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SUMMER PREVIEWS
di Ethan Hawke
Nel suo secondo film come regista, Hawke adatta il suo romanzo regalandoci una storia d’amore in parte autobiografica, che con sottile ironia e tenerezza descrive le vicende di una coppia interpretata da Mark Webber e Catalina Sandino Moreno. La storia inizia a New York City e vede le azioni dei due protagonisti intrecciarsi tra litigi, passione travolgente e scaramucce d’amore. Già apparso lo scorso anno alla Mostra del Cinema di Venezia (2006) nella sezione “Orizzonti”, il film mostra qualche merito quanto a freschezza e leggerezza delle situazioni, anche se non mancano clichè e qualcosa di già digerito.
Da vedere solo per gli amanti del genere.
25/30
di Sean Fine e Andrea Nix Fine USA 2006, 105'
NARRATIVE COMPETITION
di Scott Prendergast
Con la sua colorata inventiva e ironia amara, Scott Prerdergast si è
dimostrato uno dei registi più freschi e innovativi del festival. Leslie
(Lisa Kudrow) è una donna forte costretta a crescere i figli da sola mentre
suo marito combatte sul fronte iracheno. A risollevare le difficili economie
della famiglia subentra il fratello del marito, il giovane Salman (sempre
Prendergast), il quale si ritrova invischiato in un lavoro sui generis:
diventare la mascotte nella stessa azienda dove Leslie lavora e per di più
indossare una ridicola armatura blu elettrico che attiri l’attenzione dei
potenziali clienti. Chiaramente la figura di Salman sarà quella centrale
della storia, sospeso tra macchietta comica ed elemento di riflessione nel
svelare le trame sottili e le bugie dei membri della comunità. Ed è
esattamente questa componente binaria la giusta chiave di lettura per
entrare in contatto con il cuore di questo dramma mascherato da commedia,
intento a ripercorrere le ansie e le situazioni inevitabili dovute ad una
guerra inutile senza appesantire le atmosfere di risentimento e aberrazione,
ma colorandole di ironia e affetto casalingo. Il risultato resta uno tra i
migliori. 29/30 di Chris Eska USA 2007, 135'
L’ARIA SALATA di Alessandro Angelini
Italia 2006, 87'
Tra i lungomentraggi stranieri compare il nostro Angelini con
L’Aria salata, pellicola mostrata allo scorso
Festival di Roma, che già in quella
sede aveva ricevuto una discreta accoglienza. Sarà l’amore per il cinema
nostrano, sarà la passione di rivedere modalità di messa in scena che sempre
ci caratterizzano, il film sembra acquisire nella sala dell’Italian Cultural
Institute un’aura diversa, più ricca, più misteriosa e immersa adeguatamente
nell’atmosfera dorata del festival. Il rapporto di un padre e di un figlio,
Giorgio Colangeli e Giorgio Pasotti, è interrotto e di fatto reso
inesistente dalla permenza del primo in carcere per quasi tutta la vita. Il
caso vuole che il giovane Giorgio, educatore sociale in carcere, un giorno
si ritrovi davanti alla scheda di un uomo che porta il nome di suo padre.
Forte la tentazione di fargli pagare tutti i non detti, tutte le sofferenze
di una vita vissuta senza la figura paterna, e con la vergogna di essere il
figlio di un assassino. Ma è proprio da qui che inizia il percorso di
crescita e maturazione del giovane Fabio (Pasotti), il quali si riscopre non
solo capace di perdonare suo padre ma soprattutto ancora bisognoso di un
uomo vicino.
di Scott Thomas USA 2007, 96'
Si spengono le luci, il pubblico mormora e già inizia ad agitarsi con
risatine, urla, battiti di mani. è questo il contesto in cui l’ultimo film
di Thomas prende vita sullo schermo, incitato da una folla ansiosa di
incontrare ciò che si aspetta e per cui ha pagato il biglietto: sangue,
mutilazioni e soprattutto vedere i fantomatici “zombies”. Si tratta di
creature così tanto amate dal giovane pubbblico statunitense da creare in
esso una vera e propria fibrillazione. Se poi aggiungiamo un luogo che fino
ad ora non ne aveva (stranamente) ospitato neanche uno , ovvero un aereo (ma
l’esperimento di Snakes on a Plane aveva reso palese la sua adattabilità
all’horror), un virus geneticamente modificato e un cast giovanilista ma
estremamente efficace, avremo gli ingredienti giusti per questo exploit di
splatter e gore insieme nella più sana tradizione Grindhouse.
L’ironia è una risorsa immancabile in un film come questo, anche considerato
l’effetto del più scioccante trucco visivo che più che spaventare conduce il
pubblico in un turbine di delirio collettivo. Per gli amanti del genere.
26/30
di Jeremy Kasten USA 2007, 94'
"Montag the Magnificent" continua a giocare con le illusioni del pubblico e
con quelle degli spettatori, creando uno spettacolo ad hoc in cui mette in
atto le peggiori aberrazioni sulle bianche carni di giovani donzelle per poi
farle tornare perfettamente normali a fine spettacolo. Il punto è che una
volta uscite dal teatro maledetto le donne in questione si ritrovano davvero
grondanti di sangue e ferite a morte.
Strano vedere Glover nei panni di Montag in questo remake dell’ormai storico
film omonimo uscito 37 anni fa ad opera del padre del gore, Heshell Gordon
Lewis. Ed è per ovvie ragioni che quelle stesse atmosfere, di exploitation,
rarefatte e disturbanti al tempo stesso, era molto difficile raggiungerle
con questo film. E questo senza nulla togliere al pur sempre grande Crispin,
che tanto era stato calzante nella parte del cugino di Lula (Wild at Heart,
David Lynch, 1990) abituato e orgoglioso di convivere con scarafaggi nelle
mutande. Altro giro altra suggestione. Ma qui non funziona. Meglio
l’originale. 24/30
di Brett Morgen USA 2006, 103'
Uno dei migliori documentari apparsi a festival (tra l’altro presentato in
una proiezione gratuita, quindi doppiamente meritevole) la pellicola di
Morgen mostra sotto una nuova luce la storia dei sette di Chicago, gli
attivisti arrestati e accusati di cospirazione durante la Convention dei
democratici nel 1968. Il film si compone di una originale e ben strutturata
forma tripartita, ovvero filmati di repertorio, intervallati dalle voci dei
partecipanti alla manifestazione, ancora interrotte dalla ricostruzione del
processo animato con computer graphic. L’effetto è per alcuni versi
straniante vista l’incombenza della storia sulle immagini animate eppure
dona alla pellicola una forma innovativa e un respiro veloce nonostante i
103 minuti. 30/30 |
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