Come lo stesso Gabriele
Salvatores ammette, il suo Come Dio
Comanda prende molte ispirazioni dal
Paranoid Park di Gus Van
Sant. Il protagonista italiano sembra la fotocopia di quello del film
americano: stessa faccia carina e un po’ graffiata, stesso look “felpa e
cappuccio in testa” e, più in generale, stessa fotografia e mood
drammatico.
Quello che cambia è la storia, una storia che nasce dal romanzo di Niccolò
Ammaniti ma che viene plasmata e abbondantemente tagliuzzata, molto qua e
molto là, per la sua trasposizione cinematografica.
Come Dio Comanda, ambientato
nella provincia del nord Italia, racconta la storia cupa e disperata di un
padre e di un figlio, Rino e Cristiano Zena. Il primo lavoratore molto
precario, arrabbiato con il mondo, chiuso in se stesso e convinto che la
violenza sia l’unica forma di difesa possibile; il secondo adolescente
introverso che vede nel padre un grande eroe da idolatrare e soprattutto da
emulare. Isolati nel loro tragico rapporto d’amore, Rino e Cristiano hanno
un unico e strampalato amico: il cosiddetto “Quattro Formaggi”, un ragazzo
dalla mente instabile per via di un incidente. Tra lande desolate, piogge
torrenziali e case sparse tra superstrade e depositi di legno, questa triade
di solitudini disperate si muove disegnando un percorso di abissi, tragedie
ed errori che sembrano non potersi correggere mai...
Come Dio Comanda è una storia
forte e dalle grandi potenzialità, contenuta in un film in cui gli errori
però, purtroppo, si fanno sentire (e notare). Troppo “citofonati” molti
passi della sceneggiatura, decisamente legnose le interpretazioni dei
protagonisti (fatta eccezione per Elio Germano che ancora una volta è capace
di regalarci una grande prova), eccessive le ripetizioni di alcune scene
(quante volte ci si scambia questo I-pod che sembra contenere come unica e
sola canzone “She’s the one” di Robbie Williams?).
Insomma un film dalle grandi ambizioni ma che poi non riesce, nel risultato
finale, a soddisfare le aspettative. Salvatores non riesce proprio, qui, a
bissare la grandezza che regalò all’Io
non ho paura del 2003. Questa volta siamo davvero lontani dal poter
parlare di un film fatto, appunto, “come Dio comanda”.
05:12:2008
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