Martedì 2 dicembre, al
cinema Quattro Fontane di Roma, si è svolta l’anteprima del film “Come dio
comanda”, in uscita nelle sale il 12 dicembre e distribuito da 01
Distribution. Alla proiezione ha partecipato il regista Gabriele Salvatores,
lo scrittore Niccolò Ammanniti (dal cui libro è tratto il film) e la maggior
parte dei componenti del cast, Elio Germano, Filippo Timi, Angelica Leo e
Alvaro Caleca, che al termine della proiezione hanno risposto alle tante
domande dei giornalisti presenti in sala. Di seguito trovate un estratto
dell’incontro.
(Per Salvatores e Ammanniti). Come nasce questa nuova collaborazione? E
come avete tratto dal libro questo film?
G.Salvatores Ormai io
e Niccolò ci conosciamo da anni e possiamo definirci amici. L’idea di questo
suo libro mi è subito piaciuta moltissimo: quella di questo padre
cattivissimo che è capace di insegnare al figlio “l’odio con tanto amore”.
Il libro è di 500 pagine, per cui ci si potevano fare anche 2 o 3 film con
tutti i personaggi che conteneva. Noi abbiamo scelto un taglio preciso di
cui alla fine sono molto felice...
N.Ammanniti è vero, la
mia storia si poteva raccontare almeno in 2 modi: con gli occhi del
protagonista, come in “Io non ho paura” oppure decidere di fare un racconto
più ampio, con il punto di vista di tutti i personaggi. Nello scrivere mi
sono buttato più su questa seconda scelta perché in fondo è quella che mi
diverte di più, per quanto riguarda il film invece ho pensato che fosse più
adatto scegliere un punto di vista preciso e tagliare un sacco, tagliare
tutto il resto, tantissimi altri personaggi che ci sono nel libro ma che qui
avrebbero confuso le idee. Mi è dispiaciuto perché ho rinunciato a tanti
personaggi che io amavo di più ma sono contento che ci siamo concentrati su
questo rapporto così intenso e in un certo senso “malato” tra un padre e un
figlio. Alla fine ci siamo trovati tutti d’accordo e siamo andati avanti
così.
Incredibilmente questo padre così cattivo rappresentato nel film è però
molto più vicino al figlio di tanti padri di famiglie cosiddette più felici
che al contrario non riescono ad amare i propri figli ed a trasmettergli
vicinanza. Sarebbe bello commentare questo aspetto così interessante della
storia...
GS Effettivamente questo è un aspetto che mi ha interessato
molto...si è detto spesso che i romanzi di Niccolò sono come specchi della
nostra epoca; Ammanniti ci mostra un aspetto quasi ancestrale, antico,
qualcosa che supera il momento contingente della realtà quotidiana; sono
storie antiche che toccano delle corde delicate, la messa in discussione dei
ruoli, del padre, della madre...una volta c’era forse più prevaricazione e
un pizzico di violenza in più in questi rapporti ma almeno “si teneva la
posizione”. Dare un esempio – persino se sbagliato – è importante perché
rappresenta una guida da rispettare. Un ragazzo ha bisogno che qualcuno gli
dica che cosa è bianco e che cosa è nero: crescere vuol dire poi superare un
qualcosa che ci è stato detto o magari anche imposto, ma se nessuno ci dice
mai “questo è bianco e questo è nero” oppure, peggio, ci dice “decidiamolo
insieme” ecco che questo, secondo me, può creare molti danni...
Tornando al film, quanto avete voluto far riferimento ai fatti di cronaca
e quanto è stato difficile per gli attori interpretare personaggi così bui,
che più che agire forse reagiscono e basta?
GS Per quanto mi riguarda ho cercato di non guardare ai fatti di
cronaca. La cronaca, l’uso che se ne fa, sta invadendo troppo le nostre
vite: io semmai volevo vedere cosa c’era dietro, rappresentare una sorta di
“favola nera”. Quindi no, proprio lontano dalla cronaca...
NA Per quanto riguarda il libro, quello che racconto sì, potrebbe
essere un fatto di cronaca. Quello che succede normalmente però è che la
cronaca descrive le cose dopo che sono successe, un libro, la letteratura,
possono invece raccontare tutto quello che avviene prima, il malessere e i
processi che stendono le basi di ciò che accadrà dopo.
F.Timi è stato
interessantissimo interpretare qualcuno che può manifestare le sue emozioni
fino in fondo. Io mi sono aiutato con la mia filosofia “che nessun essere al
mondo è innocente”. Questa visione mi ha aiutato per estremizzare i
sentimenti che prova questo padre e che vuole trasmettere a suo figlio.
Dunque è entusiasmante portare al cinema cose che nella vita vera non si
riescono a fare: amare fino in fondo, urlare fino in fondo, odiare fino in
fondo. E’ catartico. E poi la pioggia finta bagna davvero!
E.Germano Sono molto d’accordo con quello che ha detto Filippo. Tutti
i personaggi di questo film sono di una bellezza incredibile. Nel mio caso
specifico è il personaggio più bello con cui mi sia capitato di
confrontarmi. Perché sono personaggi totali, amano e odiano in maniera
totale e confrontarsi con queste cose è un’esperienza incredibile. Il set
con la pioggia era pazzesco, di tipo teatrale, con un sacco di prove, senza
neppure sapere dov’era la telecamera. Lo ripetevo ancora oggi in macchina,
venendo qui: i personaggi di questo film sono senza tempo e tu non
smetteresti mai di interpretarli, proprio come a teatro, appunto.
A.Leo: Io non faccio parte della triade di “disperazione” diciamo. Ci
finisco per caso, per un equivoco. Il mio personaggio rappresenta più la
parte normale, delle famiglie per così dire più tranquille, con la scuola,
le amiche e così via. Fare questo film è stato comunque molto difficile,
molto faticoso. La scena del bosco che ho fatto appunto con Elio è una scena
che ha richiesto anche fisicamente uno sforzo molto grande: la pioggia, il
fango...e quando la scena finiva rimanevi ancora lì come sospesa e
agitata... come se non fosse finita davvero.
A.Caleca Io mi sento molto distante dal personaggio che interpreto:
io e Cristiano siamo due persone molto diverse, però questo in realtà mi ha
anche aiutato. Penso che dentro di noi abbiamo molti personaggi e
l’importante è soltanto farli uscire. Cristiano forse in fondo rappresenta
una parte di me che ho sempre represso e durante le riprese ho dato libero
sfogo a ciò che non sono nella realtà. L’importante è lasciarsi andare...
Questo è un film fatto tutto di uomini. Non avete mai pensato
all’inserimento di una figura femminile?
NA Sì, in realtà
mentre scrivevo io ci avevo pensato. La storia doveva prendere un’altra
piega e doveva dunque arrivare anche la figura di una donna ma poi ho
lasciato perdere...
GS Secondo me a volte la presenza di qualcosa di importante viene
determinata proprio dalla sua assenza. Forse se ci fosse stata una donna
nella storia, appunto, le cose non sarebbero andate così...
Quanto conta la religione in questo film?
GS Beh, con un titolo così, sicuramente se ne sente la presenza! Per
quanto mi riguarda...io non lo se c’è Dio. Di segni di Dio nella realtà
sinceramente non ne vedo, vedo molti segni degli uomini, nel bene e nel
male, quindi penso che Dio siamo noi.
05:12:2008
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