I
PREMI

leggi l'intervista a
ROGER GARCIA
PARDO D'ORO
ALLA RIVOLUZIONE SULLA DUE CAVALLI
di Maurizio Sciarra (italia)
PREMIO
SPECIALE DELLA GIURIA
DELBARAN
di Abolfazl Jalili (iran)
PARDO
D'ARGENTO - giovane cinema
L'AFRANCE
di Alain Gomis (francia)
PARDO
D'ARGENTO - nuovo cinema
LOVE THE HARD WAY
di Peter Sehr (usa-germania)
PARDO
DI BRONZO
Kim ho jung
attrice nel film THE BUTTERFLY di MOON Seung-wook (corea)
Andoni Gracia
attore in ALLA RIVOLUZIONE... di M. Sciarra (italia)
MENZIONI
SPECIALI
BABY BOY
di John Singleton (usa)
DONG CI BIAN WEI
di Tong Hiu Pak (hong kong)
LE LAIT DE LA TENDRESSE HUMAINE
di D. Cabrera (francia)
THE LAWLESS HEART
di Hunter e Hunsinger (gb)
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INTERVISTA A ROGER GARCIA
di Daniela Kappler
Kinematrix: Innanzitutto
vorrei sapere qualcosa in più di lei, sulla persona Roger
Garcia. So che lei è nato a Hong Kong, ma quali sono le
Sue origini e come è arrivato al cinema.
Roger Garcia: Sono
nato a Hong Kong e sono andato a scuola sia a HK sia in Inghilterra.
I miei genitori e i miei nonni sono per metà cinesi e per
metà portoghesi. Per fare l'università e studiare
Arte e Storia dell'Arte sono tornato in Inghilterra. Quando avevo
poco più di vent'anni, ho accettato la carica di direttore
artistico al festival internazionale del cinema di HK. Allora
ero il direttore più giovane che mai si sia incontrato
al festival, anche dopo di me, ed ero anche uno dei primi. Credo
il secondo. A Hong Kong ho cominciato a dedicarmi a diverse cose.
Una consisteva nella pubblicazione di libri sul cinema di HK,
di cui ancora oggi mi occupo. Ne sono uno studioso ed esperto.
Ma una volta ero più prolifico, pubblicavo e curavo molti
libri. Contemporaneamente ho iniziato a costruire una sezione
dedicata esclusivamente al film asiatico all'interno del festival
di HK. Era la prima volta che un festival si occupò e collezionò
film contemporanei adatti ad una programmazione da festival. Era
quindi anche la prima volta che si considerò l'Asia come
una regione che produce film per un festival. In quel periodo
conobbi molti registi dalle Filippine, come Lino Brocka, dall'India
e da HK, come Jin Wu. Dopodiché ho cominciato a produrre
dei film, ero il produttore di cortometraggi e film sperimentali,
come film di avant-garde di HK, che poche persone conoscono perché
non sono stati visti da molti, benché io li abbia mostrati
in tutto il mondo. Per la maggioranza li ho mostrati a HK, ma
anche al festival del film di Berlino, a Londra, a Tokyo e in
America molte volte. Ciò è successo più o
meno negli anni '80 e questo era il momento in cui si iniziava
ad interessarsi al cinema di HK. Più tardi sono andato
a Hollywood, dove tuttora sono un produttore di film. Mi occupo
sia di studio pictures sia di film indipendenti. Ora ho alcuni
progetti con dei registi di HK, dei registi americani e altri,
inoltre vorrei scrivere ancora sul cinema. Una volta scrivevo
molto di più, per giornali e riviste e simili. Occasionalmente
curo la pubblicazioni di libri, come quello su Frank Ashlin, che
è un realizzatore di commedie a Hollywood, ho dato una
mano per il libro su Joe Dante qualche anno fa per il Festival
di Locarno. E mi sono occupato anche di John Carpenter per il
festival di Torino dell'anno scorso e quest'anno ho composto il
programma di film filippini per il festival del film di Udine.
Questa è stata la prima volta che il cinema popolare delle
Filippine è stato mostrato in Europa, oppure non lo si
è fatto per molto tempo, perché io stesso ero il
produttore di diversi cortometraggi filippini. Ora ho ancora molti
progetti in quel paese. Uno è un lungometraggio sulla guerra,
con Raymond Red, che è un regista filippino che l'anno
scorso a Cannes ha vinto la Palma d'Oro. Insomma noi abbiamo questo
progetto che speriamo di realizzare presto, magari entro un anno
Kmt: Come riesce
a fare tutto contemporaneamente?
R.G.: (ride) ma, non credo che sia così difficile, in quanto
per realizzare dei film ci occorre comunque molto tempo. A volte
sviluppo dei progetti e leggo degli testi per i film e lavoro
con i realizzatori cinematografici. Al contempo scrivo sul cinema
e creo dei programmi specifici. Il programma (per la retrospettiva)
di Locarno era leggermente più intensivo, ci sono voluti
quattro mesi per metterlo insieme, libro incluso.
Kmx: Lei ha dovuto
viaggiare molto per trovarli oppure i film Le sono stati spediti?
R.G.: In sé
no, perché sapevo già in grandi linee ciò
che avrei voluto fin dall'inizio e ho avuto un aiuto prezioso
da parte della Cinémathèque Suisse, la quale possiede
la maggioranza delle copie. Le ultime produzioni vengono dalla
mia collezione, grazie al fatto che conosco molti registi, in
particolare Wayne Wang che conosco da molti molti anni. Perciò
da questo punto di vista ricevere questi film era leggermente
più semplice in confronto ad altri. Molti registi non solo
mi conoscono ma appoggiano anche questo programma. Naturalmente
alcuni film hollywoodiani erano più complessi da avere,
ma siamo stati molto fortunati perché molti di questi film
avevano una copia reperibile in Europa, e ciò era molto
buono per me.
Kmx: Cosa pensa
dell'East Asia Film Festival di Udine?
R.G.: Penso che
Udine sia stato un festival molto interessante. Era la prima volta
che ci andavo, quindi era una cosa nuova per me. Credo che l'intento
di mostrare del cinema asiatico popolare e commerciale in un festival
sia un'ottima cosa e personalmente appoggio questa scelta. Per
me ha senso per ciò che riguarda alcuni cinema emergenti
di paesi orientali che si stanno sviluppando come la Tailandia,
l'Indonesia e le Filippine. Mi pare ottimo mostrare ciò
che alla gente, al pubblico, di quei paesi piace vedere.
Kmx: Crede che
l'Europa sia un terreno più fertile e ricettivo per un
cambiamento dell'immagine nei confronti degli orientali rispetto
all'America? O perché non si è fatto, come ho sentito
alla conferenza stampa, una retrospettiva simile anche in America
dove in effetti è stata prodotta?
R.G.: E' una buona
domanda. Non sono sicuro, ma credo che gli europei possiedano
una conoscenza minima sul cinema asiatico-americano, fatto che
rende questo luogo molto interessante per una retrospettiva, e
questa è una ragione per cui l'ho fatto. Parlando con dei
miei amici ho saputo che gli europei non hanno una gran conoscenza
riguardo questo aspetto del cinema americano, pensano che se sei
un asiatico che lavora in America, allora devi essere un asiatico
dell'Asia e non un asiatico dell'America. Credo che questo concetto
sia molto inusuale per gli europei, quindi anche questo era una
ragione per farla qui (la retrospettiva). Non è stato fatto
in America probabilmente perché negli Stati Uniti esistono
già diversi festival dedicati al cinema asiatico-americano
o al cinema asiatico. Però non sono storici, dato che di
solito in questi festival annuali vengono mostrate le ultime opere
di giovani registi asiatico-americani. Non credo che qualcuno
sia mai riuscito a mettersi dietro e a preparare un programma
che sia storico, un po' a causa dell'impossibilità o della
difficoltà a reperire le copie. Sa, in America esistono
pochi archivi cinematografici e questi ultimi in genere non sono
creati per mostrare dei film, quanto più per preservarli.
Succede la stessa cosa anche in Europa, lo so, ma almeno qui ci
sono un numero maggiore di collezioni di film. In particolare
per i film più vecchi è molto più pertinente
e anche più facile trovare delle copie. Ovviamente per
le ultime cose è più difficile qui, come per i film
di avant-garde, i film sperimentali e indipendenti.
Kmx: Sarebbe possibile
fare una retrospettiva itinerante, ad esempio che passa da Locarno
poi all'America, e magari anche a Hong Kong e persino in Cina,
per una migliore comprensione reciproca. Cosa ne pensa?
R.G.: Sarebbe possibile,
ma dipenderebbe dal fattore di ri-reperibilità delle copie
dagli archivi che ce li hanno imprestati.
Kmx: Ho sentito
che dovete rispedire indietro alcune di queste copie subito dopo
questo festival.
R.G.: E' esatto,
ma penso che alcune parti del festival o della retrospettiva andranno
a Milano e a Losanna. Al momento non abbiamo progetti di farlo
anche negli U.S., benché alcune persone mi abbiano chiesto
se ero interessato a fare una cosa simile. E' una buona cosa,
certo, ma è davvero una questione di reperibilità
dei film storici negli U.S. perché altrimenti dobbiamo
farceli spedire dall'Europa.
Kmx: penso che
la retrospettiva sia molto importante anche perché così
il pubblico è in grado di cambiare il proprio immaginario
sugli asiatici che vivono in Occidente. Ma come mai il libro non
è stato tradotto anche in italiano?
R.G: Il libro non
è in italiano perché il mercato più grande
esiste negli Stati Uniti. Nei college, ma anche in generale, c'è
un interesse maggiore perché esiste una comunità
asiatico-americana molto ampia. Inoltre esistono diversi dipartimenti
all'interno delle Università di Studi Orientali e di Cinema.
Per cui un soggetto, un libro, che tratta di film asiatici-americani
richiama un mercato naturale negli States. Io non so se in Italia
la gente nutra un interesse commerciale nei confronti di questo
tema, è la prima volta che lo sento. E' un esperimento
anche per me. Io mi auguro che ci sia un mercato. L'editore è
comunque già italiano, è Edizione Olivares. Del
resto abbiamo deciso già all'inizio che ci sarebbe stato
un libro solo in inglese, e una versione in francese, in quanto
il mercato è sicuramente americano.
Kmx: Secondo lei,
perché in America non esistono serie televisive con famiglie
asiatico-americane, come ci sono con gli americani "bianchi"
e di recente anche con afro-americani, in modo da mostrare come
vivono oggi le famiglie asiatiche in America.
R.G.: A dir la
verità ci hanno provato, ma finora ce ne sono solo state
due, uno si chiamava credo "Doctor T. and Misses T.",
che è stato prodotto negli anni '80, ma sono stai fatti
solo uno o due episodi. L'altro si chiamava "Lo Show di Margaret
Chow". Margaret Chow era una coreana-americana che fa stand-up
comedy, e ha fatto una sitcom tre o quattro anni fa. Ma credo
che non sia andata bene neppure quella, probabilmente perché
non le si permetteva di sviluppare appieno la sua personalità.
La network tv negli U.S. è davvero una struttura ed è
molto rigida e ci sono diverse cose che si devono fare. Per cui
le proposte asiatico-americane non hanno funzionato.
Kmx: Lei crede
che ciò migliorerà in futuro o
?
R.G.: Lo spero
proprio, sa, la popolazione Latino negli U.S., ad esempio, è
una dei gruppi etnici più grandi se non il più grande
eppure non c'è ancora una vera sitcom con una famiglia
Latino-americana. La gente ci ha provato ma non ha funzionato,
probabilmente perché la network tv continua a strutturare
le storie in un certo modo, mentre le storie etniche e il materiale
etnico dovrebbe poter strutturare le storie alla propria maniera,
perché questo è ciò che le contraddistingue
che le rende diverse. Sfortunatamente, credo che sia ancora difficile
farlo alla televisione negli Stati Uniti.
Kmx: Nella grande
produzione hollywoodiana Pearl Harbour i giapponesi vengono nuovamente
mostrati come aggressivi e selvaggi, e dato che è un film
mostrato ovunque, non crede che questo sia un passo indietro nei
confronti dell'immagine sugli asiatici?
R.G.: Sì,
uno potrebbe anche dire così, ma il film non è un
gran successo. Secondo, della gente che è andato a vederlo,
molti sono della giovane generazione, per la quale la guerra è
ovviamente qualcosa di remoto.
Kmx: E necessita
di una storia d'amore giusto per andarlo a vedere
R.G.: Già,
infatti. Inoltre penso che i film di Hollywood riflettano spesso
il presidente attualmente al potere negli U.S. Ora abbiamo George
W. Bush e vediamo qualche film patriottico in più, ma non
so quanti americani siano davvero patriottici. Tra l'altro non
ho visto delle prove eclatanti di cause ed effetti di questo film
e degli atteggiamenti della gente nei confronti degli asiatici.
Esiste un atteggiamento della società americana nei nostri
confronti ed esiste costantemente una violenza razzista, anche
verso i neri, quindi non solo limitato agli asiatici-americani.
Così potrei dire che non c'è differenza, oppure
che ci sia una differenza, ma esiste una similitudine con gli
atteggiamenti in Pearl Harbour, dato che alcuni film con gangsters
sono cinesi o dei rapper neri e così via. Fortunatamente
non c'è stata una reazione violenta dopo questo film. Per
cui credo che non ci sia andata male. Non sono sicuro che ci sia
stato un passo all'indietro, ce ne potrebbe essere uno se venissero
prodotti molti più film di questo genere, ma Pearl Harbour
non è tipico, fortunatamente.
Kmx: Mi piacerebbe
sapere perché in Europa non esiste ancora un cinema asiatico
europeo. Gli immigrati in Italia sono un fenomeno abbastanza recente,
in quanto per lungo tempo gli italiani stessi partivano in cerca
di una vita migliore, ma i Filippini e i Cinesi erano tra i primi
immigrati in Europa, tra cui Francia, Olanda e Italia. Cosa pensa
sia la ragione?
R.G.: E' una domanda
molto interessante. Non so perché non c'è più
movimento in Europa, magari perché in un certo senso le
culture in Europa sono più omogenee che negli U.S. In America
c'è più diversità fra le comunità
e quindi la gente ha più possibilità di fare le
proprie cose. So che ci sono cinesi nati in Inghilterra che fanno
dei film sulla loro situazione in quel paese. E sono sicuro che
ci sono registi vietnamiti in Francia che fanno dei film interessanti
sulla loro esperienza. Personalmente non ho ancora visto alcuno
di queste produzioni. Ci ho pensato durante la programmazione
della presente retrospettiva. Volevo includere un paio di film
europei. Alla fine ho incluso solo un film francese con Sessue
Hayakawa Forfaiture, un film che lui ha fatto con Marcel L'Herbier
(1937) e che è un remake del film silenzioso The Cheat
(del 1915) e che lui ha fatto con Cecil B. DeMille. C'è
un film fatto da Ronnie Yu che stavo per mostrare, scusi, ma mi
sono dimenticato il titolo, comunque è con Russell Wong,
come boss di un gruppo di gangster ad Amsterdam, che alla fine
ho lasciato via perché non ero convinto della qualità
del film. Questo film è però interessante anche
perché è stato girato in Europa con una partecipazione
di Hong Kong. Ce ne sono alcuni quindi, ad esempio, c'è
un cinese che vive ad Amsterdam che ha girato un lungometraggio
che ho mostrato qualche anno fa, non mi ricordo se l'ho mostrato
anche qui a Locarno. Perciò occasionalmente ci sono delle
personalità così, ma non esiste un vero movimento
come negli Stati Uniti.
Kmx: Magari perché
sono tuttora delle comunità un po' sommerse.
R.G.: Già,
sono comunità sommerse. Devo dire che il fattore che fa
funzionare questo genere di cinema è il pubblico e quindi
dipende tutto dal fatto se esiste un pubblico anche in Italia.
Quando ho mostrato i film filippini ad Udine, che è una
piccola città a nord dell'Italia, ho scoperto che ci sono
350 Filippini che vivono lì e che molti di loro sono venuti
a vedere il programma di film filippini. Qualcuno si è
anche avvicinato ad un regista filippino e a me chiedendoci se
fosse possibile fare un film anche in Europa su Filippini che
vivono in Italia, cosa che mi è sembrata molto interessante.
E' sicuramente un'idea che mi piacerebbe sviluppare, se sono in
grado di trovare dei co-produttori europei o simili.
Kmx:
Esiste una differenza di pubblico tra Udine e qui, come hanno
reagito lì e come è stata la reazione qui a Locarno.
R.G.: La reazione
del pubblico di Udine per i film filippini è abbastanza
buona, ma questo è dovuto al fatto che il pubblico è
più interessato al cinema di genere. Il pubblico qui è
stato interessante per me perché molti spettatori sono
venuti da me e mi hanno detto. "Oh non avevo mai visto/conosciuto
questo particolare film", soprattutto film hollywoodiani,
come "Japanese War Bride". Diciamo che ci sono film
di cui molta gente non ha una consapevolezza, come "The Bitter
Tea of General Yen". Tanto meno la gente sapeva qualcosa
su "Bridge to the Sun", film fatti tempo fa ma non conosciuti
oppure dimenticati. Il mio obiettivo non era trovare il miglior
film di un determinato regista o il film più famoso di
un attore particolare. I film che ho potuto scegliere hanno invece
qualcosa di inusuale o di dimenticato. La reazione a questi film
è stata molto positiva, perché la gente non ci pensava
o non ne era a conoscenza. Un'altra cosa interessante per me è
successa quando ho mostrato un film di Charlie Chan o uno di Mr.
Moto i quali erano nel programma più per mostrare una "faccia
gialla", ma ho notato che alcune persone tra il pubblico
li ha adorati. (ride)
Kmx: Come quello
di Suzie Wong ad esempio.
R.G.: (ride) sì
infatti. Il pubblico sembra veramente rispondere a Mr. Moto e
Charlie Chan, che sono più l'opposto di ciò che
intendevo
(ride)
Kmx: Ok, la ringrazio
molto.
R.G.: Grazie a
lei.
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