Si chiude l’edizione numero 59 del Festival Internazionale del Cinema di
Locarno. Si tirano, dunque, le somme di questa prima rassegna targata
Frédéric Maire: il taglio “a misura di spettatore”, con la riduzione dalle
250 pellicole presenti nel 2005 alle 170 di quest’anno, ha incontrato il
gradimento generale del pubblico come è stato apprezzato l’impegno da parte
della stessa direzione artistica a presentare personalmente ogni singolo
film e le rispettive delegazioni. L’affluenza di spettatori, 185-190
migliaia, si è mantenuta sugli stessi livelli delle edizioni precedenti e,
tutto sommato, non può ritenersi, questo, un dato negativo. Uno sforzo
evidente che, in questo nervoso finale di Festival, è stato pagato sia dal
presidente Marco Solari, colto da un lieve collasso, che dall’uomo simbolo
del Fstival, il direttore artistico Frédéric Maire, svenuto per una
congestione proprio sul palco di Piazza Grande, davanti ad un pubblico di
circa 7000 persone, mentre il suo predecessore - e adesso suo concorrente -
Marco Müller aveva la parola. Tutto ciò accade proprio nel giorno della
vigilia della premiazione, il giorno della polemica che ha portato la
viennese Barbara Albert a lasciare il suo posto di membro della
giuria perché co-sceneggiatrice di Das Fräulein, unico film svizzero in concorso
(in un Festival che vede un’eccessiva presenza di pellicole elvetiche,
seconde in numero solo alle produzioni francesi) che 24 ore dopo riceverà il
Pardo d’oro quale miglior film.
Si sa, polemiche e critiche stanno all’interno del gioco e nessuno tra i
festival di questo livello ne è immune. Qui, però, assumono un accento più
cupo. Il futuro di Locarno è incerto: esaurite le riserve di bilancio,
necessità primaria è, adesso, l’intercettazione di nuovi fondi. Tra la
speranza che il progetto del Palazzetto del Cinema si concretizzi (otto
sale, uffici, albergo e centro commerciale per un investimento di 120
milioni di franchi) e la paura, più che fondata, che la lotta già
accesissima tra la Mostra del Cinema di Venezia e la nuova Festa del Cinema
di Roma possa stritolare la rassegna elvetica, si è voluto, quest’anno
cominciare un indispensabile rinnovamento puntando sulle capacità del nuovo
direttore a cui si chiede di mantenere vivo l’interesse per questo festival
storico che già l’anno prossimo festeggerà i suoi primi 60 anni.
Prima di chiudere questa sintetica cronaca del Festival di Locarno vogliamo
però spendere qualche parola su una delle iniziative più riuscite di questa
edizione: la retrospettiva su Aki Kaurismäki. La proiezione
dell’opera completa del regista finlandese è stata accompagnata con calore
dal pubblico che ha ritrovato in questo autore, ancora in piena attività, la
pienezza dei classici, un rifugio dalle velleità autoriali (spesso
pretenziose) delle nuove leve, un relax salutare per gli occhi e per la
mente. Tra le tante pellicole dell’autore di
Juha, oltre all’esilarante
Calamari Union va
sicuramente recuperato il suo primo lungometraggio
Rikos ja rangaistus,
adattamento cinematografico di “Delitto e castigo”, una prova splendidamente
acerba di cui lo stesso regista lamenta i continui movimenti di macchina
quali prova di insicurezza narrativa ma che oggi, invece, appaiono, insieme
alla solita spiazzante colonna sonora, un tentativo sincero di affrontare il
set ed il cinema tutto senza dogmi formali ma con un intento giocoso e
divertito. Il suo ultimo lavoro, Lights in the Dusk, è sicuramente più
pulito, lineare, rifinito ma contemporaneamente più spento. La proiezione in
Piazza Grande ha comunque raccolto il plauso degli spettatori che, benché un
po’ perplessi, non hanno voluto far mancare al proprio idolo la propria
incondizionata stima. Il giorno dopo, lo stesso pubblico entusiasta ha
voluto dimostrare al regista finnico il proprio affetto durante un incontro
pubblico in cui l’autore scandinavo giocando il proprio ruolo di antidivo ha
ribadito il suo fiero rifiuto del digitale.
Per la Festa del Cinema in programma a Roma dal 13 al 21 ottobre Walter
Veltroni ha già annunciato tra i propri ospiti due star come Sean Connery e
Robert De Niro mentre ha ottenuto, a scapito di Venezia, le anteprime dei
nuovi film di Paolo Virzì e Francesca Comencini. È molto probabile che in
futuro Locarno dovrà rinunciare alle grandi star internazionali o ad
importanti prime italiane ma è chiaro che non è di questo che il Pardo ha
bisogno: il successo della retrospettiva su Kaurismäki ha indicato quale può
essere la strada di questa rassegna che proprio perché esterna alla lotta
tra i giganti può continuare a tracciare un percorso libero, svincolato
dallo star system e dagli interessi, commisurato ad una terra piccola, dove
quattro lingue e quattro culture si incontrano senza soluzione di
continuità.
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Locarno, 12:08:2006 |