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Dopo 10 anni di attesa il ritorno di
Coppola al cinema con Youth withouth youth, in italiano
Un'altra giovinezza,
diventa senza dubbio l’evento più atteso dell’intera Festa del Cinema di
Roma, soprattutto perché il regista italo americano ha scelto questo
festival per presentare il suo nuovo lavoro in anteprima mondiale.
Difficile collocare la pellicola in un genere, essa è thriller, storia
d’amore e d’avventura, nonché appassionata indagine filosofica.
Spiegarne la trama sarebbe riduttivo per quanto essa è legata a filo doppio
a tutto il non detto che il film nasconde. Ma, in sintesi.
Un’altra giovinezza è la storia di una seconda chance, una nuova possibilità
di vita che il destino concede a Dominic Matei (Tim Roth), attempato
professore di linguistica che, folgorato da un fulmine, ritrova una
misteriosa vitalità mentale e forza fisica. Grazie a quest’evento
straordinario può riprendere gli studi di una vita basati sull’origine del
linguaggio, del tempo e della conoscenza. Dopo essere sfuggito ai nazisti
che vogliono poter sfruttare le sue potenzialità, Dominic si imbatte in
Laura (Alexandra Maria Lara) una donna che le ricorda Veronica, l’amore di
gioventù mai dimenticato. La donna, in seguito ad un incidente in montagna
comincia a parlare in sanscrito e si presenta come Rupini, discepola di un
filosofo indiano vissuto nel VII secolo. Dominic e Veronica si innamorano e
fuggono a Malta lontano dall’attenzione morbosa della stampa internazionale
attratta dalla singolare coppia dell’uomo ringiovanito da un fulmine e dalla
donna oggetto di una reincarnazione. Nel soggiorno maltese Veronica comincia
a vivere continui episodi di reincarnazione nei quali si esprime in lingue
arcaiche sempre più antiche. Quando la situazione della donna comincia a
peggiorare Dominic, pur affascinato dalla possibilità di raggiungere,
tramite le sue estasi, l’origine del linguaggio, comprende di doverla
salvare. Rinuncia a lei, e ai suoi studi e, così facendo, la salva.
Ritornato nella città natale di Piatra Neamt, in Romania, Dominic è arrivato
alla fine del suo viaggio, ritrova, in sogno o nella realtà questo non
importa , i suoi vecchi amici. Il cerchio si chiude lì dove è iniziato:
Dominic comprende che è arrivata la sua ora, e si abbandona sulla neve ad
una morte che lo trova, stavolta, pacificato.
Non è sbagliato definire Un’altra giovinezza un film autobiografico, è lo
stesso regista a farlo. “Come Dominic, ero torturato e bloccato dalla mia
incapacità di portare a termine un lavoro importante. A 66 anni, mi sentivo
frustrato: da otto anni non facevo un film, le mie aziende andavano a gonfie
vele, ma la mia vita creativa era inappagata”.
La nuova chance che concede al suo protagonista è la possibilità che lui
stesso si è dato, per ritornare ad una certa idea di cinema: lontana dai
budget hollywoodiani e dalle faraoniche produzioni americane, un cinema che
sa di autonomia e di nuova creatività. Il fulmine che dà a Dominic la
possibilità di avere una seconda possibilità, è stato per Coppola il testo
di Mircea Eliade, intellettuale, storico e studioso di religioni, che ha
ispirato il suo lavoro.
E se quello di Dominic è un viaggio a ritroso alle origini del linguaggio e
della conoscenza, quello di Coppola è, senza ombra di dubbio, una sfida,
fatta a se stesso, per ritrovare la sua personale concezione di cinema.
Grande la prova degli attori, uno su tutti lo straordinario Tim Roth che
porta sullo schermo un personaggio dai 26 ai 101 anni, e che si esibisce
nella duplice interpretazione, dell’io fisico di Domic e di quello
proiettato, malefico e doppio che lo accompagna fino alla fine. La sua
interpretazione di Dominic, asciutta e mai sopra la righe, permette di
attraversarne tutta la complessità e profondità.
Ad una prima visione, quindi, quello di Coppola sembra essere un percorso
molto intimo e personale, compiuto, soprattutto, senza nulla concedere al
suo pubblico.
Il film è talmente ricco, complesso, sofisticato, simbolico, e pieno di tali
rimandi metaforici e filosofici che una seconda visione andrebbe consigliata
per coglierne a pieno i continui rimandi e le innegabili stratificazioni.
Voto: 28/30
07:11:2007
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