la biennale di venezia 2009
Yasmeen Godder

A STUDY OF SUDDEN BIRDS

Corso di Teatrodanza, Scuola P.Grassi (Mi)

Teatro Arsenale, Venezia 23 giugno 2009

 

di Gabriele FRANCIONI

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- Yasmeen Godder

28/30

Completamente basato sulla tecnica chiamata “release” (rilasciare, lasciarsi andare, “cadere”) e sulla Contact Improvisation, lo spettacolo degli allievi della “Scuola Paolo Grassi” di Milano conferma l’intenzione reale di Ismael Ivo di tradurre in atti concreti il manifesto riduzionista/minimalista di questa edizione 2009 al risparmio: poco spazio a dispendiose scenografie (qui otto prismi bianchi tagliati in diagonale e posti di fronte ai gruppi di danzatori, schierati lateralmente sul palcoscenico; fondale bianco-lucido; spot di luce bianca senza modulazioni di sorta) e soprattutto eventi che avvicinino il pubblico all’abc della danza contemporanea.

 

Il tramite di queste “lectiones” sub specie di spettacoli e coreografie - fatto salvo il livello miracolosamente alto- sono i giovani ballerini dei laboratori, che, nella loro perfetta imperfezione, attirano i ragazzi delle scuole locali, gli studenti e molti neofiti che gli anni scorsi potevano rischiare di sentirsi lontani dalla poetica dei grandi nomi invitati dalla Biennale.

 

Sia chiaro che questa premessa, quando cambieranno i fondi ministeriali (o il minist(e)ro stesso…), non varrà più e saremo ben lieti di accogliere una nuova edizione tradizionale di Biennale Danza, con 10-12 spettacoli e con i citati grandi nomi.

 

L’israelo-americana Yasmeen Godder, insieme a Lucinda Childs, ha curato la preparazione di questi giovani talenti della Paolo Grassi, modificando per loro il suo lavoro SUDDEN BIRDS, originariamente per quattro danzatrici.

 

Tredici performers, a gruppi di 4-5 alla volta, mettono in scena una variante di quel teatro-danza che sembra essere l’altra peculiarità di GRADO ZERO.

Nessuno pensi che il ruolo della voce e il sottotesto narrativo –come le musiche sempre curatissime, qui a metà tra white noise e squarci acustico-melodici, serva a riempire i vuoti di uno spettacolo brevissimo (50 minuti): ogni cosa è al suo posto e lo spettatore non fatica a orientarsi entro un testo che ragiona attorno a raccolte koinài monosessuate, rispetto alle quali l’elemento allogeno/esogeno interviene a rompere equilibri consolidati (prima la donna che spezza l’intesa maschile, poi l’opposto).

 

Ciò che conta veramente è il ricorso praticamente continuo a un gioco di pesi e contrappesi, dove lo spazio per assoli non esiste e il singolo danzatore esiste solo in funzione delle spinte e dei pesi cui viene messo in relazione.

Il corpo è solo in quanto intreccio di 2, 3 corpi che si reggono fra loro, anche con due dita e i cui movimenti possono essere modificati, se dall’esterno, con gesti di un altro performer che sono la convessità di una già esistente convessità.

 

Il peso reale del corpo, la sua forza di gravità e il loro uso rispetto al pavimento sono altri aspetti di questo approccio e appaiono sviluppati attraverso una ricerca ossessiva e tenace.

Assistiamo alla caduta e al rimbalzo dei ballerini l’uno “sull’”altro, anche se in maniera soft e controllata.

Le figurazioni sono rare e mai viste prima, spiazzanti e innovative, come dei tableaux vivents che durano un impercettibile attimo: mano tocca bocca, piede sfiora spalla, braccia intrecciate, poi il gruppo si scioglie e dà forma a qualcosa di diverso.

Notevolissimo lo sviluppo della percezione tattile attraverso l’uso del e il contatto col suolo con tutte le parti del corpo.

 

La dibattuta (fuori dal teatro) tematica gay/omosessuale c’è e non c’è, ma fondamentalmente non ha il peso che invece viene dato, correttamente, all’esposizione di una tecnica già assai elaborata e ben posseduta dai 13 ragazzi.

 

Tutto il corpo di ballo scelto per l’occasione è di buonissimo livello, con alcune note di rilievo in entrambi gli schieramenti.

 

Yasmeen Godder

A STUDY OF SUDDEN BIRDS

Corso di Teatrodanza, Scuola P.Grassi (Mi)

Teatro Arsenale, Venezia 23 giugno 2009