BUG

di William Friedkin
Con Ashley Judd, Michael Shannon

di Chiara ARMENTANO

 

27/30

 

Dopo un anno di tribolazioni, Bug ha raggiunto finalmente anche le sale americane. Presentato al Festival di Cannes dello scorso anno, il film aveva già fatto parlare di sé dando luogo a pareri discordanti, ma non era stato ancora presentato al grande pubblico. Accolto positivamente dai più, in realtà l’ultima fatica di Friedkin, regista dell’ormai storico The Exorcist (1973), film cult per quasi 3 generazioni di amanti del’horror e non, aveva tutti gli ingredienti per riaffermare la validità di un autore spesso bistrattato e relegato ai b-movies, irrimediabilmente legato a quella “R” di rating che nel sistema americano significa pubblico esclusivamente adulto. Il punto è che il film non arriva alla fine. Tentiamo di spiegarci meglio. A una prima superficiale occhiata la storia sembrerebbe contenere gli elementi esatti per ripercorrere l’ansia imperante e implacabile del nobile precedessore (pur racchiusi in una storia del tutto diversa).
Comincia infatti nel migliore dei modi: una stanza di motel logora, una giovane donna affascinante e sfatta, un locale di dubbia reputazione dove lei lavora. Con cupo realismo il regista abilmente dipinge la squallida esistenza di una cameriera annoiata dalla dura e frustrante routine quotidiana in chissà quale abbandonata provincia americana.
Agnes (Ashley Judd) divisa tra lavoro, whisky e sigarette, più qualche pausa galante con la sua giovane amica e collega di lavoro, conosce una sera Peter, timido dai modi gentili, la cui amicizia interviene a rompere l’equilibrio della coppia e a cambiare in modo irreparabile la vita della protagonista.
Tutta la prima parte del film è un’ottimo, convincente esercizio di stile e bravura in cui Friedkin ci dimostra la sua innata dimestichezza col mezzo cinematografico e la sua abilità nel manovrare intricati fili visivi e narrativi. Da un nucleo originario piuttosto semplice, arriviamo quasi a un’ora dalla fine col fiato sospeso, la gola secca e la voglia di capire cosa sta succedendo alla coppia di sciagurati.
Ma arrivati sin qui, questa fantomatica ultima ora di narrato diventa qualcosa di amorfo, inconsistente, ridicolo. Mentre la follia dei due amanti si fa sempre più assurda e impraticabile, il film assume i connotati deviati di una parodia degli stessi avvenimenti che prima avevano intrigato, per condurci all’epilogo finale che si dipana come apoteosi di un delirio collettivo, coronamento di un incubo paranoico di autodistruzione.
Con questo non si vuole dire che il film non raggiunga ottimi momenti di tensione e soprattutto che non sia portavoce di ansie fondate in tempi come quelli recenti.
Il film analizza metaforicamente le angosce di una società fiaccata dal perdurare di guerre inutili, quella del Golfo citata nel film è solo la prima di una serie di conflitti iniziata nei novanta di cui portiamo ancora cicatrici. Ma è anche una feroce e significativa testimonianza del clima di terrore psicologico che il popolo americano ha subìto e di cui è (suo malgrado) portavoce, reso ancor più gravoso da quel fatidico 11 settembre in cui il castello di finte certezze crollò in un colpo solo.
Tornano in mente particolari memorabili dall’intera storia del genere, che ha sempre inscritto in sé i traumi storici del suo periodo di appartenenza, (a partire dall’indimenticabile Invasion of the Body Snatchers, a The Thing from another World a mille altri film che hanno iniziato la sci-horror fiction al cinema). Il leitmotiv del complotto politico ordito con i mezzi più invasivi si tramuta da paura del fuori a terrore endemico, una tragedia consumata fino alla fine tra le quattro spoglie mura di una camera privata.
Imperdibile l’interpretazione dei due attori protagonisti (la Judd già menzionata e Michael Shannon, alias Peter), parte indelebilmente essenziale degli effetti - in alcuni casi sconcertanti - della visione. Quando a Cannes Friedkin aveva spiegato la necessità di vedere la Judd nel ruolo di Agnes, per via del suo passato infelice e abusato in una famiglia del Kentucky, probabilmente già sapeva che il suo ruolo avrebbe rappresentato metà del coinvolgimento dello spettatore sullo schermo. E così è stato senz’altro.

 

15:06:2007

BUG

Regia: William Friedkin
Stati Uniti 2006, 102'

Genere: Horror