Un programma ricco e
articolato che ha puntato sull’ecletticità e la qualità delle proposte.
I punti di forza del progetto sono stati sicuramente la continuità nel
tempo, garantita da sponsor fedeli e sensibili, e la presenza diffusa nel
territorio.
Tre mesi di appuntamenti musicali emozionanti, un festival geograficamente
espanso.
In particolare l’appuntamento veneziano ha arricchito le melodie lagunari
con la presenza di grandi geni della musica contemporanea. Provenienti da
mondi sonori diversi e lontani, ma accomunati dall’alta qualità della
proposta, da un’ importate presenza scenica e dalla capacità di intrattenere
divertendo.
Se Yamandu Costa ha stupito i pochi eletti uditori, ospiti della preziosa
cornice della Collezione Guggenheim, per il suo fresco e innovativo talento,
Gabriele Mirabassi ha regalato un rilassante contributo spirituale e
sperimentale.
Stefano Bollani e Bobby McFerrin hanno, insieme, fatto letteralmente
innamorare gli spettatori del Teatro La Fenice: tre ore di concerto,
coinvolgente, straripante di allegria e divertimento. Due geni di raro
talento, unici ed estrosi. Esibizionisti della tecnica e virtuosi
dell’anima, passionali e coinvolgenti, riconoscibili per il loro peculiare
contributo alla storia della musica contemporanea.
C’è un tratto comune che accomuna questi artisti eleggendoli a pure
genialità: il loro personalissimo, intimo e fisico rapporto con lo strumento
musicale.
La musica diventa danza di coppia e la compagna-strumento, uno spontaneo
prolungamento del corpo.
Yamandu, dalle mille dita, veloce, equilibrista e virtuoso delle corde, a
tratti violento e frenetico, si allunga e si piega, oscillando; Mirabassi si
alza, si siede, si contorce e batte il ritmo, ondulando il bacino come in
preda ad irresistibile desiderio di movimento; Bollani e Mcferrin, il vero
show. Inconsueto e inusuale, il loro uso del corpo, anomalo, fa del primo un
cultore del pianoforte e di ogni sua parte ‘suonabile’, corde, piedi, parte
esterna, parte interna, attraverso dita, gomiti, stracci, capelli… e del
secondo il maestro nell’uso della pura vocalità, non solo voce, ma musica,
accompagnamento, armonia e melodia in un unico suono.
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