FATA MORGANA
di Werner Herzog (1971)
Secondo episodio della retrospettiva documentaristica
di Herzog. Il Nostro nel '69 decide di andare a girare un film di
fantascienza in Africa; l'idea e`, script alla mano, che gli alieni
ci osservano a loro modo. Giunto in Africa rimane talmente colpito
dai paesaggi che butta la sceneggiatura nel cesso e comincia a girare,
girare, girare finche' non gli si spezza la cinepresa. Durante i
mesi di riprese finira` pure in carcere assieme all'operatore.
FATA MORGANA e` diviso in tre parti. La prima, "La creazione",
e` di una bellezza esaltante. Non c'e` letteralmente nulla: paesaggi,
panoramiche, riprese aeree e da automobile, inquadrature fisse;
nessuna tangibile presenza di uomini (ma tangibilissima presenza
degli *artefatti* umani); musica sublime; la voce di Lotte Eisner
che legge brani del Popol Vuh (inteso come racconto mitologico dei
guatemaltechi). Niente di nuovo, tutto da vedere e ascoltare, semplice
surreale e meraviglioso. Una sorta di "visione metafisica"
che non disdegna scorie, rottami, automobili distrutte, carcasse
di animali, assieme agli incredibili landscapes africani.
Poi i toni si smorzano, una vena di grottesco e comico si insinua
nella visione degli alieni: una specie di naturalista acconta la
vita di una lucertola; un uomo in muta da sub ci introduce al mondo
delle tartarughe; due imbecilli corrono dietro una costruzione facendo
segnali
all'operatore. Il secondo segmento, "Il paradiso", sembra
contraddire nettamente l'assunto che il mondo sia stato creato per
l'uomo (diceva la voce recitante del primo capitolo). Qui ho qualche
dubbio, in primis Herzog sembra compiacersi un tantino, e poi la
musica di Leonard Cohen non mi e` parsa proprio azzeccata.
Il terzo, "L'eta` dell'oro", vira decisamente verso il
surreale. Accompagnato da una coppia di folli musicisti da balera,
il genere umano si rivela una vera cacca, buono solo per farci ridere.
Gran finale, una panoramica: una jeep si allontana nel veldt africano.
Giusto per ricollegarci all'inizio, in cui cinque aeroplani sono
mostrati durante l'atterraggio.
Decisamente meno fruibile di "Land des Schweigens...",
FATA MORGANA mostra qualche problema di ritmo (ma c'e` un ritmo?).
E comunque l'obiettivo (anche qui, ammesso ve ne sia uno) e` centrato:
la "visione degli dei" potrebbe proprio essere questa,
la visione di una razza di dei annoiati e stanchi, troppo immortali
e completi per non prendere piacere del lato ridicolo dell'esistenza
umana.
Pensate (paragone non proprio all'altezza, ma tant'e`) agli abitanti
del Vortex di ZARDOZ: potrebbero davvero trovare lo stesso compiacimento
tanto nelle valli e distese africane quanto nel patetico affastellarsi
delle case/capanne, quanto nelle risate di un chitarrista autoctono.
E comunque mai come in questo caso il significato di un film, se
c'e`, e` negli occhi dello spettatore; ha risposto a suo tempo Herzog
stesso a chi gli chiedeva quale fosse il senso del film: e` tutto
sullo schermo, e non c'e` altro. E come si fa a replicare a uno
statement del genere?
AMORES POSSIVEIS
(Possible loves / Amori possibili)
di Sandra Werneck (2000)
Circondato da mezza comunita` brasiliana
in Edimburgo, mi sono goduto un'oretta e tre quarti di rilassamento
totale. Il film e` piacevole e bellino anche se niente di eccezionale.
Tre storie (recitate dagli stessi 4 attori che hanno sempre gli
stessi nomi) rendono omaggio a una sorta di realismo sentimentale
che ho apprezzato moltissimo anche nell'ultimo bacio: tre uomini
in bilico fra una o piu` storie, decidono di fare un grande passo
ma saranno costretti ad ammettere l'errore e tornare sui propri
passi; abbastanza sorprendentemente saranno tutti e tre perdonati
e finiranno per rientrare nelle vite precedenti non senza sofferenza.
Insomma, la vita non e` un film, non vi sono grandi passioni ne'
morti ammazzati, ma tanto dolore, errori, e comprensione per gli
sbagli altrui. Cosi` Carlos (1) scappa dalla moglie per unirsi a
una ex compagna di scuola; hanno una relazione breve e intensa,
ma Carlos finisce per tornare fra le braccia della moglie; Carlos
(2) scopertosi omosessuale ha lasciato tre anni fa moglie e figlio;
ci "riprova" con la moglie ma non vi riesce; Carlos (3),
alla ricerca dell'amore perfetto, cade tra le braccia di una ex
compagna (di nuovo) e, dopo un grave litigio, decide di tenerla
con se' per sempre.
Si tratta di amori possibili, come dice il titolo, storie come *potrebbero*
effettivamente accadere.
AMORES POSSIVEIS e` intriso di "brasilianita`", girato
in maniera canonicissima (esemplare il montaggio dei dialoghi) e
arricchito da una scrittura eccellente soprattutto negli stessi
dialoghi, realistici e sensati anche se veicolo di grandi passioni.
Soprattutto Carlos (3) e i suoi battibecchi con la madre sono da
gustare in pieno. Niente male.
OTESANEK
(Little Otik / Il piccolo Otik)
di Jan Svankmajer (2000)
Praga. Bodjenka e Karel non possono avere
figli. Tutte le loro speranze sono proiettate sull'ultimo esame,
che fallisce. Un giorno Karel, in campagna, sradica un tronco d'albero
e lo regala ironicamente alla moglie: ecco nostro figlio! Inizia
qui un'ossessione di maternita` isterica che porta Bodjenka a curare
a accudire il tronco come fosse davvero suo figlio. Minimo problema:
il tronco lentamente prende vita fino a diventare un mostro divoratore
di uomini.
Il film ti piglia alla gola, d'assalto, con 20 minuti iniziali assolutamente
spettacolari. Le soluzioni visive si sprecano: neonati pescati dall'acquaio
di un pescivendolo ambulante; shot ravvicinatissimi di cibo e bocche
(dal che si capisce che schifezze mangino in repubblica Ceca); illusioni
e proiezioni mentali visualizzate con brevi animazioni o sequenze
in stop-motion.
Ma la caratteristica piu` evidente pare essere il gusto dell'orrido,
che prevale nella scelta accurata del sonoro, dei rumori di gorgogli
e movimenti delle budella, nelle inquadrature a primissimo piano
o dettaglio; nella scelta degli attori, permamentemente stralunati;
e finalmente, nella follia totale dello script, nel quale si ravvisano
echi kafkiani. Montaggio completamente surreale con accenni formali
qua e la`, soprattutto molto evidenti (ancora) le ossessioni culinarie,
con raccordi effettuati sui piatti di minestra!
Purtroppo a tutto questo non corrisponde
un adeguato ritmo. Il film non potrebbe mai andare avanti come nei
primi 20 minuti, e sta bene; ma anche se i personaggi secondari,
soprattutto la bambina e la sua famiglia, che prendono il sopravvento
dalla meta` in poi, sono comicissimi, ci si annoia un bel po'. Insomma,
non regge le due ore e rotti di cui e` composto; e` troppo esile
e mi risulta privo di un motivo trainante valido. Se durasse un
45 minuti in meno sarebbe perfetto.
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