iv ed. roma film festival
Roma Capitale, 15 / 23 ottobre 2009
 

di Mattea DI FABIO

intervista a Marcin Wrona (MY FLESH, MY BLOOD)

> sons of cuba di Andrew Lang

 

sons of cuba

di Andrea Lang

Gran Bretagna 2009, 88’

 

Premio Marc'Aurelio d'Argento

29/30

Vincitore come miglior documentario del Premio Marc’Aurelio d’argento alla quarta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, Sons of Cuba è il primo lungometraggio del 27enne Andrew Lang.
Nel corso di otto mesi di durissimo allenamento, tre bambini si preparano all’evento più importante della loro vita: il Campionato Nazionale di Boxe under 12. Le loro storie si fondono con la storia di Cuba. E’ il 2006, anno che celebra sia il cinquantesimo anniversario dello sbarco del Granma e della rivoluzione castrista sia l’ottantesimo compleanno di Fidel, leader massimo malato da tempo. Entrambi gli eventi sono festeggiati in sua assenza da migliaia di manifestanti in un mare di bandiere nella piazza della Rivoluzione mentre il fratello minore Raul sale sul palco in uniforme militare pronunciando il suo primo intervento ufficiale.
All’Havana Boxing Academy, dove l’accesso è riservato ai bambini di 9 anni ospitati per l’intera formazione agonistica, la sveglia suona all’alba e alle 4:30 i giovani pugili, ognuno con la propria divisa di cenci, chi con le scarpe chi scalzo, cominciano l’allenamento quotidiano. Alle 6 ci si fa una doccia fredda, poi si mangia qualcosa cercando di seguire una dieta equilibrata, da atleta. Da atleta cubano. Alle 4:30 del pomeriggio ci si allena ancora, si cena e alle 9:30 un po’ di tv e a letto. Le regole qui sono feree, scandite giorno dopo giorno da Yosvani, l’allenatore, che già chiama quei bambini “i miei campioni”.
Cristian “The Old Man” Martinez ha 12 anni, ma la sua maturità è di un uomo di 70. Ha un sogno: diventare un pugile migliore di suo padre, Luis Felipe Martinez, già campione mondiale e olimpico oltreché eroe sportivo della Rivoluzione.
Santos “The Singer” Urguelles compone parole e musica intrattenendo la squadra. Ha perso sua madre quando aveva appena 6 anni e ora è la nonna di 83 a regalargli consigli e i soldi per la pizza di cui è ghiotto: un bel problema per un atleta, ma Santos risponde ai rimproveri per il sovrappeso con un candido e carico “non posso sopportare la fame”.
Junior “The Dalmation” Menendez viene dal balletto e ha cicatrici in testa e sulle spalle. Dice di voler “essere qualcuno e non essere abbandonato per strada”. Il desiderio più grande che ha è condividere il trionfo con sua madre.
Al britannico Andrew Lang, che alla fine della proiezione risponde ben volentieri alle numerose domande del pubblico e tiene a precisare che tutta la troupe era cubana, l’idea viene a cavallo tra il 2004 e il 2005, quando un boxer inglese viene battutto da uno cubano. E quale metafora migliore se non quella del pugilato per esprimere la lotta quotidiana dell’isola?
Mi chiedo se quel famoso proclama che recita “Hasta la ultima gota de sangre”, coniato da adulti decenni fa, sia sentito davvero da Cristian, Santos, Junior e da tutti gli altri ragazzini cubani che ogni mattina recitano, inquadrati, l’inno rivoluzionario. Cuba libre, sì, come recita il titolo del libro, illuminante, di Yoani Sanchez, autrice del blog Generacion Y, picchiata e minacciata per mezz’ora proprio lo scorso 6 Novembre da parte di agenti della Sicurezza dello Stato. Cuba libera per davvero da un’utopia obsoleta che rende tutti ugualmente poveri meno i militari che le scarpe ce l’hanno eccome, libera dalla costante ingerenza statunitense, dagli appetiti internazionali, dal peggio del capitalismo, dal mercato nero, dalla tessera di razionamento e dalla prostituzione dilagante.
Cuba libera da un’ideologia imposta, libera di essere vissuta dalla generazione della trentenne Yoani e da quelle future di Cristian, Santos e Junior che lottano ogni giorno per difendere la propria infanzia eroica.

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Roma Capitale 15 - 23 Ottobre 2009