE 2000: PASOLINI OGGI
un'idea di Telepiù
servizio di
Valentina PETRINI
Sono passati venticinque anni da quel 2 novembre 1975, quando Pier Paolo
Pasolini, l'uomo che aveva raccontato la vita nelle borgate, fu ritrovato
morto. Venticinque anni per capirlo: capire la sua letteratura, il suo
cinema, il suo impegno intellettuale.
Per ricordarlo nel suo venticinquesimo anniversario, Telepiù ha affidato
a cinque registi il difficile compito di raccontare per immagini un artista
lontano da loro più di due decenni. Un tentativo, per una volta, di fare
qualcosa partendo da Pasolini e non su Pasolini. Come? Semplice: rispolverando
il suo lavoro, ripercorrendo, dove possibile, la sua strada.
Ed è proprio questo che hanno fatto Bruno Bigoni, Davide Ferrario, Guido
Chiesa, Daniele Vicari e Gianluigi Toccafondo. Cinque lavori trasmessi
proprio il 2 novembre di quest'anno su Telepiù Bianco e riproposti a Torino
in occasione del festival.
A distanza di quarant'anni Bruno Bigoni (presente anche l'anno scorso
a Torino con un documentario omaggio a Fabrizio de Andrè) ripercorre l'Italia
da nord a sud, riproponendo alla gente di strada le stesse domande sulla
sessualità fatte a suo tempo da Pasolini.
COMIZI D'AMORE 1960, COMIZI D'AMORE 2000. Utilizzando la stessa struttura
generale della ricerca pasoliniano, Bigoni intervista le persone da Torino
a Brindisi, da Palermo a Bologna, da Trieste a Napoli chiedendo loro che
cosa è il sesso, quali sono le sue regole e perché.
Verginità, omosessualità e parità sessuale uomo/donna: temi proposti dalla
provincia alla città.
Non un semplice remake del lavoro di Pasolini, ma un modo di osservare,
raccogliere e riportare le opinioni degli italiani su questo tema quarant'anni
dopo. Nessuna generalizzazione o giudizi precostitutiti. Bigoni gira l'Italia
con la stessa curiosità con cui lo fece Pasolini. Intervista la gente
con lo stesso rispetto per le loro risposte che ebbe il maestro. Riporta
fedelmente con un montaggio pulito e non strumentalizzato le opinioni
di quanti lavorano ancora i campi nell'era della tecnologia, fanno la
spesa al mercato, passeggiano per i viali delle città.
Quarant'anni sono passati da quel COMIZI D'AMORE 1960, che non sono bastati
per abbattere la divisione culturale del nostro paese.
"La mia indagine, paradossalmente, ha mantenuto il valore provocatorio
dell'originale: ne è uscita l'immagine di un paese ancora culturalmente
diviso, condizionato da stereotipi e luoghi comuni e ancora schiavo di
tabù sessuali che credevamo appannaggio di tempi ormai lontani" (Bruno
Bigoni).
 |
E mentre il viaggio di Bigoni è per le città d'Italia, quello di Toccafondo
è, invece, un viaggio immaginario attraverso alcuni lavori di Pasolini
(LA TERRA VISTA DALLA LUNA, CHE COSA SONO LE NUVOLE?, UCCELLACCI E UCCELLINI).
In ESSERE MORTI O ESSERE VIVI. E' LA STESSA COSA, l'opera di Pasolini
rivive, in questo caso, in un fotogramma di soli tre minuti.
Un disegno vivo, che si trasforma, si colora e si rigenera per ricercare
i gesti di Totò, gli occhi ridenti di Ninetto Davoli, la fisicità della
Mangano.
C'è poi chi sceglie di ricordare Pasolini, facendo rivivere un personaggio
creato al tempo da lui.
Proprio come fa Daniele Vicari in MORTO CHE PARLA. Chi di noi non ricorda
Stracci, il protagonista di LA
RICOTTA. Nella vita reale faceva il muratore e Pasolini lo scelse
e lo catapultò sul set: doveva mangiare pane e formaggio fino a crepare.
Stracci, uno di quei tanti uomini del sottoproletariato raccontato da
Pasolini, che vezzeggiato da Orson Wells, si convinse di essere un grande
attore.
Vicari ricorda Pasolini proprio come lo ricorda Stracci, ripercorre le
strade della memoria attraverso gli occhi del muratore di borgata. Quale
modo migliore per smentire quanti abbiano detto che Pasolini sia stato
ucciso proprio dalle sue stesse creazioni. Stracci (nella vita reale Mario
Cipriani), ormai vecchio, rivede in sogno Wells, Pasolini e Citti. Tutto
è raccontato da Vicari in una dimensione a metà tra sogno e realtà. Stracci
racconta alla moglie di aver sognato il maestro, di averlo visto morire.
Poi esce di casa e sul ciglio della strada vede il cadavere sanguinante
di quell'uomo al quale lui doveva un'identità. L'ambientazione, i dialoghi,
il dialetto ricalcano perfettamente il mondo pasoliniano. Un unico messaggio
trapela: hanno ammazzato Pasolini.
 |
A chiosa di questo viaggio in dietro con la memoria, Ciprì e Maresco ricordano
un altro viaggio: un breve soggiorno di Pasolini a Palermo intorno al
1970, probabilmente per raccogliere materiale per I RACCONTI DI CANTERBURY
. Divertenti e singolari racconti di quanti, in occasione di quel viaggio,
ebbero modo d'incontrarlo e conoscerlo. Racconti affettuosi di alcuni,
un po' meno di chi conobbe il suo lato omosessuale. Gay, ricchione, frocio:
per i palermitani però, esisteva un solo modo di definirlo, ovvero Arruso.
Proprio come dice l'assistente di Enzo Castagna, il personaggio messo
in risalto da Ciprì e Maresco, titolare di un'agenzia di comparse cinematografiche
oggi agli arresti domiciliari perché accusato di aver preso parte ad una
super rapina alle poste di Palermo:
"Tu hai conosciuto Pasolini…"
"Si, il regista"
"Sapevi che era omosessuale…"
"Arruso, si"
"Che differenza c'è tra l'essere regista e arruso"
"Il regista è il regista, l'arruso è arruso. Lui era un bravo regista,
peccato che era arruso".
|