ROMANZO CRIMINALE non è un film sulla strage
di Bologna: certo, quella tragedia lambisce il film, ne è sicuramente un
punto importante, entra nell'intreccio creato da Rulli e Petraglia
(ispirato al romanzo omonimo di Giancarlo de Cataldo, che collabora
anche alla sceneggiatura) ma non è il tema centrale della pellicola di
Placido. Le vicende che ispirano prima il romanzo, poi il film, sono
invece quelle della Banda della Magliana, che imperversò a Roma tra il
'77 e il '92, e la cui storia sicuramente s'intreccia con i tanti -
troppi - "misteri" italiani, tra i quali l'attentato alla stazione di
Bologna. Ma la sequenza della strage del 2 agosto è talmente potente -
grazie ad una scelta registica che farà probabilmente discutere,
ossia l'inserimento di filmati amatoriali dell'epoca, che per nulla
indugiano sui corpi martoriati e sulle rovine fumanti - che rimarrà
sicuramente a lungo nell'immaginario collettivo come "La Sequenza" della
strage di Bologna. La scelta di questa sequenza così forte è
giustificata però anche da un motivo profilmico - è infatti a Bologna
che Il Freddo (Kim Rossi Stuart) si rende conto che la Banda è stata
usata da qualcuno che sta più in alto, tra le sfere dello Stato e dei
servizi segreti deviati: c'era bisogno di "redimere" (letteralmente tra
virgolette) un criminale, uno che è abituato a sparare e sgozzare, e non
si poteva che ottenere tale effetto se non mostrando altri effetti,
quelli devastanti di una strage di innocenti, eseguita da qualcuno
ancora più criminale.
ROMANZO CRIMINALE è un film su dei
criminali, ispirati a dei criminali veri, che si muovono in un universo
grigio, in cui anche il Buono prova invidia per il Cattivo (si pensi
alla sequenza in cui il poliziotto Scialoja - Stefano Accorsi - assiste
all'incontro tra il Dandi - Claudio Santamaria - e l'affascinante
prostituta Patrizia - Anna Mouglalis - dall'interno della sua povera
auto). è un universo di
assassini privi di pietà, che sono però anche eroi romantici: e questa è
la forza della pellicola, quella di farci identificare con dei
personaggi che ci sono completamente estranei, uomini che si uccidono,
si vendono, si vendicano, uomini la cui "fine è nota", ma che sono
appunto protagonisti di un romanzo criminale, non di un
documentario. Inutile scandalizzarsi, chi di voi quando vede I
SOLITI SOSPETTI, si ricorda costantemente che stiamo parlando di
assassini?
ROMANZO CRIMINALE è un grande sforzo
produttivo, sia nella cura della recitazione (è stata fatta una ricerca
- ci segnala Pierfrancesco Favino - persino sulla gestualità dei
personaggi, per evitare che potessero cadere nella macchietta del
Romano de' Roma) sia nella realizzazione degli effetti
speciali; un film che merita di essere visto e di essere parlato, ma che
temo avrebbe più fortuna se si chiamasse CRIMINAL NOVEL, per richiamare
al cinema quel solito italiano medio che sposta il culo dalla poltrona
solo per vedere una pellicola Made in USA. Ma vi assicuro che
tutti, compreso Kim Rossi Stuart, che non so perché ha sempre quell'aria
sfigata di attore bello ma inespressivo, sono ottimi attori italiani. E
tornando ai belli ma inespressivi, e al cinema americano, ditemi quante
espressioni contate in un Johnny Depp.
ROMANZO CRIMINALE è un discorso in sospeso,
che richiede la lettura del romanzo omonimo di de Cataldo, e che apre
tante domande, fa vagare il pensiero, e colpisce nello stomaco.
Pierfrancesco Favino ci dice che i
personaggi del film sono come il vicino di casa che ha appena fatto una
strage ma che i coinquilini definiscono un tipo tranquillo e garbato,
che saluta sempre tutti.
I personaggi di Placido non hanno speranza
di salvezza, non sono giustificabili perché escono da situazioni
difficili - e in fondo lo stesso Sciajola poteva essere uno di loro - ma
si è salvato facendo altre scelte. Forse Placido avrebbe potuto
intitolare il film LA PEGGIO GIOVENTù,
e sarebbe stato allora interessante - e forse un po' inquietante -
sottolineare come l'unico personaggio puro, e innocente, di Roberta, è
interpretato dalla Jasmine Trinca de LA MEGLIO GIOVENTù.
Non ha molto senso sapere che il Nero -
Riccardo Scarmacio - è ispirato a Massimo Carminati - membro della Banda
della Magliana che era fisicamente presente a Bologna, il 2 agosto, e
che il banchiere che nel film viene ucciso è ispirato a Roberto Rosone,
vice presidente del Banco Ambrosiano che subisce un attentato - ma non
muore - il 27 aprile 1982 per mano di Danilo Abbruciati, che a sua volta
viene ucciso in un successivo conflitto a fuoco: tutto ciò è solo di
aiuto per Rulli e Petraglia, e prima ancora a de Cataldo, ma parliamo di
una storia, non della realtà.
Nella realtà troviamo invece, alla data del
28 settembre 2005, la notizia che il carabiniere che ha sparato e ucciso
Carlo Giuliani si candida nelle file di AN.
Voto: 30/30
30:09:2005
IO E IL FILM
materiale tratto dal presskitt di ROMANZO
CRIMINALE
"Romanzo Criminale" abbraccia quindici anni di storia italiana trasportando
sul piano della finzione narrativa alcune delle imprese che resero
tristemente famosa, fra il ’77 e il ’92, una banda di malavitosi romani.
Qualcuno ha detto che "Romanzo Criminale" sembra scritto per il cinema. Ancora
di più, che questo libro sembra una sceneggiatura romanzata. Considero
questi giudizi un complimento. L’esperienza delle scuole di sceneggiatura è
stata fondamentale per il mio modo di scrivere. Certi modi espressivi, il
tratto che ho conferito ai caratteri principali, il dialogato, l’abbondanza
di scene d’azione… tutto questo viene dal cinema. Che, ora, tutto questo
ritorni al cinema, al quale, in fondo, ha sempre appartenuto, è per me
motivo di grande contentezza. Quanto al film, beh, ogni sceneggiatura, anche
quella che prende le mosse da un romanzo così dichiaratamente
“cinematografico”, si risolve fatalmente in un tradimento della pagina
scritta. Qualcosa che nel libro ha una sua fondamentale importanza è
destinato a perdersi nel passaggio dalla lingua all’immagine. Qualcosa che
nel libro era solo accennato, o nascosto, o addirittura nemmeno presente,
emerge prepotentemente nell’immagine. Il libro si modifica, cambia di segno,
diventa, nel film, una cosa “altra”. Diventa, appunto,
Romanzo Criminale -
il film. Bene. E’ giusto che sia così. Questo, e non altro, è il senso del
“tradimento”. E nel tradimento conta una sola cosa: la reciproca
soddisfazione finale dei partner. Io l’ho provata.
Giancarlo de Cataldo
IL
MIO ROMANZO
Intervista a Michele Placido
materiale tratto dal presskitt di ROMANZO
CRIMINALE
Nell'ambiente del cinema italiano da molti mesi, ancora prima dell'inizio
delle riprese, si è sentito dire che il tema ed i modelli di "Romanzo
Criminale" erano "nelle corde di Michele Placido". Come e quanto hai tirato
quelle corde?
Le mie corde le ritrovo soprattutto per via degli sceneggiatori Rulli e
Petraglia con i quali ho condiviso lavori importanti della mia carriera sia
da attore che da regista, da Mery per sempre ad un capitolo de
La Piovra, da
Lamerica di Amelio a
Pummarò, e poi già con
Un eroe
borghese avevo diretto un film sulla cronaca italiana, diciamo di impegno
civile. Quella fu la mia esperienza attorno al caso del delitto Ambrosoli,
anche qui c'è un aspetto rilevante di cronaca dell'Italia di quegli anni -
fine Settanta e tutti gli Ottanta - con molti intrecci inquietanti tra
Mafia, attentati terroristici, i molti segreti dei Servizi Segreti. Quindi
io conoscevo già la tematica e ho trovato interessante la proposta di
Cattleya di andare a leggere un pezzo della storia d'Italia dall'ottica di
una banda di criminali.
Romanzo Criminale come “gangster movie” che tratteggia uno scenario
nazionale di turbolenze politiche e civili. Un film d'azione che parla per
"primi piani", la tecnica più intensa ed emotiva che il cinema consenta, per
raccontare l'ascesa e la caduta di un pugno di malviventi capitolini. Ci
sono generi e autori che ti hanno influenzato nel modo di filmare "quei
bravi ragazzi"?
Per raccontare questo tipo di storia, con il direttore della fotografia Luca
Bigazzi ci siamo orientati verso obiettivi appassionanti, appunto
emozionanti, chiedendoci anche che stile, linguaggi e tecniche adottare per
descriverli. A Roma oggi tutto è cambiato da quell'epoca che raccontiamo,
cambiati autobus, automobili, insegne di negozi, cartellonistica stradale.
Bigazzi ha suggerito allora di stringere i campi, contenere l'aria delle
inquadrature e con il primo piano far risaltare, come tu hai notato,
l'emotività dei personaggi. Emergono così le psicologie dei protagonisti che
naturalmente per essere valorizzate avevano bisogno di ottimi attori. E mi
pare proprio che tutti gli interpreti siano stati all'altezza del compito,
essenziali alla riuscita, sono tutti “in parte”, guai se li avessimo
sbagliati. Sui modelli ho guardato, diciamo meglio assorbito, quella parte
di storia del nostro cinema che va da Leone a Pasolini, non come modelli da
imitare ma come ispirazione per trovare ogni volta la soluzione ai problemi
di regia. Il verso e la direzione non sono quelli del grande cinema
americano, anche perchè sia Scorsese che Tarantino hanno ammesso più volte
di aver guardato al nostro cinema degli anni Settanta, e penso allora a
certi B-movie d'azione, quei film con Tomas Milian o Maurizio Merli, film
duri, d'azione e violenti che probabilmente facevano i conti con una realtà
altrettanto dura, un po' paranoica, dominata dal sospetto. Noi abbiamo messo
in scena i delitti certamente efferati, violentissimi, di quella "scuola
romana" della delinquenza.
Del lavoro sugli interpreti, per un regista che è anche e principalmente
attore di lunga esperienza, si dice spesso un gran bene. Può apparire come
un rapporto ideale, quasi idilliaco. Qui come attori hai avuto di fronte
quasi tutta la Meglio Gioventù nazionale e non. Come li hai guidati uno ad
uno? E' nato uno spirito di gruppo, una coesione virile che nel fondo
riflette anche l'essenza del film, quella della banda, della gang?
Credo proprio di sì, che ci sia stata la coesione e lo spirito di gruppo ma
pure una vera gara di bravura nel cercare tutti di superare se stessi. Non
c'è un ruolo principe, di protagonista assoluto. Qualcuno all'inizio di
riprese avrebbe preferito facce meno conosciute, più da malviventi che da
celebrità. In realtà gli interpreti della banda sono tutti veri romani,
Santamaria, Favino, Rossi Stuart e molti degli altri comprimari. Si sono
tutti molto documentati guardando immagini e leggendo articoli di giornali
dell’epoca, oltre ad avere divorato il romanzo di De Cataldo. La loro
romanità era necessaria anche se noi ci siamo solo ispirati, e non
raccontato, le gesta di una pericolosissima gang della Capitale. Credo poi
che Stefano Accorsi meriti una citazione speciale per il difficile ruolo del
commissario Scialoja, un ruolo ambiguo di personaggio ostile e antipatico.
Mi è parsa la sua una prova di maturità attoriale. Ma pure le due donne del
film sono emblemi di femminilità romane, Anna Mouglalis la puttana e Jasmine
Trinca la brava ragazza capace di redimere il delinquente. Con Anna ho
voluto mettere in scena una puttana molto raffinata, come le ragazze di
strada di Mauro Bolognini ne La notte brava, eleganti, esili, emaciate. Mi
piace ricordare che Mouglalis non è solo la testimonial di Chanel ma
un'attrice passata per il Consèrvatoire di Parigi, la nostra Accademia
d'Arte drammatica. E Jasmine invece è la tenerezza, la purezza d'animo, la
coscienza pulità ed il coraggio intellettuale.
Per approfondimenti su questa vicenda e "quegli"
anni:
COMMISIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA SUL TERRORISMO IN ITALIA
MISTERI D'ITALIA
laREPUBBLICA
RADIO24
UNILIBRO
ALMANACCO DEI MISTERI
FATTI DELLA BANDA DELLA MAGLIANA (un film di Daniele
Costantini) |