INTIMACY
di Patrice Chereau
con Mark Rylance, Kerry Fox,
Timothy Spall e Marianne Faithfull
Un film a due teste, a doppio ritmo: prima di corpi e silenzi, poi di
parole e volti sui quali va tracciandosi la mappa interiore di una "passione
cifrata", che lui vuole decifrare (divorziato con figli "invisibili")
e la sua partner no (un marito, un bimbo, il teatro e la capacità di vivere
il tradimento come oasi di gioco "afasico").
Tratto da una novella di Anif Kureishi, il film sedimenta progressivamente
la materia composita del sentimento, abbandonando il sesso sovraesposto
delle prime sequenze (che hanno fatto deragliare le capacità cognitive
di tutta la stampa internazionale presente alla conferenza, in ispecie
quella anglosassone puritana, inorridita da primi piani pubici chiaroscurali
e dal fatto che il regista non è volutamente ricorso ai corpi levigati,
sagomati e freddi di famose e inutili star) e trasformandosi in una battaglia
di parole capaci di decostruire la semplice intuizione dell'amore scandito
da "orari fissi" - ci si incontra solo il mercoledì, si congela l'atto
sessuale in uno scatto improvviso - e di ricondurre il tutto alla pedante
"ricontestualizzazione" del rapporto come qualcosa di più prevedibile,
normale, definito.
Gabriele FRANCIONI
berlinale
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