la biennale di venezia 2009
incontro con György Kurtág

sale apollinee teatro la fenice

Teatro La Fenice, Venezia 26 - 09 - 2009

 

di Costanza PASQUOTTI

Collegamenti rapidi:

- Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

30/30

Questa č una delle classiche occasioni in cui si puň essere fieri di dire “io c'ero”! Ebbene sě, György Kurtág, una delle piů importanti personalitŕ musicali del nostro tempo, ha accettato di partecipare a quest'incontro per parlarci della sua arte, della sua evoluzione e, perché no, anche della sua persona. Proprio lui, cosě diffidente verso microfoni ed interviste, cosě discreto ed amante della sua riservatezza.. Di questo compositore si sa veramente poco, non ci sono sue biografie, gli unici scritti che parlano di lui sono due volumi in cui la sua esperienza viene collegata a quella dell'amico Ligeti, una pubblicata in occasione della vittoria di Ligeti al premio Siemens, l'altra in seguito alla morte dell'amico; in tutta la sua vita ha rilasciato solamente tre interviste, particolare che ci fa apprezzare ancora di piů la sua presenza al convegno.
Prima di far intervenire il Maestro, la musicologa Luisa Bassetto assieme a Luca Francesconi, direttore della Biennale Musica, delinea brevemente le tappe principali del percorso kurtagiano, primo fra tutti il Quartetto I (1959) dedicato alla psicologa Marianne Stein, personaggio che, insieme a Milhaud e Messiaen, fu per lui di grande significato durante il suo soggiorno parigino; in seguito vengono ricordati I messaggi della defunta Signorina Trussova, eseguito per la prima volta a Parigi nel 1981 e poi presentato alla Biennale di Venezia allora diretta da Mario Messinis, i Kafka fragmente del 1985 per soprano e violino su alcuni testi tratti dai diari kafkiani, ed infine Stele (1996), scritto per i Berliner Philharmoniker il cui titolo in greco celebra l'importanza della stele e del monumento funerario presso questa civiltŕ.
Dopo questa breve introduzione, la parola passa al Maestro Kurtág che comincia a delinearci piů in profonditŕ le caratteristiche piů pregnanti della sua ricerca; nella sua evoluzione artistica dopo Darmstadt ha comandato sicuramente Boulez ed č da allora che la sua opera ha rappresentato una sorta di autobiografia, proprio come il motto flaubertiano “Madame Bovary, c’est moi!”. Altra nota distintiva del suo stile č il forte legame con i testo, non solo letterale, ma anche simbolico, infatti il compositore deve comunque immaginare un testo che possa interpretare il messaggio da trasmettere attraverso la musica.
Ma passiamo ora alla questione centrale della sua riflessione, cioč la logica del frammento: essa gli deriva dal contatto con Webern, ma non dobbiamo dimenticarci che si tratta di una costante nella musica classica che va da Beethoven a Chopin, da Haydn a Schumann, ecc.. Il problema di fondo č quindi come costruire una grande forma a partire da un frammento; Kurtág stesso dice di non sapere la risposta a questa domanda, infatti ammette di aver cominciato a porsi questo interrogativo solo dopo la composizione di Stele, che dura circa dieci minuti. In realtŕ si tratta di una logica che potremmo definire modulare, da rintracciarsi in moltissimi esempi della tradizione classica, basti pensare alla struttura e allo sviluppo della forma-sonata o di forme piů semplici come il lied in cui dall’ideazione di uno o piů motivi prendeva via l’elaborazione del pezzo. Ironicamente, l’autore definisce questa tendenza a condensare e ad economicizzare il materiale in un momento piů breve e al tempo stesso piů profondo come un sintomo della vecchiaia; in ogni caso ciň che conta di piů č l’esplosione istintiva ed immediata dell’idea, poi rielaborata attraverso un’interazione ordinata tra i vari frammenti oppure attraverso un tourbillon, un movimento circolare degli elementi.
Un’altra sua esperienza di cui va tenuto grande conto č senza dubbio l’attivitŕ didattica, in particolare l’attenzione rivolta all’analisi; Kurtág non nasconde l’aspettativa un pň egoistica che si cela e si accompagna a queste lezioni o masterclass, infatti dice di imparare egli stesso da queste esperienze.
Infine, egli dichiara come lo spazio ed in particolare la spazialitŕ della musica siano state ovviamente influenzate da Stockhausen e soprattutto da Nono, a cui dedica la sua Op.16, intitolata per l’appunto “Omaggio a Luigi Nono”.
 

Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
domenica 27 settembre ore 20.00
Teatro alle Tese – Arsenale
OMAGGIO A GYORGY KURTÁG
- György Kurtág, Hipartita op. 43, per violino solo (2000-2004, revisione 2007, 25’)
- György Kurtág, Grabstein für Stephan op. 15c, per chitarra e gruppi sparsi di strumenti (1989, 8’)
consegna del Leone d’oro alla carriera
a seguire:
- György Kurtág, …concertante… op. 42, per violino, viola e orchestra (2002-2003 rev.2007, 25’)

violino Hiromi Kikuchi
viola Ken Hakii
chitarra Elena Casoli
direttore Zoltán Peskó
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

 

incontro con György Kurtág

sale apollinee teatro la fenice

Teatro La Fenice, Venezia 26 - 09 - 2009