vai al 11-08-2001
12-08-2001

I PREMI



leggi l'intervista a
ROGER GARCIA


PARDO D'ORO
ALLA RIVOLUZIONE SULLA DUE CAVALLI
di Maurizio Sciarra (italia)

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA
DELBARAN
di Abolfazl Jalili (iran)

PARDO D'ARGENTO - giovane cinema
L'AFRANCE
di Alain Gomis (francia)

PARDO D'ARGENTO - nuovo cinema
LOVE THE HARD WAY
di Peter Sehr (usa-germania)

PARDO DI BRONZO
Kim ho jung
attrice nel film THE BUTTERFLY di MOON Seung-wook (corea)


Andoni Gracia
attore in ALLA RIVOLUZIONE... di M. Sciarra (italia)

MENZIONI SPECIALI
BABY BOY
di John Singleton (usa)


DONG CI BIAN WEI
di Tong Hiu Pak (hong kong)


LE LAIT DE LA TENDRESSE HUMAINE
di D. Cabrera (francia)


THE LAWLESS HEART
di Hunter e Hunsinger (gb)

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INTERVISTA A ROGER GARCIA
di Daniela Kappler

Kinematrix: Innanzitutto vorrei sapere qualcosa in più di lei, sulla persona Roger Garcia. So che lei è nato a Hong Kong, ma quali sono le Sue origini e come è arrivato al cinema.

Roger Garcia: Sono nato a Hong Kong e sono andato a scuola sia a HK sia in Inghilterra. I miei genitori e i miei nonni sono per metà cinesi e per metà portoghesi. Per fare l'università e studiare Arte e Storia dell'Arte sono tornato in Inghilterra. Quando avevo poco più di vent'anni, ho accettato la carica di direttore artistico al festival internazionale del cinema di HK. Allora ero il direttore più giovane che mai si sia incontrato al festival, anche dopo di me, ed ero anche uno dei primi. Credo il secondo. A Hong Kong ho cominciato a dedicarmi a diverse cose. Una consisteva nella pubblicazione di libri sul cinema di HK, di cui ancora oggi mi occupo. Ne sono uno studioso ed esperto. Ma una volta ero più prolifico, pubblicavo e curavo molti libri. Contemporaneamente ho iniziato a costruire una sezione dedicata esclusivamente al film asiatico all'interno del festival di HK. Era la prima volta che un festival si occupò e collezionò film contemporanei adatti ad una programmazione da festival. Era quindi anche la prima volta che si considerò l'Asia come una regione che produce film per un festival. In quel periodo conobbi molti registi dalle Filippine, come Lino Brocka, dall'India e da HK, come Jin Wu. Dopodiché ho cominciato a produrre dei film, ero il produttore di cortometraggi e film sperimentali, come film di avant-garde di HK, che poche persone conoscono perché non sono stati visti da molti, benché io li abbia mostrati in tutto il mondo. Per la maggioranza li ho mostrati a HK, ma anche al festival del film di Berlino, a Londra, a Tokyo e in America molte volte. Ciò è successo più o meno negli anni '80 e questo era il momento in cui si iniziava ad interessarsi al cinema di HK. Più tardi sono andato a Hollywood, dove tuttora sono un produttore di film. Mi occupo sia di studio pictures sia di film indipendenti. Ora ho alcuni progetti con dei registi di HK, dei registi americani e altri, inoltre vorrei scrivere ancora sul cinema. Una volta scrivevo molto di più, per giornali e riviste e simili. Occasionalmente curo la pubblicazioni di libri, come quello su Frank Ashlin, che è un realizzatore di commedie a Hollywood, ho dato una mano per il libro su Joe Dante qualche anno fa per il Festival di Locarno. E mi sono occupato anche di John Carpenter per il festival di Torino dell'anno scorso e quest'anno ho composto il programma di film filippini per il festival del film di Udine. Questa è stata la prima volta che il cinema popolare delle Filippine è stato mostrato in Europa, oppure non lo si è fatto per molto tempo, perché io stesso ero il produttore di diversi cortometraggi filippini. Ora ho ancora molti progetti in quel paese. Uno è un lungometraggio sulla guerra, con Raymond Red, che è un regista filippino che l'anno scorso a Cannes ha vinto la Palma d'Oro. Insomma noi abbiamo questo progetto che speriamo di realizzare presto, magari entro un anno…

Kmt: Come riesce a fare tutto contemporaneamente?
R.G.: (ride) ma, non credo che sia così difficile, in quanto per realizzare dei film ci occorre comunque molto tempo. A volte sviluppo dei progetti e leggo degli testi per i film e lavoro con i realizzatori cinematografici. Al contempo scrivo sul cinema e creo dei programmi specifici. Il programma (per la retrospettiva) di Locarno era leggermente più intensivo, ci sono voluti quattro mesi per metterlo insieme, libro incluso.

Kmx: Lei ha dovuto viaggiare molto per trovarli oppure i film Le sono stati spediti?

R.G.: In sé no, perché sapevo già in grandi linee ciò che avrei voluto fin dall'inizio e ho avuto un aiuto prezioso da parte della Cinémathèque Suisse, la quale possiede la maggioranza delle copie. Le ultime produzioni vengono dalla mia collezione, grazie al fatto che conosco molti registi, in particolare Wayne Wang che conosco da molti molti anni. Perciò da questo punto di vista ricevere questi film era leggermente più semplice in confronto ad altri. Molti registi non solo mi conoscono ma appoggiano anche questo programma. Naturalmente alcuni film hollywoodiani erano più complessi da avere, ma siamo stati molto fortunati perché molti di questi film avevano una copia reperibile in Europa, e ciò era molto buono per me.

Kmx: Cosa pensa dell'East Asia Film Festival di Udine?

R.G.: Penso che Udine sia stato un festival molto interessante. Era la prima volta che ci andavo, quindi era una cosa nuova per me. Credo che l'intento di mostrare del cinema asiatico popolare e commerciale in un festival sia un'ottima cosa e personalmente appoggio questa scelta. Per me ha senso per ciò che riguarda alcuni cinema emergenti di paesi orientali che si stanno sviluppando come la Tailandia, l'Indonesia e le Filippine. Mi pare ottimo mostrare ciò che alla gente, al pubblico, di quei paesi piace vedere.

Kmx: Crede che l'Europa sia un terreno più fertile e ricettivo per un cambiamento dell'immagine nei confronti degli orientali rispetto all'America? O perché non si è fatto, come ho sentito alla conferenza stampa, una retrospettiva simile anche in America dove in effetti è stata prodotta?

R.G.: E' una buona domanda. Non sono sicuro, ma credo che gli europei possiedano una conoscenza minima sul cinema asiatico-americano, fatto che rende questo luogo molto interessante per una retrospettiva, e questa è una ragione per cui l'ho fatto. Parlando con dei miei amici ho saputo che gli europei non hanno una gran conoscenza riguardo questo aspetto del cinema americano, pensano che se sei un asiatico che lavora in America, allora devi essere un asiatico dell'Asia e non un asiatico dell'America. Credo che questo concetto sia molto inusuale per gli europei, quindi anche questo era una ragione per farla qui (la retrospettiva). Non è stato fatto in America probabilmente perché negli Stati Uniti esistono già diversi festival dedicati al cinema asiatico-americano o al cinema asiatico. Però non sono storici, dato che di solito in questi festival annuali vengono mostrate le ultime opere di giovani registi asiatico-americani. Non credo che qualcuno sia mai riuscito a mettersi dietro e a preparare un programma che sia storico, un po' a causa dell'impossibilità o della difficoltà a reperire le copie. Sa, in America esistono pochi archivi cinematografici e questi ultimi in genere non sono creati per mostrare dei film, quanto più per preservarli. Succede la stessa cosa anche in Europa, lo so, ma almeno qui ci sono un numero maggiore di collezioni di film. In particolare per i film più vecchi è molto più pertinente e anche più facile trovare delle copie. Ovviamente per le ultime cose è più difficile qui, come per i film di avant-garde, i film sperimentali e indipendenti.

Kmx: Sarebbe possibile fare una retrospettiva itinerante, ad esempio che passa da Locarno poi all'America, e magari anche a Hong Kong e persino in Cina, per una migliore comprensione reciproca. Cosa ne pensa?

R.G.: Sarebbe possibile, ma dipenderebbe dal fattore di ri-reperibilità delle copie dagli archivi che ce li hanno imprestati.

Kmx: Ho sentito che dovete rispedire indietro alcune di queste copie subito dopo questo festival.

R.G.: E' esatto, ma penso che alcune parti del festival o della retrospettiva andranno a Milano e a Losanna. Al momento non abbiamo progetti di farlo anche negli U.S., benché alcune persone mi abbiano chiesto se ero interessato a fare una cosa simile. E' una buona cosa, certo, ma è davvero una questione di reperibilità dei film storici negli U.S. perché altrimenti dobbiamo farceli spedire dall'Europa.

Kmx: penso che la retrospettiva sia molto importante anche perché così il pubblico è in grado di cambiare il proprio immaginario sugli asiatici che vivono in Occidente. Ma come mai il libro non è stato tradotto anche in italiano?

R.G: Il libro non è in italiano perché il mercato più grande esiste negli Stati Uniti. Nei college, ma anche in generale, c'è un interesse maggiore perché esiste una comunità asiatico-americana molto ampia. Inoltre esistono diversi dipartimenti all'interno delle Università di Studi Orientali e di Cinema. Per cui un soggetto, un libro, che tratta di film asiatici-americani richiama un mercato naturale negli States. Io non so se in Italia la gente nutra un interesse commerciale nei confronti di questo tema, è la prima volta che lo sento. E' un esperimento anche per me. Io mi auguro che ci sia un mercato. L'editore è comunque già italiano, è Edizione Olivares. Del resto abbiamo deciso già all'inizio che ci sarebbe stato un libro solo in inglese, e una versione in francese, in quanto il mercato è sicuramente americano.

Kmx: Secondo lei, perché in America non esistono serie televisive con famiglie asiatico-americane, come ci sono con gli americani "bianchi" e di recente anche con afro-americani, in modo da mostrare come vivono oggi le famiglie asiatiche in America.

R.G.: A dir la verità ci hanno provato, ma finora ce ne sono solo state due, uno si chiamava credo "Doctor T. and Misses T.", che è stato prodotto negli anni '80, ma sono stai fatti solo uno o due episodi. L'altro si chiamava "Lo Show di Margaret Chow". Margaret Chow era una coreana-americana che fa stand-up comedy, e ha fatto una sitcom tre o quattro anni fa. Ma credo che non sia andata bene neppure quella, probabilmente perché non le si permetteva di sviluppare appieno la sua personalità. La network tv negli U.S. è davvero una struttura ed è molto rigida e ci sono diverse cose che si devono fare. Per cui le proposte asiatico-americane non hanno funzionato.

Kmx: Lei crede che ciò migliorerà in futuro o…?

R.G.: Lo spero proprio, sa, la popolazione Latino negli U.S., ad esempio, è una dei gruppi etnici più grandi se non il più grande eppure non c'è ancora una vera sitcom con una famiglia Latino-americana. La gente ci ha provato ma non ha funzionato, probabilmente perché la network tv continua a strutturare le storie in un certo modo, mentre le storie etniche e il materiale etnico dovrebbe poter strutturare le storie alla propria maniera, perché questo è ciò che le contraddistingue che le rende diverse. Sfortunatamente, credo che sia ancora difficile farlo alla televisione negli Stati Uniti.

Kmx: Nella grande produzione hollywoodiana Pearl Harbour i giapponesi vengono nuovamente mostrati come aggressivi e selvaggi, e dato che è un film mostrato ovunque, non crede che questo sia un passo indietro nei confronti dell'immagine sugli asiatici?

R.G.: Sì, uno potrebbe anche dire così, ma il film non è un gran successo. Secondo, della gente che è andato a vederlo, molti sono della giovane generazione, per la quale la guerra è ovviamente qualcosa di remoto.

Kmx: E necessita di una storia d'amore giusto per andarlo a vedere…

R.G.: Già, infatti. Inoltre penso che i film di Hollywood riflettano spesso il presidente attualmente al potere negli U.S. Ora abbiamo George W. Bush e vediamo qualche film patriottico in più, ma non so quanti americani siano davvero patriottici. Tra l'altro non ho visto delle prove eclatanti di cause ed effetti di questo film e degli atteggiamenti della gente nei confronti degli asiatici. Esiste un atteggiamento della società americana nei nostri confronti ed esiste costantemente una violenza razzista, anche verso i neri, quindi non solo limitato agli asiatici-americani. Così potrei dire che non c'è differenza, oppure che ci sia una differenza, ma esiste una similitudine con gli atteggiamenti in Pearl Harbour, dato che alcuni film con gangsters sono cinesi o dei rapper neri e così via. Fortunatamente non c'è stata una reazione violenta dopo questo film. Per cui credo che non ci sia andata male. Non sono sicuro che ci sia stato un passo all'indietro, ce ne potrebbe essere uno se venissero prodotti molti più film di questo genere, ma Pearl Harbour non è tipico, fortunatamente.

Kmx: Mi piacerebbe sapere perché in Europa non esiste ancora un cinema asiatico europeo. Gli immigrati in Italia sono un fenomeno abbastanza recente, in quanto per lungo tempo gli italiani stessi partivano in cerca di una vita migliore, ma i Filippini e i Cinesi erano tra i primi immigrati in Europa, tra cui Francia, Olanda e Italia. Cosa pensa sia la ragione?

R.G.: E' una domanda molto interessante. Non so perché non c'è più movimento in Europa, magari perché in un certo senso le culture in Europa sono più omogenee che negli U.S. In America c'è più diversità fra le comunità e quindi la gente ha più possibilità di fare le proprie cose. So che ci sono cinesi nati in Inghilterra che fanno dei film sulla loro situazione in quel paese. E sono sicuro che ci sono registi vietnamiti in Francia che fanno dei film interessanti sulla loro esperienza. Personalmente non ho ancora visto alcuno di queste produzioni. Ci ho pensato durante la programmazione della presente retrospettiva. Volevo includere un paio di film europei. Alla fine ho incluso solo un film francese con Sessue Hayakawa Forfaiture, un film che lui ha fatto con Marcel L'Herbier (1937) e che è un remake del film silenzioso The Cheat (del 1915) e che lui ha fatto con Cecil B. DeMille. C'è un film fatto da Ronnie Yu che stavo per mostrare, scusi, ma mi sono dimenticato il titolo, comunque è con Russell Wong, come boss di un gruppo di gangster ad Amsterdam, che alla fine ho lasciato via perché non ero convinto della qualità del film. Questo film è però interessante anche perché è stato girato in Europa con una partecipazione di Hong Kong. Ce ne sono alcuni quindi, ad esempio, c'è un cinese che vive ad Amsterdam che ha girato un lungometraggio che ho mostrato qualche anno fa, non mi ricordo se l'ho mostrato anche qui a Locarno. Perciò occasionalmente ci sono delle personalità così, ma non esiste un vero movimento come negli Stati Uniti.

Kmx: Magari perché sono tuttora delle comunità un po' sommerse.

R.G.: Già, sono comunità sommerse. Devo dire che il fattore che fa funzionare questo genere di cinema è il pubblico e quindi dipende tutto dal fatto se esiste un pubblico anche in Italia. Quando ho mostrato i film filippini ad Udine, che è una piccola città a nord dell'Italia, ho scoperto che ci sono 350 Filippini che vivono lì e che molti di loro sono venuti a vedere il programma di film filippini. Qualcuno si è anche avvicinato ad un regista filippino e a me chiedendoci se fosse possibile fare un film anche in Europa su Filippini che vivono in Italia, cosa che mi è sembrata molto interessante. E' sicuramente un'idea che mi piacerebbe sviluppare, se sono in grado di trovare dei co-produttori europei o simili.

Kmx: Esiste una differenza di pubblico tra Udine e qui, come hanno reagito lì e come è stata la reazione qui a Locarno.

R.G.: La reazione del pubblico di Udine per i film filippini è abbastanza buona, ma questo è dovuto al fatto che il pubblico è più interessato al cinema di genere. Il pubblico qui è stato interessante per me perché molti spettatori sono venuti da me e mi hanno detto. "Oh non avevo mai visto/conosciuto questo particolare film", soprattutto film hollywoodiani, come "Japanese War Bride". Diciamo che ci sono film di cui molta gente non ha una consapevolezza, come "The Bitter Tea of General Yen". Tanto meno la gente sapeva qualcosa su "Bridge to the Sun", film fatti tempo fa ma non conosciuti oppure dimenticati. Il mio obiettivo non era trovare il miglior film di un determinato regista o il film più famoso di un attore particolare. I film che ho potuto scegliere hanno invece qualcosa di inusuale o di dimenticato. La reazione a questi film è stata molto positiva, perché la gente non ci pensava o non ne era a conoscenza. Un'altra cosa interessante per me è successa quando ho mostrato un film di Charlie Chan o uno di Mr. Moto i quali erano nel programma più per mostrare una "faccia gialla", ma ho notato che alcune persone tra il pubblico li ha adorati. (ride)

Kmx: Come quello di Suzie Wong ad esempio.

R.G.: (ride) sì infatti. Il pubblico sembra veramente rispondere a Mr. Moto e Charlie Chan, che sono più l'opposto di ciò che intendevo…(ride)

Kmx: Ok, la ringrazio molto.

R.G.: Grazie a lei.

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