Brasileirinhos, 1

Introduzione e nostro tour

di Gabriele FRANCIONI

 

OSSIMORI, OPPOSIZIONI, CORTOCIRCUITI

Quando chiedi che sia la luna, divento il sole. Se mi vuoi romantico, sarò rock’n roll. Se desideri che ti dia piacere, mi trasformo in uno che soffre e se cerchi il bandito, eccoti l’eroe!” (da “O QUERERES”, di Caetano Veloso, in “VELO’”, 1984).

 

Il nostro tour italiano.

 

A) CORTOCIRCUITO 1: 1967 - 2007

è un’impresa seguire festival e tournée in giro per l’Italia.

Il rischio è quello di cortocircuitare impressioni, immagini e suoni, mettendo in frizione i Beatles di ACROSS THE UNIVERSE e Joe Dante, la warholiana Edie Sedgwick e il dio dei fumetti Moebius, Mika Kaurismaki e Caetano Veloso: pensàti tutti insieme, sono solo un ammasso di contraddizioni e contrapposizioni sulla rotta Roma-Venezia- Firenze-Trieste.

Niente a paragone con New York-Los Angeles-Haight Asbury, però...

Forse è solo il dato crono/storico del 2007, l’inclusione involontaria della magica cifra finale a evocare, come in una seduta che si vorrebbe collettiva, ma che è qui del tutto privata, il caleidoscopio psichedelico del 1967, oggi multicelebrato e chissà quanto capito veramente.

Ecco allora che, per colpa di quel cortocircuito, entriamo in un trip non-chimico e meta-psichico che deforma i contorni di ogni immagine e suono colti qua e là, tra una città e l’altra.

Roma-Venezia- Firenze-Trieste: sappiamo appena cosa ci aspetta, cioè Moebius-Caetano-Dante, separati.

Ma il primo incontro con loro si rivela essere un diabolico mix surreale…

 

Viviamo esperienze multisensoriali, da “Fillmore West” degli esordi (Bill Graham & Ken Kesey, è venuta la vostra ora!) e abbiamo visioni, in viaggio dalla capitale, diretti a Nordest: la sinuosa Edie Sedgwick, sopracciglia da dea metallica di un’era di morte, ci appare in sogno come una silfide animata mentre attraversa i paesaggi urbani di Moebius, acidocromati, tutti sviluppati in altezza, un po’ BLADE RUNNER, un po’ IL QUINTO ELEMENTO.

Lei è la dominatrix, la Regina di una qualche stirpe in estinzione, seguìta da una truppa di mutanti in stato di guerra, grondanti sangue.

Si muovono in una danza sghemba che spezza gli arti a ogni passo, il ché fa molto HOMECOMING ( il capolavoro di Joe Dante, l’epocale MASTER OF HORROR).

Dalle altissime pareti della post-città risuona l’urlo di HAPPINESS IS A WARM GUN.

 

Fine della visione.

 

B) OPPOSIZIONE 1: FINLANDIA – BRASILE

Siamo in treno, da Roma a Venezia, seconda tappa del nostro folle saliscendi.

Ora viaggiamo tra le calli della Vera Città Eterna, veloci, a trovare la Fenice, un edificio-luogo che si è concesso il lusso di risorgere realmente dalle proprie ceneri.

Nel bel mezzo di tale caotica e surriscaldata multimedialità mnemonica, però, qualcosa sembra finalmente congelarsi e rimanere fisso e chiaro nella semplicità spaziale di una sala tutta stucchi e decorazioni (ossimoro?).

Passiamo pure da un’opposizione all’altra: nella stanza, un signore tra i cinquanta e i sessanta, che ci dicono finlandese, rilascia dichiarazioni in perfetto portoghese su un antico genere musicale brasiliano chiamato choro.

 

Opposizione, ossimoro, cortocircuito, sempre e comunque.

 

Dato il contesto e la situazione, non ci sorprenderemmo di vedere tra il pubblico Keir Dullea, prevedibilmente decrepito, che lo interroga: “Anche lei, Mr Kaurismaki, è uno che viaggia nel tempo e nello spazio?”.

Noi sì, ma è tempo di toglierci di dosso i resti del 1967 e lanciarci nel 2007, dritti verso la verità tropicale di un pezzo di Rio de Janeiro momentaneamente catapultatosi nella laguna veneta.

La Fenice diventa, per qualche ora, un pezzo di pietra-legno-cristallo-oro affacciato su Copacabana.

 

Siamo appena tornati dalla Festa di Roma, Lennon ci risuona ancora nella testa e abbiamo maturato l’insano proposito di seguire le ultime due date della tournée di Caetano Veloso, ma dobbiamo ancora capire cosa ci faccia qui il meno noto dei due fratelli/registi scandinavi a disquisire di musica brasiliana.

 

Nelle Sale Apollinee del teatro veneziano, grandiose e atipiche per l’evento, si parlerà di BRASILEIRINHO, il film di Mika Kaurismaki appena uscito in Dvd per la Dolmen Video, in una splendida edizione ricca d’interviste e molto altro.

Insieme a Monica Paes, che conduce “Avenida Brasil” su Radio Popolare e qui presenta-spiega-traduce, celebriamo una specie di candomblè in cui gli antichi spiriti della Musica Popolare Brasiliana tornano in vita attraverso il choro, sorta d’incrocio di fine ‘800 tra il melanconico fado dei Portoghesi, che dominavano il Brasile, i poliritmi degli schiavi congolesi e angolani, e le mode dell’epoca, la new wave fatta di polka e walzer in arrivo col diretto Vienna-Rio.

Il samba doveva ancora nascere: questo dice l’importanza di un genere sconosciuto.

Noi siamo stati iniziati da David Byrne al culto della M.P.B. –le illuminanti compilation “Beleza Tropical”, “O Samba” e “Forrò”- e ci troviamo a nostro agio in mezzo alle atmosfere di BRASILEIRINHO.

 

Kaurismaki, prima della proiezione del film, racconta del suo bar di Rio de Janeiro, dove c’è sempre tempo per lasciar suonare in libertà i musicisti di choro, tutti irrimediabilmente talentuosi, e così il primo tassello di questo puzzle da ricomporre è finalmente messo: il folle finlandese sradicato e trapiantato in Brasile (forse in fuga dal talento di Aki), c’informa di essersi convertito - speriamo definitivamente - al doc/mockumentary musically oriented.

Con MORO NO BRASIL, dispersivo, siamo al secondo film (consecutivo) sui suoni incandescenti del grande, palpitante paese che l’ha accolto.

Il simpatico signore discretamente timido, però, da vent’anni non ne azzeccava una.

Ingenuamente jarmuschiano nell’idea illusoria di trascinarsi eternamente giovane per le strade del mondo, Mika ha scelto il verbo di Vinicius De Moraes (brasileiro) a mo’ di etica personale: “la vita è l’arte dell’incontro”.

Nel caso suo: incontro con attori-registi-musicisti tutti molto bravi (più di lui) e nei quali decidere, semplicemente, di specchiarsi.

 

CONDITION RED, HELSINKI-NAPOLI ALL NIGHT LONG, L.A. WITHOUT A MAP, MORO NO BRASIL: a leggere i cast, si rimane esterrefatti.

 

Il buon Mika, evidentemente, è uno che, tra pacche sulle spalle, svariate caipirinhas e un giro in auto a tirar tardi, riesce a farsi amici a tutte le latitudini: Nino Manfredi (!!!), Wim Wenders, Samuel Fuller, Jim Jarmusch, Vincent Gallo, Julie Delpy, Amanda Plummer, Johnny Depp, Monte Hellman, Jerzy Skolimowski, Anouk Aimée (!!!!!), tutti attori nei suoi impacciatissimi e inconcludenti lavori, dimostrano come non basti piazzare nomi di città nei titoli e convocare chiunque per dare sostanza a qualcosa che non è cinema, ma simpatica/eterna rimpatriata tra compari.

Un po’ buontempone, un po’ imbucato, Mika sembra voler stare a tutti i costi  A CONTATTO con qualcosa che emani Arte, vivendo di luce riflessa.

Anche BRASILEIRINHO, a essere crudeli, non esce dallo schema, ma almeno K. fa il definitivo passo indietro grazie al quale non c’è più la minima traccia di storia-trama-sceneggiatura.

Abbiamo guadagnato un buon documentarista, vivaddio!

 

Brasileirinhos, 1

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