MATTEA DI FABIO Ieri ho visto il tuo film, Marcin. Mi è
davvero piaciuto.
MARCIN WRONA
Grazie per averlo visto.
è il mio
primo film.
Partiamo dal titolo originale:
Moja Krew.
"Krew", se non sbaglio, ha un significato che va al di là di sangue.
Esattamente.
Non si tratta solo del sangue che ci scorre dentro, nelle vene, ma è la
discendenza. è il sangue come
figlio.
Non si tratta quindi solo del
sangue sulla faccia del protagonista Igor dopo un incontro sul ring o uno
scontro per strada. è un
sangue che vuole essere senso di appartenenza e di eredità?
Sì, Igor sente il bisogno di
comunicare con il mondo, di lasciare un segno del proprio passaggio. Igor è
un pugile che non può più combattere per i gravi danni subiti al cervello.
è abituato a comunicare
esclusivamente attraverso il corpo, attraverso le sue mani da boxer, e una
volta fuori dal giro, dal suo mondo, dall’unico mondo che conosce, trova una
grande difficoltà ad esprimere le proprie emozioni: dalla rabbia alla paura
all’amore. Le emozioni e la loro evoluzione sono al centro della storia e le
ho volute raccontare attraverso livelli diversi di comunicazione e
personaggi, apparentemente, diversi.
E i due protagonisti sono personaggi dalla fisicità totalmente diversa,
per esempio, direi opposta: Igor, interperetato da Eryk Lubos, è un fascio
di muscoli nervosi mentre Yen-Ha, interpretata da Luu De Ly, è minuta e
delicata.
Mi fanno pensare al gigante e alla piccola donna de
La Strada, un grande film che
racconta grandi emozioni...
Quando hai cominciato a scrivere la sceneggiatura perchè hai pensato
proprio alle figure di un pugile e di un’immigtata vietnamita?
Perché entambe le figure sono parte del mio mondo. Vengo dall’ambiente
sportivo, dal pugilato. Vengo da Varsavia, dove il film è ambientato e dove
la comunità asiatica e vietnamita, in particolare, è ben radicata e presente
da tempo con le proprie tradizioni. La zona tra lo stadio e la stazione
ferroviaria è un pezzo di Vietnam, sembra di stare lì e non a Varsavia! Il
mercato, gli odori, la gente. Amo quel posto, camminare per le vie del
mercato, osservare...e amo la zuppa vietnamita!
Mi ha colpito molto la ripresa dall’alto che fai proprio dai tetti di
quel mercato, quando Igor, vista Yen-Ha sull’autobus, scende alla stessa
fermata per seguirla. E comincia il viaggio in un altro mondo... E più i due
si avvicinano, più il viaggio nell’altra cultura si fa intenso. Ho notato
che Igor è affascinato non solo dalla delicatezza della ragazza, ma da tutto
il contesto come quando osserva curioso e rispettoso lo sgranare dei rosari
buddhisti o le bandiere colorate con le preghiere affidate al vento...
Sono due mondi che si incontrano pur nel conflitto. Igor e Yen-Ha sono
personaggi con un profondo conflitto, che cercano un posto nel mondo, una
posizione. Stringono un accordo, lui vuole un figlio, lei ha bisogno di un
permesso di soggiorno per restare in Polonia. Anche gli altri personaggi del
film si portano dietro un bagaglio più o meno pesante e hanno un intreccio
più o meno forte con le vite e le scelte dei due protagonisti. Quell’accordo
è dettato non solo da necessità materiali, ma è regolato anche e soprattutto
dalle emozioni
Marcin, grazie per
Moja Krew,
per questa storia d’amore nei confronti della propria identità.
Festa del Cinema, 17/10/2009 |