15mo FESTIVAL CINEMA AFRICANO
14/20:03:2005

milano

di Marco BRUNELLI

15° FESTIVAL CINEMA AFRICANO

Si è svolta a Milano,nella settimana dal 14 al 20 marzo,la 15° edizione del festival del cinema africano.
Nonostante la mancanza di volti noti (a differenze delle edizioni precedenti che hanno visto fra le altre cose, la presentazione di opere di Kiarostami), non sono state poche le sorprese e gli spunti interessanti, anche grazie all’inedita inclusione di una nuova sezione aperta ai tre continenti e dedicata ai film documentari: il CONCORSO DOCUMENTARI “FINESTRE SUL MONDO” con una decina di documentari lungometraggi realizzati da registi d’Africa, Asia e America Latina.
Le proiezioni del Festival, circa 100 film tra pellicole e video, hanno avuto luogo in quattro sale cinematografiche situate nel centro di Milano: L’AUDITORIUM SAN FEDELE, LO SPAZIO OBERDAN, il cinema GNOMO, Il Multisala ARCOBALENO e, seppure in minor misura, IL CENTRE CULTUREL FRANCAIS DE MILAN.
Per quanto riguarda i vincitori,mi ha personalmente sorpreso il fatto che U-Carmen eKhayelitsha (il film che più mi ha convinto e che era giustamente uno dei maggiori accreditati al successo finale) sia tornato a casa a mani vuote, senza conquistare nemmeno una misera menzione d’onore. Per il resto, l’altra grande pellicola della rassegna, Turtles Can Fly, si è guadagnato i favori del pubblico e una meritata menzione speciale nella sezione lungometraggi.
Nella sezione documentari, giusto il premio a ARLIT, DEUXIEME PARIS, anche se è stata una bella lotta con NOUS, LES IRAKIENS.
KARE KARE ZVAKO ha vinto il premio come miglior cortometraggio; premio che forse sarebbe stato più giusto dare a LA NUIT DE LA VERITE, deliziosa pellicola che riporta alla memoria i migliori lavori di Michelangelo Antonioni.
Ad ogni modo, l’auspicio è, come sempre, che questa rassegna possa diventare un trampolino di lancio verso una distribuzione più capillare nelle sale italiane piuttosto che una semplice manifestazione elitaria. Un po’ più di coraggio da parte dei distributori italiani potrebbe portare allo scardinamento dei tanti pregiudizi che questo tipo di cinema si porta inesorabilmente dietro e garantirebbe perlomeno un po’ di qualità artistica in più in mezzo a tanta mediocrità. Il festival del cinema africano ha dimostrato anche quest’anno di non essere solo un semplice “esotismo”, ma piuttosto una realtà interessante che merita di essere presa in considerazione.
Di seguito le varie sezioni,con i rispettivi i film.


Concorso Lungometraggi Finestre sul mondo
Questa sezione ha proposto un’ accurata selezione di lungometraggi realizzati da registi d’Africa, Asia e America Latina. Tra i film selezionati: O HEROI, di Zezé Gamboa (Angola) – opera prima angolana, Miglior film straniero al Sundance, racconta in modo toccante le sorti di un reduce della lunga ed estenuante guerra angolana che ha perduto una gamba. LA NUIT DE LA VERITE, di Regina Fanta Nacro (Burkina Faso) – Miglior opera prima al Festival di San Sebastian, è una tragicommedia sul processo di perdono e riconciliazione ambientata in un ipotetico paese africano dove le guerre interetniche hanno dato vita ad atrocità ineffabili. TURTLES CAN FLY, di Bahman Ghobadi (Iran) - Miglior film al Festival di San Sebastian e Premio del pubblico al Festival di Rotterdam appena conclusosi – ambientato pochi giorni prima dell’invasione americana dell’Iraq, in un campo di rifugiati curdi al confine con la Turchia, racconta la difficile esistenza dei bambini del campo che per sopravvivere disinnescano le mine inesplose per poi rivenderle. E ancora U-Carmen eKhayelitsha di Mark Dornford-may, film vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino 2005: una splendida Carmen cantata e recitata nella township di Khayelitsha di Cape Town. Il testo della famosa opera di Bizet è stato tradotto nella lingua locale Xhosa. La fotografia raffinata, l’impianto coreografico dell’opera, il canto lirico non ci fanno mai scordare, neanche per un attimo, che siamo in Africa, tra africani, immersi nella cultura metropolitana della township.

El cielito

di Maria Victoria Menis

(Argentina) 2004, 93’
Prima Nazionale
In un’Argentina devastata dalla crisi economica, nasce un tenero e insolito legame tra Felix, un giovane vagabondo, e Chango, un bimbo di appena un anno Nella campagna della Pampa, Felix è assunto come bracciante da Roberto, il padre di Chango. Mentre in casa cresce la tensione tra Roberto e la moglie, Felix comincia a prendersi cura del neonato. Tra i due nasce un grande affetto. Felix, orfano dei genitori, sente che deve dare al bambino l’amore negatogli dalla famiglia. Emarginato dalla società e solitario, il giovane ha trovato uno scopo nella vita: salvare il bimbo dal caos.

Un dia sin mexicanos

di Sergio Arau

(Messico/Usa/ Spagna) 2004, 90’
Prima nazionale
Un giorno che sembra essere uguale a tutti gli altri, la California si sveglia in un mondo che le riserva un’incredibile novità: un terzo della sua popolazione è scomparsa. Quattordici milioni di individui nelle cui vene scorre sangue ispanico sono magicamente scomparsi. Lo stato è paralizzato economicamente, politicamente e socialmente. La crisi avanza da San Francisco a San Diego. Una sola domanda è sulla bocca di tutti: dove sono finiti i messicani?

L’Enfant Endormi

di Jasmine Kassari

(Marocco) 2004
La realtà dell’immigrazione vista per una volta con gli occhi e il cuore di chi resta; la sofferenza e l’inquietudine delle giovani donne abbandonate subito dopo il matrimonio ad una vita di solitudine, punite severamente se si avvicinano ad un altro uomo. Donne che vivono nell’attesa infinita di un uomo che non ritornerà e che addormentano nel loro ventre il feto nell’assurda speranza che possa venire alla luce il giorno del ritorno del padre.

O heroi

di Zeze Gamboa

(Angola) 2004, 97’
Prima nazionale
Vitório è un ex-combattente dell’esercito angolano che ha perduto una gamba sopra una mina. Per le strade di Luanda scopre che la guerra continua, una guerra quotidiana per la sopravvivenza. Nessuna solidarietà e riconoscenza dal suo popolo, anzi un assurdo accanimento contro i più deboli. Un giorno gli rubano anche la protesi. Tre incontri cambieranno la sua vita: con Joana sogna un amore impossibile; con Judite ritrova la sua dimensione umana; con Manu inventa una famiglia possibile.

Lakposhta Ham Parvaz

(Le tartarughe possono volare)

di Bahman Ghobadi

(Iran) 2004, 95’
Prima nazionale
Pochi giorni prima dell’invasione americana dell’Iraq, in un campo di rifugiati curdi al confine con la Turchia, la popolazione confida nell’abilità di Kak Satellite, un ragazzino tredicenne esperto in antenne paraboliche. Sono isolati dal mondo e cercano di carpire dalla televisione informazioni sul loro futuro. La difficile esistenza del ragazzino si complica quando incontra una ragazzina di un villaggio vicino, orfana e già madre. Per sopravvivere tutti i bambini del villaggio disinnescano le mine inesplose e le rivendono al mercato. L’arrivo degli americani è vissuto come la liberazione da tutte le sofferenze, ma cosa cambierà realmente nella vita di questa gente dimenticata da tutti?

La nuit de la vérité

di Fanta Regina Nacro

(Burkina Faso) 2004, 100’
Prima nazionale
In un paese immaginario dell’Africa sconvolto da un’atroce guerra genocida, i leader delle due etnie rivali decidono di far tornare la pace e di dare il via ad un processo di riconciliazione. Ma il perdono e la tolleranza richiedono il tempo di una rielaborazione del lutto. La moglie del Presidente, il cui figlio è stato trucidato senza pietà, non riesce a liberarsi dai fantasmi del passato. Fuori di sé dal dolore, è sopraffatta dal desiderio di vendicare la morte del figlio.

Okhotnik

(Il cacciatore)

di Serik Aprimov

(Kazakistan) 2004
Prima nazionale
La natura selvaggia delle montagne del Kazakistan è il regno indiscusso del Cacciatore. Il suo incubo è Kokjal un lupo solitario che semina il terrore tra la popolazione. Quando il giovane Erken gli ruba il cavallo e poi sfugge alla polizia rifugiandosi sulle montagne, il Cacciatore lo raggiunge e decide di tenerlo con sé. Gli insegnerà a riconoscere i segni della Natura, a sopravvivere in un mondo dove gli uomini e gli animali sono governati dalle stesse leggi. Costretto a tornare in città per salvare la madre, Erken è catturato e messo in prigione. Il Cacciatore si lancia da solo sulle orme di Kokjal.

Shangkhonad

di Abu Sayeed

(Bangladesh) 2004 102’
Prima nazionale
Chand torna al suo villaggio dopo 27 anni d’assenza. Nessuno lo riconosce. E’ un uomo segnato dal passato, il trauma che ha subito nel corso della sua infanzia lo accompagnerà per sempre. Ora, l’unico suo desiderio è quello di vivere in pace il resto dei suoi giorni nel villaggio natio. Non si fa riconoscere perché nessuno crederebbe alla sua buona fede e tutti penserebbero che è tornato per vendicarsi. Ma la maga , sempre in dialogo con gli spiriti de villaggio, lo riconosce. Per Chand non ci sarà più scampo. Il destino si ripeterà in modo ineluttabile.

U-Carmen eKhayelitsha

di Mark Dornford-May

(Sudafrica) 2005
Prima nazionale
La splendida Carmen cantata e recitata nella township di Khayelitsha di Cape Town. Il testo della famosa opera di Bizet è stato tradotto nella lingua locale Xhosa. Carmen lavora in una fabbrica di tabacchi, ed è lì che incontra il sergente di polizia Jongi. Nasce una storia d’amore e morte. Per lei Jongi lascia la polizia e comincia a frequentare gli ambienti criminali dove Carmen è cresciuta. Il resto della storia segue le orme della famosa opera lirica. La fotografia raffinata, l’impianto coreografico dell’opera, il canto lirico non ci fanno mai scordare, neanche per un attimo, che siamo in Africa, tra africani, immersi nella cultura metropolitana della township.

Whisky

di J. P. Rebella e P. Stoll

(Uruguay) 2004 94’
Prima nazionale
La piccola e squallida fabbrica di scarpe è tutto l’universo di Jacobo. Marta è la sua fedele e umile segretaria da sempre. La routine di Jacobo è minacciata dall’arrivo del fratello, Herman, che torna a casa dopo anni d’assenza. Per salvare le apparenze, Jacobo chiede a Marta di fingersi sua moglie. Quando Herman li trascina in una vacanza al mare, i tre sconosciuti si sforzano di creare una quasi famiglia. Le situazioni che si creano sono assurde ed esilaranti. Marta e Jacobo, dopo anni trascorsi uno accanto all’altra nell’indifferenza, cominciano a conoscersi. E’ il momento per loro di posare, di dire “whisky” e di sorridere…
(VEDI ANCHE IBERAMERICANA)


Concorso documentari Finestre sul mondo
Nuova sezione “concorso” del Festival, proporrà una selezione del meglio della produzione documentaria proveniente da Africa, Asia e America Latina.
Tra i titoli selezionati: ARAFAT MY BROTHER, di Rachid Masharawi (Palestina) - presentato all’ultimo Festival di Rotterdam, un toccante ritratto del leader palestinese attraverso i ricordi del fratello Fathi Arafat; MAHALEO di Raymond Rajaonarivelo e Cesar Paès, un insolito, emotivo, ritmico viaggio in Madagascar accompagnati dalla musica dei Mahaleo, i Buena Vista Social Club dell’isola; EL VELO DE BERTA di Esteban Larrain che racconta la commovente storia di un’anziana indios cilena che ha lottato per anni da sola contro una multinazionale rifiutando di vendere la propria terra.


Accampamento de Desminagem

di Licinio Azevedo

(Mozambico) 2005 60’
Prima nazionale
I campi minati e le conseguenze della guerra civile sono ostati oggetto di molti documentari, ma Azevedo inverte la rotta del suo film spostando l’obiettivo sugli uomini che oggi sminano i campi. Alcuni sono ex-combattenti, anche di fazioni contrarie, altri disoccupati che cercano un’alternativa al crimine, altri ancora non hanno famiglia e nulla da perdere. La dimensione di vita comune nelle tende, il rischio quotidiano di perdere la vita, li ha resi un gruppo unito, un gruppo d’uomini veramente speciali.

Arafat my brother

di Rachid Masharawi

(Palestina) 2004 75’
Prima nazionale
Una riflessione sulla storia di Yasser Arafat e della Palestina, ma anche una riflessione più profonda sulla Storia, su chi fa la storia e su chi la racconta. Il regista comincia a filmare nel 2003 un ritratto d’Arafat attraverso le memorie di Fathi Arafat, il fratello più giovane del leader. Malato di cancro, Fathi sta combattendo la sua lotta personale per la vita. Il dottore gli dice: “Non combatto il cancro, ma per la sua immunità e il suo morale” e Fathi immagina il fratello dire le stesse parole al popolo palestinese. Grazie all’aiuto di Fathi, il regista riesce ad incontrare Arafat a Ramallah. Vuole parlargli, vuole che lo aiuti a capire cosa sta succedendo….

Bunso

(The youngest)

di Ditsi Carolino

(Filippine) 2004 63’
Prima nazionale
Tony, Diosel e Bunso sono tre bambini imprigionati in un carcere di Manila insieme ai criminali adulti. Le condizioni di vita nella prigione sono disumane, i carcerati dormono ammassati, si lavano con la pioggia e ricevono come pasto un pugno di riso. Fuori dal carcere i genitori di Tony vivono nel degrado della povertà e dell’alcoolismo. La madre di Bunso, il più piccolo e ribelle, è convinta che la prigione gli darà una lezione e lo metterà in riga una volta per tutte. Con gran discrezione, senza inutili patetismi, Ditsi Carolino riesce ad ascoltare i bambini, a farli parlare di sé, a restituire loro tutta la dignità negata. La loro consapevolezza è sconcertante.

The concrete revolution

di Xiaolu Guo

(Cina) 2004 60’
Prima nazionale
Il 21° secolo è in mano alla Cina, si dice a Pechino. Ma che prezzo stanno pagando i cinesi per la costruzione della nuova Cina? La regista dà voce agli operai che vengono dalla provincia e lavorano nei cantieri edilizi, giorno e notte. Spesso aspettano mesi prima di esser pagati. Sono disperati. La città li ha fagocitati per poi espellerli. Non c’è posto per loro nella nuova Pechino. Intanto fervono i preparativi per le Olimpiadi del 2008.

The importance of being elegant

di George Amponsah e Cosima Spender

(Ghana/UK) 2004 69’
Prima nazionale
Esilarante ed inquietante incursione nel mondo della Sape (Société d’Ambianceurs et des Personnes Elegantes), uno dei movimenti più travolgenti della cultura black, nato negli anni ‘80. I Sapeurs, congolesi immigrati in Francia e in Belgio, hanno un’unica religione: la moda. I loro Dei: Roberto Cavalli, Yohji Yamamoto, Dolce & Gabbana; il loro leader assoluto: Papa Wemba, detto anche il Re della Sape. Seguendo per alcuni mesi il famoso musicista congolese, il film esplora le dinamiche del gruppo, la loro dottrina, i guai con la giustizia, la clandestinità e la disperata ricerca di un’identità nell’ostile Olimpo della moda europea: Parigi.

Mahaleo

di Raymond Rajaonarivelo e Cesar Paes

(Madagascar) 2004 90’
Prima nazionale
La voce e la musica dei Mahaleo hanno accompagnato i malgasci dalla caduta del regime coloniale fino ad oggi. I sette musicisti hanno rifiutato lo show business e hanno scelto d’impegnarsi tutti nello sviluppo del loro paese. Attraverso le loro attività sociali, la musica, le bellissime parole delle canzoni che ricordano il blues, il country e i cantautori delle lotte popolari, facciamo un viaggio insolito, emotivo, ritmico, in Madagascar.

Nous, les irakiens

di Abbas Fahdel

(Irak) 2004 54’
Prima nazionale
La quotidianità a Baghdad nel salotto di una casa come tante altre, quella del fratello del regista. I preparativi in attesa della guerra, i commenti davanti alle immagini della tv, le scorte alimentari, le difficoltà dei figli a frequentare la scuola. Un’altra faccia dell’Iraq, più umana, più profonda: le paure e le speranze di un popolo che sta uscendo dall’incubo della dittatura per ricadere nel caos. Dopo la caduta del regime, il regista torna a Baghdad per riabbracciare i suoi cari. Insieme al fratello esce per le strade, incontra la gente. “Ero venuto a filmare la morte, ma è la vita che ha preso il sopravvento..”.

Oscar

di Sergio Morkin

(Argentina) 2004 61’
Prima nazionale
Oscar, tassista di Buenos Aires, affianca al suo lavoro un’occupazione altrettanto impegnativa: cambiare il volto della sua città ridipingendo e reinterpretando i grandi manifesti pubblicitari. Con humour ed irriverenza, Oscar conduce da solo la sua battaglia contro il consumismo. Il messaggio commerciale si trasforma di volta in volta in satira politica, in collage surreale, in immagine dissacratoria (osa persino utilizzare l’icona di Peron). Intanto, per le strade di Buenos Aires, si colgono frammenti dell’attualità argentina di lotta e di protesta.
 

El velo de Berta

di Esteban Larrain

(Cile) 2004 73’
Prima nazionale
Nelle montagne del sud del Cile, la multinazionale Endesa ha messo in opera il grande progetto Ralco: la costruzione di una diga sul fiume Bio Bio. Le acque del fiume hanno invaso le terre di circa 100 famiglie della comunità indigena Pehuenche. Dal 1996 un gruppo di donne anziane ha opposto una strenua resistenza al progetto. Tra queste, l’ultraottantenne Berta Quintremán, una donna unica per carattere, spirito ed energia che ha vissuto tutta la vita in armonia con la natura nella terra dei suoi antenati, secondo le tradizioni del suo popolo. Il film è un omaggio al suo coraggio e un atto di solidarietà per la difesa dei diritti delle popolazioni indigene.
 


Concorso cortometraggi africani
La sezione ha ospitato una selezione accurata delle brevi fiction più recenti realizzate, in pellicola o in video, da registi provenienti da tutta l’Africa e dalla diaspora.

Africains poids moyens

di Daniel Cattier

(Zimbabwe/Belgio) 2004 17’
Samwa, il leone congolese, è a Bruxelles con l’amico allenatore in attesa di combattere contro René, il gallo belga: una sfida afro-europea che Samwa vuole vincere a tutti costi. Chiusi in un appartamento, i due africani si allenano senza tregua. Alla vigilia del match, ascoltano alla radio il discorso di Lumumba. Il Congo è finalmente libero, il nuovo Presidente condanna pubblicamente i torti subiti dal suo popolo. Samwa “getta la spugna”… torna in Congo rifiutandosi di combattere. Sceglie per la libertà.

Au-delà du temps

di Jean-Chris Semutakirwa e Serge Zeitoun

(Mali/Francia) 2004 28’
Due generazioni di donne a confronto. La giovane fa la tassista a Bamako ed aggredisce il marito fannullone. “Come si fa a sopportarlo?” chiede alla donna anziana cui ha dato un passaggio. La vecchia sorride e racconta in un lungo flash back la storia della sua dura esistenza, costretta a sposare un uomo che non amava. Ma non è mai troppo tardi per riscattare la propria felicità…. L’anziana donna confida alla giovane i suoi più intimi segreti.

L’autre mal

di Tairou Tasséré Ouédraogo

(Burkina Faso) 2005 26’
Rakieta è vittima di un matrimonio forzato. E’ sposata ad un vecchio, ma ama segretamente il giovane Ousmana. Quando il marito si ammala, Rakieta cerca in ogni modo di salvarlo. Non vuole essere giudicata una cattiva moglie. Tutte le cure sembrano inutili, fino a quando un guaritore le dà un’erba miracolosa. Il vecchio guarisce. Non è ancora in grado di reggersi in piedi e già escogita il modo di uccidere il suo rivale, Ousmana. Finirà per cadere vittima del suo stesso tranello. Il destino sembra clemente con i due giovani amanti, ma un altro male si oppone alla loro felicità: le voci maligne del villaggio.

Aveux

di Mohamed Lakhdar Tati

(Algeria) 2004 15’
Una camera d’albergo, un uomo e una donna. Il desiderio è creazione… di colori, spazi, suoni e parole. Sono due sconosciuti? Non si sa. Forse sono solo amanti persi nel gioco della seduzione.

Case 474

di Thabang Moleya

(Sudafrica) 2004 20’
Un uomo è in carcere. La notte è perseguitato da incubi, sono i ricordi traumatici della sua infanzia. Un donna lo ascolta, è il suo avvocato difensore. Per l’uomo è l’occasione per raccontare la sua vita, i crimini che ha commesso. I flash back del suo passato sono come scene tratte da un B-movie di gangster. Questa è stata la sua vita. Ma quando confesserà alla donna, il suo reato più grave, per lei sarà impossibile continuare a difenderlo……….

Déjà Loué

di Meiji U Tum'si

(Congo) 2004 9’
Lei, bella, meticcia, dinamica e ambiziosa è al suo ultimo giorno di prova, ancora un piccolo passo e poi potrà firmare il contratto di lavoro con un’importante agenzia immobiliare. Una giornata d’appuntamenti tra le quattro mura di un appartamento e poi la telefonata di conferma del lavoro. Ebbra di gioia, chiude la porta in faccia all’ultimo cliente: un africano. Lui insiste, lei lo respinge. Lui insiste ancora, lei lo respinge…. Un errore che le costerà caro.

How to make a friend

di Kara Miller

(Giamaica – UK) 2004 7’
Per tenere compagnia al figlio unico di 11 anni, la madre invita a casa due bambine vicine di casa. Dopo un inizio un po’ impacciato in cui i tre bimbi si studiano l’uno l’altro, l’atmosfera si riscalda con un po’ musica, loro si rilassano ed è subito amicizia. Una divertente e tenera evocazione della spontaneità e immediatezza delle amicizie infantili.

Kare Kare Zvakon

(Mother’s Day)

di Tsitsi Dangarembga

(Zimbabwe) 2004 30’
In un villaggio africano la carestia ha colpito duramente una famiglia. Il padre decide di uccidere la moglie per sfamarsi con la sua carne. Le tende quindi una trappola mortale, ma eliminare la madre dei suoi figli non sarà una cosa semplice….. Ispirato ad un racconto shona, il film reinterpreta gli elementi macabri e magici della tradizione popolare in chiave musicale cantata e danzata. Uno dei rarissimi esempi di musical del cinema africano.

Lahna lalhia

(Une place au soleil)

di Rachid Boutounes

(Marocco) 2004 14’
Un uomo sulla sessantina riceve una medaglia al lavoro dal Comune. Vive in Francia da 1965, tutta una vita da immigrato al servizio della nettezza urbana. Oggi è in pensione. Invia in Marocco ad una donna senza volto e senza nome il diploma che lei appende con cura alla parete insieme a tutte le altre foto che hanno scandito i suoi anni di lontananza. E’ arrivato il momento di tornare al paese? Per ora si siede a prendere il sole al tavolino di un bar con gli altri pensionati...

Nazra Lel Sama

(Uno sguardo verso il cielo)

di Kamla Abou Zikri

(Egitto) 2003 10’
L’angoscia e la paura di una ragazza del Cairo. Ha spergiurato. Per difendersi dalle accuse dello zio che l’ha vista amoreggiare con un ragazzo su un ponte del Nilo ha giurato il falso sul Corano. Terrorizzata dalle conseguenze del suo gesto sacrilego, si rinchiude in casa a pregare. Quando un giorno lo zio finisce in ospedale, tutti pensano ad una punizione divina. Per la giovane, è un chiaro segnale che la vita ricomincia…

Pour la nuit

di Isabelle Boni-Claverie

(Costa d'Avorio/Francia) 2004 26’
Dopo anni d’assenza, Muriel torna nella casa paterna per la veglia funebre della madre. Lo scontro con il padre è feroce. Figlia di un’africana e un francese, Muriel porta dentro i segni di un disagio culturale. Sopraffatta dal dolore, la giovane fugge e trascorre una notte alla deriva, in taxi per le strade di Marsiglia, in riva al mare, nei bar, tra le braccia di uno sconosciuto: una notte insonne alla ricerca disperata di segnali di vita…..

Prince Loseno

di Jean-Michel Kibushi

(Rep Dem. del Congo) 2004 29’
Un reame lontano nel cuore dell’Africa profonda. Il Re Muakana Kasongo Ka Ngolo ha tre mogli, ma non riesce ad avere figli…Chiede aiuto alla guaritrice Yakouba, ma poi l’allontana accusandola di stregoneria. Infine il bimbo tanto atteso arriva, ma il giorno della sua incoronazione, il re muore all’improvviso. Morale della favola: la nascita e la morte sono gemelle nel destino dell’uomo. Film d’animazione di marionette ispirato alle leggende della tradizione orale africana.

Visa - La dictée

di Ibrahim Letaief

(Tunisia) 2004 26’
Divertente parodia delle acrobazie sempre più sofisticate cui sono costretti i tunisini per ottenere un visto d’ingresso in Francia. L’ultima immaginaria legge sull’immigrazione impone un nuovo esame da superare: un dettato in lingua francese. Con zero errori si ottiene il visto. Per il povero Rachid comincia un’immersione forzata nel regno della francofonia: trasmissioni di France culture, musica di Trenet e nouvelle cuisine….


Concorso documentari Africani:
La sezione ha presentato presenta brevi documentari e non fiction realizzati da registi africani ed ha avuto l’obiettivo di mostrare quanto siano interessanti le nuove tendenze del cinema africano e le sperimentazioni di un nuovo approccio al documentario e alla docu-fiction.
La memoria, nel suo rapporto con la Storia o con un passato che sa ancora di cronaca, con eventi intimi o con segni indelebili della propria cultura d’origine, è l’elemento con il quale si confrontano - con sguardi e percorsi estetici e narrativi diversi - gli autori inseriti nel concorso dei documentari africani. Nomi noti che hanno fatto e stanno facendo la storia del cinema delle Afriche (Mahamat-Saleh Haroun, presente con la prima mondiale di KALALA, Raja Amari, Sarah Maldoror) o filmmaker che, con altrettanta ostinazione, percorrono le strade della memoria e dell’incontro fra culture.

Algeriennes

di Djamel Sellani

(Algeria/Francia) 2004 57’
La guerra d’Algeria per una generazione di donne. Materiali d’archivio e testimonianze di tre combattenti per un racconto che comincia negli anni Trenta, durante la loro adolescenza, per proseguire negli anni Cinquanta della Resistenza, degli arresti, delle torture, fino al 2003, quando per le protagoniste è arrivato il tempo della parola, dopo quarant’anni di silenzio assoluto.

Borry Bana, le destin fatal de Norbert Zongo

di Luc Damiba e Abdoulaye Diallo

(Burkina Faso) 2003 58’
Il 13 dicembre 1998 il giornalista indipendente del Burkina Faso Norbert Zongo viene trovato morto, insieme a tre compagni, in un’auto carbonizzata a sud di Ouagadougou. L’opposizione, la società civile, gli studenti si sono organizzati per chiedere giustizia e verità sul suo assassinio. Per la prima volta l’affaire Zongo è descritto in immagini, con testimonianze e immagini di repertorio inedite.

Brown

di Kali Van der Merwe

(Sudafrica) 2004 56’
Viaggio personale della cantautrice sudafricana Ernestine Deane nei luoghi del suo passato. Nel momento in cui sta per diventare madre, si avventura in un’inchiesta intima e soggettiva nelle sue radici, negli anni Sessanta quando i nonni furono deportati dalle loro terre e costretti ad abitare in sobborghi urbani. La musica diventa strumento di memoria emozionale e politica.

Un bus pour Palenque

di Wilfrid Massamba

(Congo – Colombia) 2004 18’
A Cartagena, in Colombia. A contatto con la popolazione locale che ha radici africane. Il rap e le canzoni tradizionali. La musica come segno-memoria delle origini. La scoperta di un set africano lontano dal continente, come una ‘cartolina postale’ dalla cui superficie si aprono pagine di Storia e di vita quotidiana.

Dancing wizard

di Caroline Kamya

(Uganda) 2004, 10’
Breve, intenso, originale ritratto di un ottantenne ballerino e maestro di danza, tra documentario e schegge di finzione per rievocare la vita di un uomo pieno d’energia, i suoi sogni e la realtà da affrontare. Immagini essenziali/espanse che al tempo stesso mostrano e lasciano intuire.

Episodio della serie "Extraordinary People Extraordinary Lives".

Everything is gonna be alright

di Tamer Ezzat

(Egitto) 2004, 52'

Alcuni mesi dopo l’11 settembre 2001 il regista Tamer Ezzat rivolge la sua videocamera su se stesso e su compagni egiziani di New York. In modo diaristico coglie la vita nelle strade e il punto di vista dei connazionali che abitano lì e discutono delle conseguenze dell’attacco alle Twin Towers sulle loro vite e del ruolo dei media nel fomentare un’opinione negativa sugli arabi.

Hun

di Arnaud Zohou

(Benin/Francia) 2005 17’
Una video-lettera al rito vudù. Un lavoro sperimentale sulla memoria, sul mistero dell’energia che scaturisce dai corpi, dai rituali, da una sfilata su statue di legno, da un leone che scalpita in una gabbia, dai luoghi di un’Africa impossibile da contenere nello spazio ristretto di un’inquadratura. “Il vudù è il culto che noi rendiamo ai nostri ricordi più cari”.

Kalala

di Mahamat Saleh Haroun

(Ciad) 2005
Un film per descrivere, attraverso le parole, il ricordo delle persone che l’hanno conosciuto, qualche breve immagine dal set di Bye bye Africa e fotografie, la figura di Kalala, come veniva soprannominato, l’amico più caro di Haroun, presenza costante sui set dei suoi film, morto di Aids. Un film-ritratto in assenza del suo protagonista. Un film, anche, per affrontare senza paura il tema dell’Aids, ancora tabù in Ciad.

Mère patrie

di Albertine Lastera

(Benin/Francia) 2004
La storia di una donna pied noir costretta a lasciare adolescente l’Algeria nel momento dell’indipendenza del Paese nordafricano. Nella sua abitazione francese, rievoca - per pensieri che si materializzano oltre le immagini d’archivio montate sulla sua testimonianza - la propria lacerazione intellettuale e emozionale, un rapporto intimo, fisico e mentale, con l’Algeria amata e abbandonata.

Regard de mémoire

di Sarah Maldoror

(Francia/Guadalupa)
Realizzato per l’Unesco e il Consiglio Regionale della Martinica nel quadro del bicentenario dell’abolizione della schiavitù. Viaggio sulla strada della deportazione, dall’isola di Gorée in Senegal alla fortezza francese nella regione del Jura dove fu rinchiuso e morì Toussaint L’Ouverture. Per giungere alla Martinica, ulteriore luogo di memorie rievocate da Aimé Cesaire come da giovani studenti liceali.

Sorcière, la vie

di Monique Mbeka Phoba

(Congo/Francia) 2004 52’

Dopo aver trascorso parte dell’infanzia nel Congo-Kinshasa, dove la stregoneria è parte integrante della vita delle persone, la filmaker Monique Mbeka Phoba si è trasferita in Belgio. Un giorno, decide di affrontare il rapporto con quella sua eredità culturale accompagnata da una guida speciale: l’anziano dottor Dieka che si pensa possegga, da sempre, grandi poteri occulti.

Sur le traces de l'oubli

di Raja Amari

(Tunisia) 2004 58’
Nel centenario della morte di Isabelle Eberhardt (1877-1904) un ritratto della scrittrice e viaggiatrice svizzera innamorata del deserto,scomparsa travolta da un’inondazione ad Ain Sefra. Un ritratto stratificato che si compone di fotografie, lettere, voce femminile off, corpi senza tempo, luoghi descritti ritrovati e filmati con sguardo multiforme, dal mare al deserto ai vicoli. Fino alla sua tomba nella campagna algerina.

Zad Moultaka

di Laila Kilani

(Marocco) 2004 52’
Ritratto di un singolare compositore e pittore, Zad Moultaka, cerniera di due mondi, quello mediorientale e quello europeo. Libanese e francese, fonda la sua esperienza artistica sulla coesistenza della scrittura musicale occidentale con l’oralità della tradizione araba al fine di superare le contingenze di entrambe per nuove esplorazioni della musica e della voce.
 


Panoramica sul cinema africano
La sezione ha proposto un’ampia e significativa scelta di lungometraggi in 35mm e in video della più recente produzione africana. In particolare quest’anno sono stati presentati i film provenienti dal Fespaco, il grande festival del cinema africano di Ouagadougou che ha avuto luogo a fine febbraio 2005.
Tra i titoli già selezionati: I LOVE CINEMA, di Ossama Fawzi (Egitto), riflessione sulla lotta della religione contro le arti in tutte le culture, attraverso la storia di un padre che impedisce al figlio di andare al cinema perché è “peccato”. OUAGA SAGA, di Dani Kouyaté (Burkina Faso), vivacissimo ritratto dei giovani di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso.
 

Al'lèèssi

di Rahmatou Keïta

(Niger) 2003 69’
Zalika Souley oggi vive nella periferia di Niamey con i suoi quattro figli, in una casa senz’acqua corrente né elettricità. Negli anni 60, agli esordi del cinema nigerino Zalika era una star del grande schermo. Il racconto della sua vita, del rapporto d’amicizia con i registi Moustapha Alassane et Oumarou Ganda, delle sue difficoltà a farsi accettare come attrice recitando anche i ruoli d’adultera e prostituta, è l’occasione di far rivivere i capolavori dei due grandi pionieri del cinema nigerino e di riflettere sulla situazione attuale del cinema in Africa e del ruolo della donna nella società moderna africana.

Fama... bontoula bela magd

di Dalila Ennadre

(Marocco/Egitto) 2004 52’
All’età di 15 anni Mé Fama decide di consacrare la propria vita a lottare per un Marocco libero e democratico. La sua storia si intreccia con quella di diverse generazioni femminili che hanno combattuto e combattono per i loro diritti e per quelli dei loro figli. Un viaggio ai quattro lati del Regno alla scoperta di una parte fondamentale della Storia del Marocco

Forgiveness

di Ian Gabriel

(Sudafrica) 2004 112’
Tertius Coetzee, ex agente di polizia ai tempi dell’apartheid, si reca in un villaggio di pescatori dove vive la famiglia di Daniel, una delle sue vittime. Nonostante sia stato assolto dai crimini commessi, Coetzee è schiacciato dai sensi di colpa. Perdono, oblio, redenzione sono temi ormai ricorrenti nel cinema sudafricano. L’incontro con la famiglia sarà carico di grande tensione, la presenza di Coetzee fa riemergere un dolore insostenibile. Il film solleva interrogativi etici sul concetto cristiano del perdono cui non è facile trovare una risposta….

Le grand voyage

di Ismaël Ferroukhi

(Marocco-Francia) 2004 108’
Road movie che attraversa mezza Europa per arrivare fino alla Mecca. Il padre, immigrato in Europa da anni, chiede al figlio Reda di accompagnarlo. Ogni mussulmano deve andare almeno una volta nella vita alla Mecca. Un viaggio interminabile di 5000 km in automobile. Tra i due non c’è mai stato dialogo, solo ostilità e indifferenza. Una distanza enorme li divide, culturale e generazionale. Per il figlio vive la dimensione più laica del viaggio, il padre quella più rigorosa del pellegrinaggio. Un percorso lungo e difficile che li obbligherà, per la prima volta, a guardarsi, a parlare ed a scoprire il sentimento profondo che li unisce.

I love cinema

di Ossama Fawzi

(Egitto) 2004 120’
Sulle orme di Nuovo cinema paradiso, un bimbo del Cairo appassionato di cinema deve lottare con il padre che considera il cinema come fonte di peccato. Anche a casa la situazione è critica, il padre, in piena crisi di esaltazione religiosa, rifiuta rapporti sessuali con la moglie. Lei, insegnante di disegno, ha dovuto abbandonare la sua professione. Riflessione sulla lotta della religione contro l’arte in tutte le culture.. …in questo caso un po’ provocatoria perché il film viene da un paese mussulmano e parla d’integralismo cattolico.

Le malentendu colonial

di Jean-Marie Teno

(Camerun) 2004 75’
Il documentario, narrato in prima persona dal regista, è un viaggio attraverso la storia per far luce sulla complessa e problematica relazione tra la colonizzazione e le missioni europee nel continente africano. In particolare il regista esamina il lavoro svolto dalle missioni tedesche che dovevano portare in Africa il Cristianesimo, ma in realtà aiutarono il potere coloniale europeo a imporre la propria cultura e la propria legge.

El Manara

di Belkacem Hadjadj

(Algeria) 2004 90’
Asma, Fawzi e Ramdane sono legati da un’amicizia amorosa e conducono una vita spensierata.Ma gli eventi dell’ottobre 1988 e la conseguente ascesa dell'integralismo islamico sconvolgeranno le loro vite per sempre. Fawzi, giornalista indipendente di sinistra e Ramdane medico sensibile ai problemi della gente comune prenderanno due strade opposte, l’uno sogna un’Algeria democratica, l’altro si lascia coinvolgere dagli integralisti. El Manara, è un mausoleo sul mare dove si celebra ogni anno una festa tradizionale: un momento di gioia e serenità destinato a diventare un lontano ricordo.

Moolaadé

di Sembène Ousmane

(Senegal) 2004 117’
Collé GalloArdo Sy è l’unica nel villaggio a non aver mai escisso la figlia. (L’escissione è una mutilazione del sesso femminile, un rituale tradizionale che praticano solo alcune etnie africane). Un giorno sette bambine si rifugiano a casa sua chiedendo protezione (Moolaadé): non vogliono essere escisse. Collé tende una corda all’entrata della sua corte. Nessuno potrà entrare. Il villaggio è in subbuglio. Le anziane, le madri delle bambine, il marito, il capo villaggio, tutti sono contro Collé. Lei cerca in ogni modo di resistere e far valere le proprie ragioni.

Nadia et Sarra

di Moufida Tlatli

(Tunisia) 2004 91’
Nadia ha 45 anni e insegna all’università di Tunisi. Ha una bella casa, un marito e una figlia di 18 anni, Sarra. Eppure Nadia si scopre terribilmente infelice. Non riesce a comunicare. Si sente trascurata dal marito, sempre più assente, non considerata dalla figlia che vive in segreto la sua vita privata. Soffre di scalmane e accelerazioni del ritmo cardiaco. La diagnosi del medico è scontata: i sintomi sono quelli della menopausa. E intanto lo stato psicologico della donna si deteriora sempre più….

Ouaga Saga

di Dani Kouyaté

(Burkina Faso) 2004 90’
Vivacissimo ritratto dei giovani di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso. I loro sogni, gli eroidel cinema americano da imitare nella città del cinema africano, la piccola criminalità, le mille peripezie per cavarsela in un paese senza futuro. In quest’universo drammatico, il regista mantiene un tono comico e leggero, fa appello a tutti gli elementi possibili (anche effetti speciali) per dare un carattere fantastico e popolare al racconto della sua gente e reagisce all’afro-pessimismo esaltando la follia, il dinamismo, la gioia di vivere di una città in cui regna la legge del Sistème D ossia “se Debrouiller” (cavarsela).

Le plafond de verre

di Yamina Benguigui

(Algeria) 2004 52’
A Tunisi, per le strade, al mercato, nella casa di Tahar Cheriaa conversando a proposito del cinema africano e dei suoi 40 anni, anche in compagnia delle parole, del volto, delle immagini di Pierre Haffner che riaffiorano dalla memoria. Una conversazione amorosa per un viaggio non archeologico nel cinema africano.

Safi, la petite mére

di Raso Ganemtore

(Burkina Faso) 2004 30’
La madre di Safi muore dando alla luce un maschietto. Le superstizioni degli abitanti del Burkina Faso riaffiorano a scongiurare la cattiva sorte. Per salvargli la vita, Safi deve fuggire con il neonato.

Sometimes in April

di Raoul Peck

(Haiti-Ruanda) 2005
Un film coraggioso che affronta una delle pagine più dolorose della storia contemporanea: la guerra tra tutsi e hutu. La storia del genocidio è raccontata attraverso il destino di una famiglia, due fratelli hutu: Augustin che ha disertato le milizie assassine e Honoré che si è macchiato di gravi reati.Per cercare di mettere in salvo la moglie tutsi e i figli, Augustin è arrestato e perde le tracce dei suoi cari. Dieci anni più tardi ricomincia una nuova vita con Martine. Insieme a lei si reca al processo del fratello Honoré che deve rispondere dei suoi crimini di fronte alla Truth and Reconciliation commission dell’Onu.


Sono poi state proiettate le seguenti pellicole fuori concorso:

A love apart di Bettina Haasen (Germania/Niger) 2004 52’
A oriente di Gesù di Andrea Canetta (Svizzera) 2005
Closed District di Pierre-Yves Vandeweerd (Belgio/Sudan) 2004 55’
Dio era un musicista di C. De Ritis , M. Grechi, A. Segre (Italia) 2004 61’
District six- Time to return home di Diana Manfredi (Italia/Sudafrica) 2004 50’
Ecrivains des frontières, un voyage en Palestine di Samir Abdallah e José Reynès (Palestina) 80
Femi Kuti di Rafael Frydman (Francia/Nigeria) 2004 90’
Nick goes to Nollywood di Brenda Goldblatt & Alicia Arce (Nigeria/UK) 60
Rwanda, on dit.. la famille qui ne parle pas meurt di Anne Aghion (Francia) 2004 54’
Shahre Khamooshan (Una breve pace) di Ata Hayati (Iran) 2004 52’.


E’ poi stata presentata una Sezione retrospettiva: Coast to Coast by video. La produzione video nell’Africa anglofona dalla Nigeria al Kenya. La sezione è stata dedicata al boom della produzione di home video in Nigeria, il più grande fenomeno cinematografico africano di tutti i tempi considerando che l’industria nigeriana dell’home video è diventata la seconda cinematografia del mondo dopo l’India. Nella sezione retrospettiva è stata presentata una selezione dei più grandi successi della produzione video nigeriana, forse l’unico vero fenomeno cinematografico africano al 100%. I film in Nigeria infatti sono prodotti con finanziamenti interamente africani e sono basati sulla cultura popolare. Oggi, dopo più di dieci anni di esperienza, la qualità della produzione sta migliorando e i video nigeriani cominciano ad essere selezionati nei festival e mostrati nelle università come unico esempio di produzione africana autentica.
Tra i film selezionati,i più grandi successi del cinema nigeriano e ghanese: la magia e la tradizione yoruba SAWOROIDE di Tunde Kelani; il tema della magia e del sacrificio umano come mezzo estremo per realizzare i propri desideri in LIVING IN BONDAGE (film in lingua Igbo, scritto e prodotto da Kenneth Nnebue che ha inaugurato nel 1992 il boom del video nigeriano); DANGEROUS TWINS I (2004) di Tade Ogidan, uno dei film più venduti nella storia del cinema nigeriano; il film biografico sulla vita dello scrittore e attivista Ken Saro-Wiwa, OIL VILLAGE I, diretto da Kalu Anya (2001);
i pericoli della vita in Europa in MAMA MIA ITALIANA (1995) diretto da Bob Smith Jr. (uno dei pionieri del video in Ghana); il passato leggendario e mitico di IGODO: LAND OF THE LIVING DEAD, diretto da Don Pedro Obaseki e Andy Amenechi (1999), che vede sette eroi attraversare una magica foresta per raggiungere il dio Amadioha e salvare così la loro comunità.
Dal Kenya arrivano invece alcuni esempi di video che cercano di imitare il successo popolare di Nollywood come PROJECT DADDY, la ricerca scientifica di un’emancipata yuppie di Nairobi e del maschio che le darà un figlio.


LA PREMIAZIONE
GIURIE


Giuria Ufficiale – Concorso Lungometraggi Finestre sul Mondo
Wole Soyinka -scrittore-Nigeria - presidente
Luciana Castellina -Presidente Europa Cinema- Italia
Pierre Alain Meier –produttore-Svizzera
Bina Paul-direttore Kerala International Film Festival-India
Jean Rabinovici -Semaine de la critique Cannes -Francia


Giuria Ufficiale Concorso Cortometraggi africani
- Amedeo D’Adamo -regista e sceneggiatore- USA -presidente
- Jacques Curtil -Festival du Court Métrage de Clermont Ferrand -Francia
- Gaylene Gould –direttore del progetto Black World -UK


Giuria Ufficiale Concorso Documentari Finestre sul Mondo e Concorso Documentari Africani
- Mark Achbar-regista-Canada- presidente
- Andrea Canetta-regista-Svizzera
- Jie Chen-regista e produttrice-Cina


Giuria degli studenti: IV edizione
In collaborazione con l’Ufficio Scolastico della Lombardia e l’ITSOS Albe Steiner di Milano è stata costituita una Giuria di studenti per l’assegnazione del Premio al miglior cortometraggio in concorso. Prima di procedere al lavoro di selezione, gli studenti seguiranno un corso sulla storia del cinema africano.

 


Concorso Lungometraggi Finestre sul Mondo


1° Premio COE € 10.000 OKHOTNIK (Il cacciatore) di Serik Aprimov (Kazakistan)

 

2° Premio CEI € 5.000 WHISKY di Juan Pablo Rebella e Pablo Stoll (Uruguay)


3° Premio Provincia di Milano € 3.500 L’ENFANT ENDORMI di Jasmine Kassari (Marocco)


Menzione speciale al film LAKPASHTA HAM PARVAZ (Turtles can fly) di Bahman Ghobadi (Iran)

Concorso Documentari Finestre sul Mondo


1° Premio € 5.000 ARLIT, DEUXIEME PARIS di Idrissou Mora-Kpai (Benin/Niger)

 

2° Premio FNAC € 3.000 ACAMPAMENTO DE DESMINAGEM di Licinio Azevedo (Mozambico)


Menzioni ai film

NOUS, LES IRAKIENS di Abbas Fahdel (Iraq) EL VELO DE BERTA di Esteban Larrain (Cile)

Concorso Cortometraggi Africani

1° Premio COE € 5.000 KARE KARE ZVAKO (Il giorno della Madre) di Tsitsi Dangarembga (Zimbabwe)
 

2° Premio Diocesi di Milano € 3.000 NAZRA LEL SAMA (A glimpse at the sky) di Kamla Abu Zikri (Egitto)

Concorso Documentari Africani

1° Premio Ministero Affari Esteri € 3.000 BROWN di Kali Van Der Merwe (Sudafrica)
 

2° Premio Regione Lombardia € 2.000 ALGERIENNES di Djamel Sellani (Algeria/Francia)
 

Menzione al film ZAD MOULTAKA di Laila Kilani (Marocco)


PREMI SPECIALI:


Premio “Città di Milano” del Comune di Milano al lungometraggio più votato dal pubblico € 5.000
LAKPASHTA HAM PARVAZ (Turtles can fly) di Bahman Ghobadi (Iran)


Premio CEM-Mondialità/COE al Miglior Cortometraggio
LAHANA LALHIH (Un place au soleil) di Rachid Boutounes (Marocco)


Premio SIGNIS (OCIC e UNDA)
O HEROI di Zezé Gamboa (Angola) e una menzione speciale al cortometraggio

PRINCE LOSENO di Michel Kibushi (Rep. Dem. Del Congo)
 

Premio CINIT - CIEMME
VISA – LA DICTEE di Ibrahim Letaief (Tunisia)
Il premio consiste nell'acquisizione dei diritti di distribuzione home-video in Italia di un cortometraggio africano.
 

Premio "Città di Venezia"
BELKACEM HADJADJ, regista di EL MANARA (Algeria)
Il premio consiste nell’invito (viaggio e soggiorno) alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia a un regista o critico cinematografico proveniente dall’Africa, Asia e America Latina
 

Premio WEEC
ACAMPAMENTO DE DESMINAGEM di Licinio Azevedo (Mozambico)
L’Associazione Internazionale WEEC (World Environmental Education Congress) conferisce un Premio di 1.000 euro al film il cui contenuto evochi la complessità del rapporto che sempre e ovunque lega l’uomo al suo ambiente inteso nelle sue componenti naturali, sociali e culturali.
 

 

LE GIORNATE DEL FESTIVAL