open doors ARSENALE DELLA DANZA interviste a
HEMA SUNDARI
VELLALURU, Venezia, Piccolo Arsenale, marzo 2010
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SANDRA FRANCAIS e HEMA SUNDARI VELLALURU
KINEMATRIX Tornando ai temi trattati stamattina, ci potete dire qualcos'altro sul rapporto con gli insegnanti
HEMA SUNDARI VELLALURU Al momento direi che mi sono trovata molto bene con tutti, più o meno, ma certamente ho apprezzato particolarmente il minimalismo di Kenji Takagi, che mi ha permesso di sviluppare l'uso che io faccio delle mani, e lo stage complessivo di Francesca Harper...
SANDRA FRANCAIS Io mi sono trovata molto bene con Francesca Harper, perché, considerata anche la sua nuova carriera di vera e propria performer a 360 gradi, anche come cantante, ha dato molta importanza alla musica e questo mi ha permesso di recuperare parte della mia formazione. Io, infatti, vengo da un background misto hip-hop e contemporanea, mentre solo a 16 anni sono entrata nel mondo del balletto... è stata molto dura! Io capisco tutte le forme del balletto grazie alla musica, che fa da tramite. Sono alta, sono abituata a movimenti ampi, veloci: tutto il contrario di quello che è normale nel balletto. Non mi trovo bene con un accompagnamento di solo pianoforte, ad esempio, mentre con Francesca è andato tutto meravigliosamente, perché le sue scelte musicali si avvicinano al mio gusto. Mi è piaciuto il modo in cui lei è stata la nostra allenatrice, la nostra coach! Aveva dei modi diretti e coinvolgenti per stimolarci: "attaccate il pubblico!", "siete delle tigri!", "potete fare di più...siete solo al 70 % di voi stessi", "qui devi voler essere attraente!!!", frasi che ancora adesso mi tornano in mente quando inizio una giornata di lavoro e che mi aiutano molto. Josè Navas è stato invece una specie di maestro di vita, per lo spiritualismo che lo contraddistingue e l'approccio filosofico e meditativo che gli è tipico. è stato capace di scacciare le nostre paure, la sensazione d'inappropriatezza che ogni tanto provavamo, per certi passi simili al balletto, che magari non ci venivano bene al primo colpo...
Tutta questa stratificazione di stimoli ed esperienze in un tempo così limitato, una volta che Ismael Ivo dovrà tradurla in una coreografia - OXYGEN - sarà solo il frutto di una sua visione o anche voi, diciamo "ex-alunni", potrete contribuire fattivamente, magari proponendo idee o addirittura dei movimenti o passi inventati da voi? è possibile che il mix di esperienze vissute da gennaio abbiano prodotto, nei vostri corpi e nelle vostre menti, una specie di nuovo linguaggio che incrocia Harper, Takagi, Navas, McMillen e gli altri?
SF Certamente Ismael coinvolgerà anche noi, perché ciascuno contribuirà con il mix, come l'hai chiamato tu, delle proprie esperienze maturate in più di 3 mesi di lavoro. è una specie di work in progress che ha molte caratteristiche di un processo automatico, inconscio, perché, ad esempio, qualcuno sta cominciando ad appropriarsi di movimenti di Takagi. Noi creiamo anche coreografie in altri piccoli lavori che sviluppiamo in parallelo a OPEN DOORS, anche se non fanno parte di questo progetto. Geyvan Mc Millen ci ha spinti a creare ciascuno il proprio solo. Io, in quel caso, ho iniziato subito a incrociare le nozioni apprese non solo in quelle lezioni, ma anche nelle altre e alcune provenienti dal mio personale background.
In effetti noi vi abbiamo seguite durante questi mesi e abbiamo notato una crescita e un miglioramento...
HSV Sì e tutto è successo naturalmente, senza bisogno di ulteriori prove una volta tornati a casa dopo le lezioni. Quando crei un nuovo movimento, all'inizio ti sembra qualcosa di strano, poi giorno dopo giorno lo vedi migliorare e diventare perfetto! Harper ci faceva notare ogni crescita e innovazione. I nuovi movimenti sono già dentro di noi e vengono fuori quando decidiamo di lasciarci andare, di abbandonarci in un certo senso all'istinto.
La Harper vi ha insegnato qualcos'altro oltre al metodo-Forsythe, ovvero la sua formazione con Alvin Ailey o le sue ultime invenzioni multimediali?
SF No, siamo rimasti rigorosamente nell'ambito-Forsythe, anche se io sono riuscita a vedere in lei molto della danza aileyana, legata alle tradizioni americane di colore...
Nessuna di voi nomina mai Leveillé... (Si mettono a ridere entrambe, N.d.R.).
HSV Il fatto è che Navas ci stava piacendo così tanto, col suo spiritualismo e le lezioni erano in contemporanea a quelle di Daniel. Josè ci permetteva di piangere, lasciarci andare, rilassare.....poi ci trovavamo da un momento all'altro a dover assumere un atteggiamento militaresco, duro, rigido.... Dovevamo improvvisamente riconcentrarci e soprattutto ne risentiva il nostro corpo, che letteralmente veniva ucciso da questi cambi improvvisi. Poi, però, tornando a Navas, capivamo che il nuovo atteggiamento serviva a farci stare più concentrati...
Ovviamente Ivo avrà progettato a priori il contrasto tra i due approcci...
SF Assolutamente sì. Me ne sono resa conto alla fine della seconda settimana. All'inizio era difficile, Leveillé: ogni posizione era slegata da quella successiva. Lo scopo era proprio quello di renderci capaci di passare - senza transizioni fluide - da una posizione all'altra, mettiamo in un gruppo di 5. Anche mentalmente dovevamo essere spezzati in parti, per così dire. è come se, sbagliando, si realizzasse lo scopo di Daniel! Dovevamo essere spinti a sbagliare, a combattere contro il pubblico e contro noi stessi, spostando il livello sempre più in alto. Di mattina avevamo questi incontri con Navas, in cui si parlava, più che altro, su come approcciare un movimento o una coreografia: quasi un training metodologico. In quei momenti la mia mente si lanciava in avanti e cominciava a ragionare in termini leveilliani e viceversa. "Non ne sarò capace, sbaglierò, etc", poi l'approccio di Navas prendeva piede e quindi..."ce la farò, ne sono capace!"... Ismael è riuscito a creare una specie di battaglia mentale dentro ciascuno di noi, il cui risultato era di far crescere la nostra capacità di lavorare col cervello e di superare con la forza mentale i momenti di scoramento e d'insicurezza.
HSV Per me è stato molto difficile! Siamo anche passati da lezioni collettive a prove fatte in coppia. La prima volta sono stata messa con una ballerina non in perfetta forma fisica. Si sono creati dei problemi e la mia mente si è come svuotata di informazioni, mentre il giorno della performance mi sono convinta che ce l'avrei fatta, che dovevo solo combattere e realizzare quella combinazione di movimenti.
Come avete vissuto CAPTURING THE CITY e che significato gli date? è un pezzo che ha molte pretese, per così dire, simboliche, con ritualità che richiamano simboli cristiani, come il pesce, che è Cristo a tutti gli effetti. Tu, Sandra, eri in un certo senso un vero e proprio pesce, con scaglie disegnate con l'hennée sulla schiena...
SF è difficilissimo dire cosa è stato e cosa abbiamo fatto! Non ci abbiamo capito moltissimo, sia perché le prove erano complicatissime. Durante la performance c'era anche il pubblico in mezzo a noi e poi non ci potevamo controllare a distanza, visivamente, perché una cosa chiamata "Sushi bar", ad esempio, si svolgeva nelle toilettes...! Ci capirò qualcosa di più quando vedremo il video. Più che altro dovevamo prendere ispirazione dalla città, piuttosto che da un coreografo, un regista...insomma, un leader. Il nostro punto di riferimento, il centro, era la città stessa e il nostro approccio è stato molto fresco e creativo. Non si trattava semplicemente di preoccuparsi del proprio movimento o della messa in relazione con altri corpi, ma con FORME diverse, pezzi di città, oggetti inanimati... Con la rete di corda, ad esempio, abbiamo dovuto danzare con un oggetto vivo per soli due giorni...Noi eravamo i pesci, impauriti, terrorizzati dall'idea di essere pescati e di morire...Per me è stata una cosa molto eccitante, sia in quel momento, sia all'inizio di tutto appena rientrati in teatro, quando ho dovuto fare un breve solo, illuminata dagli spot e basta... Durante questo solo, io guardavo la mia mano e la pensavo come se fosse un pesce a sua volta. Sul gomito avevo un occhio: dovevo creare qualcosa interagendo con il pubblico, perché non è più una questione di rimanere chiusi in se stessi e produrre una buona performance, ma di rappresentarsi come qualcos'altro presso l'audience. Non mi è mai capitato di partecipare a una performance di questo tipo, in cui la danza è UNA delle componenti: attorno a te vanno sviluppandosi molteplici forme geometriche e tu ti devi relazionare ad esse. Il tuo corpo disegna linee e punti oppure ribalti l'andamento del peso e della gravità... Non c'erano schemi o disegni di partenza. Non mi sono mai annoiata.
Che importanza ha avuto il butoh (e anche la sufi-dance) nel senso di sviluppare l'improvvisazione e l'immedesimazione in qualcos'altro rispetto al corpo "di partenza"?
SF Per me è stato come tornare bambina, sono rinata e Fukuhara mi ha insegnato a dimenticarmi completamente ogni approccio precedente e ad agire come un neonato lanciato nel mondo e da quel momento ogni cosa è diventata possibile, perché tu diventi lo spazio esterno e superi la limitatezza delle singole tecniche o la seriosità di certi approcci... Ad esempio: oggi le prove per WASTE LAND non stavano andando benissimo, poi ho guardato un punto del braccio che mi ha... sorriso e le cose hanno cominciato a migliorare! Siamo fortunatissimi a poter fare questo lavoro favoloso in tempi così difficili, che ci fa crescere interiormente e fare quello che veramente vogliamo. Oltretutto siamo diventati tutti amici, mentre in Francia e in altri contesti, più legati al balletto, la competizione è devastante e non è possibile stabilire rapporti... Il fatto che molti di noi vengano da diversi paesi aiuta tantissimo. La scena francese, invece, forse per la storia del ballet, è terribile! Puoi sentire la tensione tra i ballerini, centinaia di persone in piccoli spazi, che si spingono per conquistare attenzione e farsi notare. è orribile. Io sono alta e ho bisogno di spazio, ma ho sempre cercato di non colpire altri per guadagnare un mio spazio privilegiato. Anche qui, subito, Francesca mi ha dato un solo e io, a casa, non riuscivo ad essere completamente felice, perché temevo che gli altri avrebbero reagito male. Invece, il giorno dopo, tutti sono venuti a complimentarsi. C'è una complicità che non avevo esperito altrove. Forse mi ha aiutato anche il fatto di non aver avuto una formazione accademica propriamente detta: non sono una balleria super-tecnica, ma una grande performer. Non ho avuto altri insegnanti a parte un coreografo e ho fatto parte di una sola compagnia. Ok, non so fare i movimenti di Marta o di Isabella, ma in altre cose sono molto brava!
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