|
||||
|
||||
![]() |
||||
Certa
critica - la solita - ha detto che sono fuori luogo dei banditi con la
faccia così pulita (alla Kim Rossi Stuart o alla Riccardo Scamarcio, per
intenderci). Beh, in effetti è vero. Ma la realtà è che forse le facce
sporche non servivano a questo film, come non serviva un ispettore di
polizia stile Maurizio Merli quando ha le mani legate. La domanda da porsi è
COSA s'è voluto rappresentare. Certo, è innegabile che Placido ha
scoperchiato un recipiente bollentissimo e dolorosissimo. Forse è stato
addirittura una forzatura quell'infarcire la colonna sonora con un
repertorio di musiche anni Settanta così ridondanti, una operazione alla
Sapore di mare per intenderci... Ma comunque ha risvegliato in un pubblico
più adulto il ricordo del periodaccio della storia d'Italia, in cui tra una
"canzonetta" di Patty Pravo e una Franco Califano, capitava un assassinio in
pieno centro, un furto a una gioielleria finito nel sangue, un sequestro di
persona, un attentato politico, una strage di massa, e via dicendo. La
filmografia di quel periodo ne è testimone. Basterebbe leggere alcuni
titoli: Roma violenta, Napoli
violenta, Torino nera, Milano Calibro 9, Roma a mano armata, I ragazzi del
massacro, La polizia è sconfitta, La polizia chiede aiuto, La polizia
ringrazia, Banditi a Milano, Confessioni di un commissario al Procuratore
della Repubblica, Il prefetto di ferro, Napoli... la camorra sfida, la città
risponde... etc etc. Li ho citati così, alla rinfusa, come mi
passavano per la mente. Fino all'apocalittico (e preveggente) Italia:
ultimo atto? di Massimo Pirri, in cui gruppi eversivi manipolati
dall' "alto", tentano il colpo di stato. Un anno dopo il film di Pirri ci fu
il delitto di Via Fani. Avveniristico. Ma è
appunto l'eredità di queste pellicole che poco c'entra con il film di
Placido. Prima dicevo che manca un Maurizio Merli della situazione. E di
fatto Accorsi è un pesce fuor d'acqua, ma ha una sua funzionalità
all'interno del film. La sua figura dà un senso alla narrazione del "romanzo
criminale" dei personaggi della banda della Magliana. È questo uno dei
motivi per i quali Romanzo criminale NON ASSOMIGLIA a nessuno di quei
lontani parenti anni Settanta che pure trattavano le stesse tematiche. E una
delle cause è la gemmazione di questo prodotto dal calderone catodico delle
fiction, e miniserie varie, che Canale 5 e Rai 1 ci appioppiano ad ogni piè
sospinto del palinsesto settimanale. Lì pure le facce sono pulitissime
(tranne forse Ricky Memphis) e gli eventi si dipanano in un arco di tempo
che talvolta è di poco superiore alla durata di Romanzo
criminale. Lì per ragioni televisive si trancia il tutto in due
puntate, ed eccoti al martedì e al giovedì un figlioletto di Romanzo
criminale in formato 4:3. Il film di Placido ha molto della moda
fictionarda. Va ammesso. Ed è per questo che ASSOMIGLIA a tutti. Sembra un
rinverdito parente de "La Piovra", ma con accorgimenti più alla moda. E così
eccoti una colonna sonora anni Settanta (seppur nostrana) con qualche
inserto anni Ottanta tipo "Another One Bites the Dust" dei Queen che fa
cool, e la suddivisione in 3 parti, coi nomi dei personaggi, sorta di
scalata all'organigramma della banda in ordine cronologico. Molto, molto
Quentin Tarantino (musiche e suddivisione). Con un gioco dei flashback il
tutto sarebbe stato completo. Fortunatamente in Placido il flashback ha una
motivazione morale narrativa. Voto: 24/30 05:10:2005
|
||||
|
||||
|