Questa č una delle classiche occasioni in cui si
puň essere fieri di dire “io c'ero”! Ebbene sě, György Kurtág, una delle piů
importanti personalitŕ musicali del nostro tempo, ha accettato di
partecipare a quest'incontro per parlarci della sua arte, della sua
evoluzione e, perché no, anche della sua persona. Proprio lui, cosě
diffidente verso microfoni ed interviste, cosě discreto ed amante della sua
riservatezza.. Di questo compositore si sa veramente poco, non ci sono sue
biografie, gli unici scritti che parlano di lui sono due volumi in cui la
sua esperienza viene collegata a quella dell'amico Ligeti, una pubblicata in
occasione della vittoria di Ligeti al premio Siemens, l'altra in seguito
alla morte dell'amico; in tutta la sua vita ha rilasciato solamente tre
interviste, particolare che ci fa apprezzare ancora di piů la sua presenza
al convegno.
Prima di far intervenire il Maestro, la musicologa Luisa Bassetto assieme a
Luca Francesconi, direttore della Biennale Musica, delinea brevemente le
tappe principali del percorso kurtagiano, primo fra tutti il Quartetto I
(1959) dedicato alla psicologa Marianne Stein, personaggio che, insieme a
Milhaud e Messiaen, fu per lui di grande significato durante il suo
soggiorno parigino; in seguito vengono ricordati I messaggi della defunta
Signorina Trussova, eseguito per la prima volta a Parigi nel 1981 e poi
presentato alla Biennale di Venezia allora diretta da Mario Messinis, i
Kafka fragmente del 1985 per soprano e violino su alcuni testi tratti dai
diari kafkiani, ed infine Stele (1996), scritto per i Berliner
Philharmoniker il cui titolo in greco celebra l'importanza della stele e del
monumento funerario presso questa civiltŕ.
Dopo questa breve introduzione, la parola passa al Maestro Kurtág che
comincia a delinearci piů in profonditŕ le caratteristiche piů pregnanti
della sua ricerca; nella sua evoluzione artistica dopo Darmstadt ha
comandato sicuramente Boulez ed č da allora che la sua opera ha
rappresentato una sorta di autobiografia, proprio come il motto flaubertiano
“Madame Bovary, c’est moi!”. Altra nota distintiva del suo stile č il forte
legame con i testo, non solo letterale, ma anche simbolico, infatti il
compositore deve comunque immaginare un testo che possa interpretare il
messaggio da trasmettere attraverso la musica.
Ma passiamo ora alla questione centrale della sua riflessione, cioč la
logica del frammento: essa gli deriva dal contatto con Webern, ma non
dobbiamo dimenticarci che si tratta di una costante nella musica classica
che va da Beethoven a Chopin, da Haydn a Schumann, ecc.. Il problema di
fondo č quindi come costruire una grande forma a partire da un frammento;
Kurtág stesso dice di non sapere la risposta a questa domanda, infatti
ammette di aver cominciato a porsi questo interrogativo solo dopo la
composizione di Stele, che dura circa dieci minuti. In realtŕ si tratta di
una logica che potremmo definire modulare, da rintracciarsi in moltissimi
esempi della tradizione classica, basti pensare alla struttura e allo
sviluppo della forma-sonata o di forme piů semplici come il lied in cui
dall’ideazione di uno o piů motivi prendeva via l’elaborazione del pezzo.
Ironicamente, l’autore definisce questa tendenza a condensare e ad
economicizzare il materiale in un momento piů breve e al tempo stesso piů
profondo come un sintomo della vecchiaia; in ogni caso ciň che conta di piů
č l’esplosione istintiva ed immediata dell’idea, poi rielaborata attraverso
un’interazione ordinata tra i vari frammenti oppure attraverso un
tourbillon, un movimento circolare degli elementi.
Un’altra sua esperienza di cui va tenuto grande conto č senza dubbio
l’attivitŕ didattica, in particolare l’attenzione rivolta all’analisi;
Kurtág non nasconde l’aspettativa un pň egoistica che si cela e si
accompagna a queste lezioni o masterclass, infatti dice di imparare egli
stesso da queste esperienze.
Infine, egli dichiara come lo spazio ed in particolare la spazialitŕ della
musica siano state ovviamente influenzate da Stockhausen e soprattutto da
Nono, a cui dedica la sua Op.16, intitolata per l’appunto “Omaggio a Luigi
Nono”.
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
domenica 27 settembre ore 20.00
Teatro alle Tese – Arsenale
OMAGGIO A GYORGY KURTÁG
- György Kurtág, Hipartita op. 43, per violino solo (2000-2004, revisione
2007, 25’)
- György Kurtág, Grabstein für Stephan op. 15c, per chitarra e gruppi sparsi
di strumenti (1989, 8’)
consegna del Leone d’oro alla carriera
a seguire:
- György Kurtág, …concertante… op. 42, per violino, viola e orchestra
(2002-2003 rev.2007, 25’)
violino Hiromi Kikuchi
viola Ken Hakii
chitarra Elena Casoli
direttore Zoltán Peskó
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
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