rome independent film festival

12.ma edizione

 

Roma Capitale, 03 / 11 aprile 2013

 

 

Cinque domande per Luigi Cinque

di Azzurra SOTTOSANTI

recensione

KINEMATRIX: Ciao Luigi, hai da poco vinto il RIFF, il Rome Independent Film Festival, con il film TRANSEUROPAE HOTEL. Come ci si sente a ricevere un riconoscimento così importante alla prima prova cinematografica?
 

LUIGI CINQUE: Miglior lungometraggio italiano (ex aequo con AQUADRO di Stefano Lodovichi) al RIFF è un piccolo grande riconoscimento, perché il mio lavoro è soprattutto rivolto ad un pubblico giovane, nel senso di non immischiato (e invecchiato) con le questioni più ossessive del cinema e dell’immagine e delle relative pressioni produttive, ma essenzialmente portatore di uno sguardo di intrattenimento culturale, in un certo senso anche problematizzato… che pone e si pone problemi. Noi siamo un’etichetta indipendente e, qui, ci giochiamo la nostra parte contro le (spesso) inutili major italiane e in un mercato distributivo poco dinamico, occupato, lobbistico, diciamo così, usando un eufemismo. Dove s’impongono i prodotti, si determina il gusto del pubblico base e si finisce per fare cartello/mercato. Noi stentiamo a essere presi in considerazione in Italia, mentre i festival internazionali ci accolgono con grande affetto e in alcuni casi con standing ovation.            
Chiudo dicendo che stiamo inventandoci una distribuzione personalizzata, con tanto di concerto a seguito e la cosa sta già funzionando bene. Il nostro film viene presentato in serate-evento che raffigurano un po’ la vecchia utopia della drammaturgia della arti. Cinema, poesia musica e, in alcuni casi, gastronomia migrante.

Tu sei un musicista di fama internazionale e sei noto anche come documentarista musicale. Da dov’è nata l’idea di realizzare un lungometraggio per il cinema?


Fu un progetto approvato dalla Film Commission Sicilia, allora diretta da Alessandro Rais, ed è stata per me una sfida per un racconto personale che, date le premesse, non poteva non essere che originale. Non attori, musicisti che interpretano se stessi, un giallo metafisico, la scienza e la magia a confronto, il road movie, la musica live, il mistero di una scomparsa e una possibile riapparizione, le favelas brasiliane e le saline siciliane, il concerto.    
     

Perché la Sicilia e perché proprio le saline di Trapani?


A parte gli obblighi amministrativi (Film Commission ecc.), è la luce della Sicilia che, se saputa cogliere, permette un certo tipo di narrazione metafisica. La stessa luce che in certe ore del giorno e in alcuni mesi dell’anno arriva dall’Atlantico sulle coste di Salvador Bahia e di Rio de Janeiro.


A cosa è legata la scelta di mixare diversi strumenti di produzione dell’immagine (videocamere hi e low-fi, immagini di repertorio)?


Si racconta anche e soprattutto una storia vera. E la memoria del film è anche la vera memoria mia e degli altri personaggi; fatta, dunque, di riprese con standard diversi, di documenti inediti, di repertori, sempre nostri.   
 

KINEMATRIX: Progetti per il futuro?   

Chissà che TRANSEUROPAE HOTEL non diventi una serie di racconti sull’argomento. Ma non una serie televisiva, ovviamente: semmai per la televisione.

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Roma Capitale, 03 / 11 aprile 2013