DOGVILLE
di Lars Von Trier
Con: Nicole Kidman, Harriet Andersson, Lauren Bacall

di Loris SERAFINO


America, primi anni del '900. Per gli abitanti di Dogville, un piccolo villaggio americano incassato tra le montagne rocciose, la vita trascorre tranquilla nella monotonia delle abitudini familiari. Una sera, preceduta da alcuni colpi di pistola, nella cittadina giunge la misteriosa e affascinante Grace (Kidman). La ragazza, in fuga da alcuni pericolosi ed enigmatici gangster, chiede e ottiene ospitalità dalla comunità locale, a patto che si renda utile presso ciascuna famiglia. Grace si farà presto amare, dimostrandosi sensibile con tutti e ben disposta a darsi da fare per ripagare l'ospitalità dei locali, ma quando al paese giunge la notizia che la giovane è ricercata dalla polizia per lei saranno tempi duri. Insomma, in un mondo di belve, l'agnellino è destinato a soccombere, a meno che non sappia tirare fuori gli artigli. Secondo episodio della ideale trilogia che il regista danese dedicata all'America e al sogno americano. Con il solito piglio esaltato e provocatorio il regista si diverte a scombinare le carte in tavola, per una volta attenua le regole del suo dogma, si trattiene dal far traballare eccessivamente la telecamera ma continua imperterrito a farsi beffe dello spettatore erigendosi a subdolo burattinaio delle sue emozioni - questa volta in modo più sottile rispetto alle pellicole precedenti - e ridendosela alle sue spalle. L'idea di ambientare tutta la vicenda in un teatro dalle scenografie ultra-stilizzate è l'ultima trovata per mandare in visibilio i seguaci radicalchic del suo cinema finto-estremo, ma il "Von Trier-pensiero" è asmatico, risaputo, tutto chiuso nel suo stesso compiaciuto formalismo, e alla fine si dimostra solo uno sterile esercizio di contorta rappresentazione dell'ovvio.

 

DA CANNES 2003 ::: L'Altra Recensione :::
 

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Voto: 18/30

13.11.2003

 


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