15mo FESTIVAL CINEMA AFRICANO
14/20:03:2005

milano

di Marco BRUNELLI

GIORNO TRE, 17:03:2005

 


I LOVE CINEMA (BAHEB EL CIMA)
di Oussama Fawzi
Con Laila Eloui, Mahmoud Hemida, Menna Shalabi
EGITTO 2004

SEZIONE PANORAMICA SUL CINEMA AFRICANO

Ambientato nel Cairo negli anni ’60, il film parla della lotta continua lotta fra un giovane appassionato di cinema e il padre fanatico, convinto che questo sia un gravissimo peccato. E’ stata davvero una bella sorpresa questa pellicola che, per certi versi, non può che riportare alla memoria il più noto NUOVO CINEMA PARADISO.
A dire il vero I LOVE CINEMA, più che essere un doveroso omaggio alla settima arte, è piuttosto una satira coraggiosa sull’integralismo islamico e sugli effetti che tale esaltazione può portare all’interno di una comune famiglia. E’ questa infatti forse la prima opera di un certo rilievo che tratta di un tema così scottante, soprattutto considerando il forte dibattito fra religione e cultura, attuale ora più che mai.
La sceneggiatura non si limita comunque solo a “puntare il dito”, ma crea invece le basi per una profonda riflessione attraverso elementi comici e grotteschi. Il periodo scelto non poi da considerarsi affatto casuale, se consideriamo che nel periodo 1966/1967 l’Egitto ha attraversato una fase di importante cambiamento nei vertici del governo.
VOTO 28/30


TURTLES CAN FLY (LAKPOSHTA HAM PARVAZ)
di Bahman Ghobadi
IRAN 2004

IN CONCORSO SEZIONE LUNGOMETRAGGI
Mentre gli Stati Uniti si preparano a sferrare il primo attacco contro L’Iraq, al giovane Kak (tredicenne curdo abile nell’uso di antenne paraboliche) spetta il compito di portare notizie e speranze ai propri compagni, dei profughi che vivono in un campo al confine con la Turchia. La televisione sarà infatti l’unico strumento che potrà fungere da finestra sul mondo.
L’incognita data dall’arrivo degli americani verrà vissuta all’inizio con un senso di liberazione e speranza, che lascerà però ben presto spazio allo sconforto. Già autore del bellissimo A TIME FOR DRUNKEN HORSES (ambientato in una montagna senza nome al confine fra Iran e Iraq), Bahman Ghobadi torna alla regia con un’opera realistica e proprio per questo inquietante. La storia è raccontata dal punto di vista di due bambini, e questo si rivela uno dei punti di forza della vicenda, che riesce così a raccontare una storia di miseria e orrore attraverso l’occhio filtrato dall’ingenuità dei protagonisti.
Il territorio minato viene ad esempio visto come un fattore positivo, che permette di mettere in tasca qualche soldo in più per procurarsi da mangiare. Presupposto che sta alla base del film è comunque quello che in ogni guerra, sono i bambini quelli che soffrono prima e più di tutti. Considerando il cast composto totalmente da non-professionisti, è mirabile constatare come la recitazione si quasi impeccabile. E’ però ovvio che i personaggi che gli attori si trovano in questa condizione a dover interpretare non sono poi così lontani rispetto a ciò che questi hanno vissuto effettivamente sulla propria pelle.
Condizione per certi versi quindi paradossalmente privilegiata nella sua assurda metodicità.
Già vincitore del premio del pubblico al Festival del Cinema Internazionale di Rotterdam, il film si inserisce prepotentemente nella lista dei possibili vincitori della sezione Lungometraggi.
Si tratta infatti di una delle migliori pellicole sul dramma della guerra degli ultimi anni; il regista riesce infatti a più riprese a dare l’impressione di osservare questi eventi, piuttosto che vederli semplicemente proiettati su di un lungo telo, e questo (nonostante spesso e volentieri ce ne si dimentichi) è poi il presupposto fondamentale che sta alla base della tanto decantata “Movie Magic”, la magia del cinematografo.
VOTO 29/30
 

 

GIORNO DUE, 16:03:2005

 

LA NUIT DE LA VERITE
di Fanta Regina Nacro
Con Moussa Cissé,Naky Sy Savane,Georgette Paré
BURKINA FASO 2004

in CONCORSO SEZIONE LUNGOMETRAGGI
In un paese africano innominato (e forse inesistente) i capi di due etnie,protagoniste di conflitti che sfociano in guerra civile, decidono di collaborare con l’obiettivo di raggiungere una serena convivenza. Il processo di pace verrà però interrotto dalla moglie del Presidente, che non ha mai perdonato la crudele trucidazione del proprio figlio e che per questo è pronta a farsi giustizia da sola.
Già vincitrice del premio per la miglior sceneggiatura a San Sebastian nel 2004, la pellicola risulta una azzeccata riflessione su un tema purtroppo ancora presente in molti paesi del continente nero. Tecnica più che discreta, così come l’interpretazione.
VOTO 25/30

ARAFAT MY BROTHER
di Rachid Masharawi
Palestina 2004

IN CONCORSO SEZIONE DOCUMENTARI
Attraverso il racconto/intervista a Fathi Arafat (fratello più giovane del più noto ex leader palestinese), il regista riesce a ricostruire in modo privilegiato il ritratto di uno degli uomini più influenti del secolo appena passato, riuscendo allo stesso modo a presentare efficacemente la storia di un intero Paese. Documentario vecchio stile (pre-Moore quindi), che mentre affronta un argomento spinoso come la questione del Medio Oriente e riesce anche toccare anche il dramma del cancro (Fathi è infatti malato terminale). Clou del settantacinque minuti della pellicola, l’incontro del regista Rachid Masharawi con Yasser a Ramallah.

VOTO 26/30
 

THE IMPORTANCE OF BEING ELEGANT
di George Amponsah e Cosima Spender
UK, FRANCIA, GHANA 2004

IN CONCORSO SEZIONE DOCUMENTARI
Finalmente anche un po’ di umorismo in questa nuova edizione dedicata al cinema Africano. Uno sguardo ironico e pungente rivolto ai Sapeurs: congolesi immigrati in Francia che hanno come unica ragione di vita la moda dei più noti stilisti, fra cui diversi italiani come Roberto Cavalli e soprattutto Dolce & Gabbana. Quello che però potrebbe sembrare solo un innocuo sberleffo nei confronti di una categoria a dir poco originale, si rivela anche essere un’affermazione d’identità. La ricerca di stile a tutti costi non è altro che un modo come un altro per sfuggire all’anonimato e garantirsi un posto, come dimostra l’osservazione del celebre musicista Papa Wemba, leader assoluto di questo curioso gruppo di immigrati in terra straniera.
VOTO 28/30

AU-DELA DU TEMPS
di Jean-Chris Semutakirwa e Serge Zeitoun
Mali, Francia 2004

IN CONCORSO SEZIONE CORTOMETRAGGI AFRICANI
Due donne appartenenti a generazioni opposte si confidano. L’anziana signora prodiga di consigli ricorderà con gioia alla giovane la storia della sua vita e di un matrimonio impostole dalle convenzioni sociali dell’epoca. Cortometraggio leggero, ma nonostante tutto abbastanza godibile che sembra avere come morale l’affermazione della felicità personale a tutti i costi a prescindere da età e contesto sociale.

VOTO 25/30
 

 

GIORNO UNO, 15:03:2005

 

 

U-CARMEN EKHEAYLITSHA

di Mark Dornford-May

Con Sibulele Mjali, Andries Mbali, Lungelwa Blou 

SUDAFRICA 2004

IN CONCORSO SEZIONE LUNGOMETRAGGI

La quindicesima edizione del Festival del Cinema Africano si apre col botto,e nella serata inaugurale viene subito presentato il fresco vincitore dell’edizione appena passata del festival di Berlino: U-CARMEN EKHEAYLITSHA di Mark Dornford-May.

Passato giustamente alla storia come il primo e unico film sudafricano a vincere l’orso d’oro (e solo il secondo a essere entrato in competizione dopo “MARIGOLDS” del 1980), la pellicola è l’ennesimo adattamento della Carmen (che debuttò per la prima volta nel 1875), ambientata però ai giorni nostri, nella township di Khayelitsha a Città del Capo e interamente in lingua xhosa (tanto per rendere l’idea, quella caratterizzata da frequenti schiocchi di lingua).

Se l’idea sulla carta potrebbe apparire piuttosto discutibile e perlomeno bizzarra, sul grande schermo questa si traduce in un esperienza visiva senza precedenti.

Le maestose coreografie e la fotografia coloratissima (di Giulio Biccari) traggono vantaggio dallo squallore urbano per creare un’atmosfera familiare ed esotica al tempo stesso. Anche la colonna sonora è abbastanza eclettica (ma non potrebbe essere altrimenti), e comprende le classiche melodie dell’opera di Bizet, registrate da un un’orchestra composta da un gruppo di giovani sudafricani in vena di sperimentazioni. La storia d’amore e morte del testo originale rimane generalmente invariata, e nonostante tutto Carmen (tabaccaia di periferia) è una figura realistica e padrona del proprio destino.

L’opera prima del regista Mark Dornford-May è dunque un successo su tutti i fronti, che a differenza di Berlino, partirà in questa competizione con i favori del pronostico.

VOTO 27/30

 

 

La prima giornata di proiezione ha poi presentato le seguenti opere:

 

POUR LA NUIT di Isabelle Boni-Claverie (Francia/Costa D’avorio 2004), IN CONCORSO SEZIONE CORTOMETRAGGIO:

La storia di Muriel, che tornata a casa dopo diversi anni per il funerale della madre, si scontrerà col padre anche a causa di incomprensioni culturali.

Una notte girovagando senza meta in cerca di risposte la protagonista si ritroverà accanto ad un affascinante sconosciuto.

VOTO 25/30

 

DANCING WIZARD di Caroline Kamya (Uganda 2004), IN CONCORSO SEZIONE DOCUMENTARI AFRICANI

Breve episodio della serie: "Extraordinary People Extraordinary Lives", tratta di un anziano maestro di danza, che nonostante gli 80 anni di età continua ad affrontare la vita con insolita energia. Quasi Astratto, ma poca sostanza.

VOTO 20/30

 

FEMI KUTI di Rafael Frydman (Francia/Nigeria 2004), FUORI CONCORSO

Un lungo video musicale dedicato a Femi Kuti, musicista e gestore di un locale che funge da luogo di ritrovo per giovani che coltivano lo stesso appassionante interesse.

VOTO 26/30

 

BROWN di Kali Van Der Merwe (SUDAFRICA 2004), IN CONCORSO SEZIONE DOCUMENTARI AFRICANI

La musica come ricerca della propria identità e di memorie perdute.

La cantante Ernestine Deane si avventura in un viaggio alla ricerca delle proprie origini,scoprendo il triste passato dei proprio avi.

VOTO 27/30

 

 

Allo Spazio Oberdan si è poi tenuto un doveroso omaggio a Aryan Kaganof, regista sudafricano di corti, fiction e documentari. Artista emergente e sperimentale che nelle proprie opere lascia parecchio spazio alle immagini. Quasi un giovane Brakhage, anche se alcuni cortometraggi ricordano i filmini più onirici di Lynch.

Proiettate le seguenti opere del regista, tutte del 2004 (a parte AT LAST I AM FREE) e inferiori ai dieci minuti di durata:

 

AT LAST I AM FREE

CASBAH AND BACK

NIGGA

A PERFECT DAY

REICH DANCE REDEMPTION

REVERIE

SEASCAPE

SELF-PORTRAIT WITH NANNY