BAMBOOZLED (IT'S SHOW TIME)
di Spike Lee
con Damon Wayans, Savion Glover e Jada Pinkett-Smith
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Corrosivo, arrabbiato e violento come al solito, Spike Lee continua a
ruotare intorno a due temi caldi: lo sport, che ama e la questione razziale,
che approfondisce di volta in volta. In questo caso il regista esamina
un altro volto dell'emarginazione razziale attraverso una pellicola intensa
dal ritmo incalzante. Anche qui non poteva mancare una colonna sonora
che ti rimbomba in testa e ti aggredisce, un rap di protesta, il rap vero,
fatto per necessità e non per soldi, la voce profonda degli afroamericani.
Anche se, dal vecchio Spike, ci si aspettava un pugno nello stomaco di
questo tipo, il film dimostra che il problema non è per niente risolto:
il razzismo è ancora vivo e vegeto anche in una società multiculturale
come quella americana (figuriamoci in Italia), semplicemente è meno esplicito,
più subdolo, prende altre forme e si nasconde dietro la facciata dell'integrazione
e del politically correct. Ed in effetti il protagonista della storia
è un uomo di colore perfettamente realizzato che scrive testi per la televisione.
Il suo capo è un iperattivo bianco come il latte che si vanta di conoscere
ed amare i neri meglio dei neri stessi. Il successo arriva quando il loro
canale televisivo lancia un programma come quelli di una volta: canto,
musica dal vivo, balletti e sketches.
Lo show, però, tanto per essere innovativo, è ambientato in una piantagione
di cotone: comici e musicisti sono persone di colore, prese dalla strada,
vestite come pagliacci e truccate in modo da sembrare ancora più neri,
con la bocca larga e rossa ed i guanti bianchi. Per BAMBOOZLED, che letteralmente
significa "preso per il naso, fregato", Spike Lee si è ispirato ad una
serie di pubblicità, film e sceneggiati televisivi (anche quei Robinson
che ci hanno fatto tanto ridere) che abbondavano tra gli anni 50 e ancora
durante tutti gli 80, dove lo stereotipo del nero sfaccendato, sporco
e buffo era la carta vincente. Queste scene, insieme ad una collezione
di salvadanai e pupazzetti "a forma di negro", sono mostrate nel film
con un intento anche documentaristico: "Avrei potuto fare un film solamente
montando insieme tutte le immagini offensive e degradanti che ho trovato
negli archivi televisivi" spiega Spike Lee, "Ora queste scene sono state
tagliate e non vengono più mostrate in televisione, ma è giusto che la
gente le veda".
Elena SAN PIETRO
berlinale
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