ROMANZO CRIMINALE

di Michele Placido

Con Kim Rossi Stuart, Anna Mouglalis, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria
e con Stefano Accorsi, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca

di Matteo FERUGLIO

 

ROMANZO CRIMINALE non è un film sulla strage di Bologna: certo, quella tragedia lambisce il film, ne è sicuramente un punto importante, entra nell'intreccio creato da Rulli e Petraglia (ispirato al romanzo omonimo di Giancarlo de Cataldo, che collabora anche alla sceneggiatura) ma non è il tema centrale della pellicola di Placido. Le vicende che ispirano prima il romanzo, poi il film, sono invece quelle della Banda della Magliana, che imperversò a Roma tra il '77 e il '92, e la cui storia sicuramente s'intreccia con i tanti - troppi - "misteri" italiani, tra i quali l'attentato alla stazione di Bologna. Ma la sequenza della strage del 2 agosto è talmente potente - grazie ad  una scelta registica che farà probabilmente discutere, ossia l'inserimento di filmati amatoriali dell'epoca, che per nulla indugiano sui corpi martoriati e sulle rovine fumanti - che rimarrà sicuramente a lungo nell'immaginario collettivo come "La Sequenza" della strage di Bologna. La scelta di questa sequenza così forte è giustificata però anche da un motivo profilmico - è infatti a Bologna che Il Freddo (Kim Rossi Stuart) si rende conto che la Banda è stata usata da qualcuno che sta più in alto, tra le sfere dello Stato e dei servizi segreti deviati: c'era bisogno di "redimere" (letteralmente tra virgolette) un criminale, uno che è abituato a sparare e sgozzare, e non si poteva che ottenere tale effetto se non mostrando altri effetti, quelli devastanti di una strage di innocenti, eseguita da qualcuno ancora più criminale.

 

ROMANZO CRIMINALE è un film su dei criminali, ispirati a dei criminali veri, che si muovono in un universo grigio, in cui anche il Buono prova invidia per il Cattivo (si pensi alla sequenza in cui il poliziotto Scialoja - Stefano Accorsi - assiste all'incontro tra il Dandi - Claudio Santamaria - e l'affascinante prostituta Patrizia - Anna Mouglalis - dall'interno della sua povera auto). è un universo di assassini privi di pietà, che sono però anche eroi romantici: e questa è la forza della pellicola, quella di farci identificare con dei personaggi che ci sono completamente estranei, uomini che si uccidono, si vendono, si vendicano, uomini la cui "fine è nota", ma che sono appunto protagonisti di un romanzo criminale, non di un documentario. Inutile scandalizzarsi, chi di voi quando vede I SOLITI SOSPETTI, si ricorda costantemente che stiamo parlando di assassini?

 

ROMANZO CRIMINALE è un grande sforzo produttivo, sia nella cura della recitazione (è stata fatta una ricerca - ci segnala Pierfrancesco Favino - persino sulla gestualità dei personaggi, per evitare che potessero cadere nella macchietta del Romano de' Roma) sia nella realizzazione degli  effetti speciali; un film che merita di essere visto e di essere parlato, ma che temo avrebbe più fortuna se si chiamasse CRIMINAL NOVEL, per richiamare al cinema quel solito italiano medio che sposta il culo dalla poltrona solo per vedere una pellicola Made in USA. Ma vi assicuro che tutti, compreso Kim Rossi Stuart, che non so perché ha sempre quell'aria sfigata di attore bello ma inespressivo, sono ottimi attori italiani. E tornando ai belli ma inespressivi, e al cinema americano, ditemi quante espressioni contate in un Johnny Depp.

 

ROMANZO CRIMINALE è un discorso in sospeso, che richiede la lettura del romanzo omonimo di de Cataldo, e che apre tante domande, fa vagare il pensiero, e colpisce nello stomaco.

Pierfrancesco Favino ci dice che i personaggi del film sono come il vicino di casa che ha appena fatto una strage ma che i coinquilini definiscono un tipo tranquillo e garbato, che saluta sempre tutti.

I personaggi di Placido non hanno speranza di salvezza, non sono giustificabili perché escono da situazioni difficili - e in fondo lo stesso Sciajola poteva essere uno di loro - ma si è salvato facendo altre scelte. Forse Placido avrebbe potuto intitolare il film LA PEGGIO GIOVEN, e sarebbe stato allora interessante - e forse un po' inquietante - sottolineare come l'unico personaggio puro, e innocente, di Roberta, è interpretato dalla Jasmine Trinca de LA MEGLIO GIOVENTù.

Non ha molto senso sapere che il Nero - Riccardo Scarmacio - è ispirato a Massimo Carminati - membro della Banda della Magliana che era fisicamente presente a Bologna, il 2 agosto, e che il banchiere che nel film viene ucciso è ispirato a Roberto Rosone, vice presidente del Banco Ambrosiano che subisce un attentato - ma non muore - il 27 aprile 1982 per mano di Danilo Abbruciati, che a sua volta viene ucciso in un successivo conflitto a fuoco: tutto ciò è solo di aiuto per Rulli e Petraglia, e prima ancora a de Cataldo, ma parliamo di una storia, non della realtà.

Nella realtà troviamo invece, alla data del 28 settembre 2005, la notizia che il carabiniere che ha sparato e ucciso Carlo Giuliani si candida nelle file di AN.

 

Voto: 30/30

30:09:2005

 

 

IO E IL FILM
materiale tratto dal presskitt di ROMANZO CRIMINALE

"Romanzo Criminale" abbraccia quindici anni di storia italiana trasportando sul piano della finzione narrativa alcune delle imprese che resero tristemente famosa, fra il ’77 e il ’92, una banda di malavitosi romani. Qualcuno ha detto che "Romanzo Criminale" sembra scritto per il cinema. Ancora di più, che questo libro sembra una sceneggiatura romanzata. Considero questi giudizi un complimento. L’esperienza delle scuole di sceneggiatura è stata fondamentale per il mio modo di scrivere. Certi modi espressivi, il tratto che ho conferito ai caratteri principali, il dialogato, l’abbondanza di scene d’azione… tutto questo viene dal cinema. Che, ora, tutto questo ritorni al cinema, al quale, in fondo, ha sempre appartenuto, è per me motivo di grande contentezza. Quanto al film, beh, ogni sceneggiatura, anche quella che prende le mosse da un romanzo così dichiaratamente “cinematografico”, si risolve fatalmente in un tradimento della pagina scritta. Qualcosa che nel libro ha una sua fondamentale importanza è destinato a perdersi nel passaggio dalla lingua all’immagine. Qualcosa che nel libro era solo accennato, o nascosto, o addirittura nemmeno presente, emerge prepotentemente nell’immagine. Il libro si modifica, cambia di segno, diventa, nel film, una cosa “altra”. Diventa, appunto, Romanzo Criminale - il film. Bene. E’ giusto che sia così. Questo, e non altro, è il senso del “tradimento”. E nel tradimento conta una sola cosa: la reciproca soddisfazione finale dei partner. Io l’ho provata.
 

Giancarlo de Cataldo
 

 

IL MIO ROMANZO
Intervista a Michele Placido
materiale tratto dal presskitt di ROMANZO CRIMINALE

Nell'ambiente del cinema italiano da molti mesi, ancora prima dell'inizio delle riprese, si è sentito dire che il tema ed i modelli di "Romanzo Criminale" erano "nelle corde di Michele Placido". Come e quanto hai tirato quelle corde?

Le mie corde le ritrovo soprattutto per via degli sceneggiatori Rulli e Petraglia con i quali ho condiviso lavori importanti della mia carriera sia da attore che da regista, da Mery per sempre ad un capitolo de La Piovra, da Lamerica di Amelio a Pummarò, e poi già con Un eroe borghese avevo diretto un film sulla cronaca italiana, diciamo di impegno civile. Quella fu la mia esperienza attorno al caso del delitto Ambrosoli, anche qui c'è un aspetto rilevante di cronaca dell'Italia di quegli anni - fine Settanta e tutti gli Ottanta - con molti intrecci inquietanti tra Mafia, attentati terroristici, i molti segreti dei Servizi Segreti. Quindi io conoscevo già la tematica e ho trovato interessante la proposta di Cattleya di andare a leggere un pezzo della storia d'Italia dall'ottica di una banda di criminali.

Romanzo Criminale come “gangster movie” che tratteggia uno scenario nazionale di turbolenze politiche e civili. Un film d'azione che parla per "primi piani", la tecnica più intensa ed emotiva che il cinema consenta, per raccontare l'ascesa e la caduta di un pugno di malviventi capitolini. Ci sono generi e autori che ti hanno influenzato nel modo di filmare "quei bravi ragazzi"?

Per raccontare questo tipo di storia, con il direttore della fotografia Luca Bigazzi ci siamo orientati verso obiettivi appassionanti, appunto emozionanti, chiedendoci anche che stile, linguaggi e tecniche adottare per descriverli. A Roma oggi tutto è cambiato da quell'epoca che raccontiamo, cambiati autobus, automobili, insegne di negozi, cartellonistica stradale. Bigazzi ha suggerito allora di stringere i campi, contenere l'aria delle inquadrature e con il primo piano far risaltare, come tu hai notato, l'emotività dei personaggi. Emergono così le psicologie dei protagonisti che naturalmente per essere valorizzate avevano bisogno di ottimi attori. E mi pare proprio che tutti gli interpreti siano stati all'altezza del compito, essenziali alla riuscita, sono tutti “in parte”, guai se li avessimo sbagliati. Sui modelli ho guardato, diciamo meglio assorbito, quella parte di storia del nostro cinema che va da Leone a Pasolini, non come modelli da imitare ma come ispirazione per trovare ogni volta la soluzione ai problemi di regia. Il verso e la direzione non sono quelli del grande cinema americano, anche perchè sia Scorsese che Tarantino hanno ammesso più volte di aver guardato al nostro cinema degli anni Settanta, e penso allora a certi B-movie d'azione, quei film con Tomas Milian o Maurizio Merli, film duri, d'azione e violenti che probabilmente facevano i conti con una realtà altrettanto dura, un po' paranoica, dominata dal sospetto. Noi abbiamo messo in scena i delitti certamente efferati, violentissimi, di quella "scuola romana" della delinquenza.

Del lavoro sugli interpreti, per un regista che è anche e principalmente attore di lunga esperienza, si dice spesso un gran bene. Può apparire come un rapporto ideale, quasi idilliaco. Qui come attori hai avuto di fronte quasi tutta la Meglio Gioventù nazionale e non. Come li hai guidati uno ad uno? E' nato uno spirito di gruppo, una coesione virile che nel fondo riflette anche l'essenza del film, quella della banda, della gang?

Credo proprio di sì, che ci sia stata la coesione e lo spirito di gruppo ma pure una vera gara di bravura nel cercare tutti di superare se stessi. Non c'è un ruolo principe, di protagonista assoluto. Qualcuno all'inizio di riprese avrebbe preferito facce meno conosciute, più da malviventi che da celebrità. In realtà gli interpreti della banda sono tutti veri romani, Santamaria, Favino, Rossi Stuart e molti degli altri comprimari. Si sono tutti molto documentati guardando immagini e leggendo articoli di giornali dell’epoca, oltre ad avere divorato il romanzo di De Cataldo. La loro romanità era necessaria anche se noi ci siamo solo ispirati, e non raccontato, le gesta di una pericolosissima gang della Capitale. Credo poi che Stefano Accorsi meriti una citazione speciale per il difficile ruolo del commissario Scialoja, un ruolo ambiguo di personaggio ostile e antipatico. Mi è parsa la sua una prova di maturità attoriale. Ma pure le due donne del film sono emblemi di femminilità romane, Anna Mouglalis la puttana e Jasmine Trinca la brava ragazza capace di redimere il delinquente. Con Anna ho voluto mettere in scena una puttana molto raffinata, come le ragazze di strada di Mauro Bolognini ne La notte brava, eleganti, esili, emaciate. Mi piace ricordare che Mouglalis non è solo la testimonial di Chanel ma un'attrice passata per il Consèrvatoire di Parigi, la nostra Accademia d'Arte drammatica. E Jasmine invece è la tenerezza, la purezza d'animo, la coscienza pulità ed il coraggio intellettuale.

 

 

Per approfondimenti su questa vicenda e "quegli" anni:

COMMISIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA SUL TERRORISMO IN ITALIA

MISTERI D'ITALIA

laREPUBBLICA

RADIO24

UNILIBRO

ALMANACCO DEI MISTERI

FATTI DELLA BANDA DELLA MAGLIANA (un film di Daniele Costantini)

 

ROMANZO CRIMINALE

Regia: Michele Placido
Anno: 2005
Nazione: Italia
Data uscita in Italia: 30:09:2005
Genere: Drammatico, Biografico