iv ed.
biografilm festival
Street
Thief |
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Street Thief è destabilizzante: non c'è altro modo per definirlo se non proprio così. Destabilizzante. Destabilizzante perché l'uso continuo e pressante del primissimo piano impedisce all'occhio di chi assiste, di uscire, anche solo per un momento, dalla pellicola. L'occhio è costretto a vedere come l'occhio/macchina di Malik Bader vuole che noi vediamo. Viene abbattuta con una crudezza spietata la debole linea di confine fra sguardo umano e sguardo della macchina, per trascinare lo spettatore in una cupa dimensione di sospetto e degrado. Il ritmo di Street Thief è un continuo crescendo, che non si spegne nonostante i lunghi monologhi che Kaspar Carr intrattiene con la cinepresa dei due documentaristi. Non si cade in una storia strappalacrime sull' "asociale vittima della società", non si cade sul disgraziato passato di Kaspar Carr, nè si viene a sapere nulla di più di ciò che egli vuole che lo spettatore sappia. Chi è Kaspar Carr? Lo chiede anche la locandina di Street Thief all'ignaro spettatore: "Who is Kaspar Carr?". Apparentemente Mr. Carr è uno scassinatore professionista, che si guadagna da vivere rubando. Non sono piccoli furti i suoi; tutto ciò su cui lavora sono colpi ben elaborati, su cui studia anche un anno intero. È un ladro talmente bravo che due documentaristi, apparentemente alle prime armi, decidono di filmare il suo operato. Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando Kaspar non fa un colpo "troppo facile" in un night club. Kaspar, che fino ad ora aveva esercitato con calma e dedizione la sua "professione", perde la testa proprio durante il colpo. Scompare per un paio di mesi, per poi ritornare per il cosìdetto "colpo grosso". Tutto fila liscio, ma la mattina dopo i due documentaristi hanno una brutta sorpresa.. Un evento imprevisto che li porta a indagare proprio su Kaspar in collaborazione con la polizia. Un crescendo di ritmi claustrofobici, accompagnato da un montaggio apparentemente incomprensibile, che mostra scene precedenti alla realizzazione del documentario su Kaspar e un “collega” dello scassinatore professionista, senza inferirlo direttamente alla vicenda. L’intreccio viene poi a svelarsi nella sua linearità, senza poter comunque risolvere un caso destinato a rimanere senza soluzione. Un caso pieno di persone che si contraddicono, al limite dell’etica “documentaristica”, che mostra una vena voyeuristica a metà fra il macabro e l’ossessivo, fra il senso di colpa e la complicità dei due documentaristi. Un caso insomma, che oscilla fra narrazione, domande irrisolte e sospetto. La più grande domanda irrisolta rimane però quello argutamente insinuata dalla locandina stessa di Street Thief: “Who is Kaspar Carr?” Una questione che può trovare la più impensabile e disarmante delle risposte. Riflettendo sulla scia dei mockumentari come “Man Bites Dog” and “Death of a President”, l’identità del geniale Kaspar Carr, è infatti ben nota allo spettatore sin dall’inizio della pellicola.
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iv ed.
biografilm festival Bologna, 11 - 15 Giugno 2008
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