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zoran, il mio nipote
scemo
SIC: IN CONCORSO Italia, Slovenia, 106' |
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Presentato in
competizione all'interno della SIC, ZORAN IL MIO NIPOTE SCEMO qui al Lido è
già diventato un piccolo caso cinematografico, titolo di punta di quella che
è già stata prontamente ribattezzata "new wave" del Nordest. Code
lunghissime di spettatori hanno affollato le proiezioni del lungometraggio
d'esordio di Matteo Oleotto ambientato nella zona del Collio sloveno, ovvero
il Brda, paesaggio dell'anima per eccellenza dei personaggi del film e
soprattutto del suo protagonista. Il debordante Paolo (un Giuseppe Battiston
in stato di grazia) si ritrova improvvisamente nel ruolo, per lui
decisamente estraneo, di zio dell'occhialuto e stralunato Zoran (Rok
Prasnikar, un volto da tenere d'occhio), timido e remissivo ma con un
talento naturale per il tiro a freccette. Il microcosmo di provincia, il suo
lento e sonnacchioso ritmo scandito dagli incontri in osteria di fronte ad
un calice sono la "prigione" in cui Paolo trascina la sua triste
esistenza, caratterizzata da un forte senso di precarietà sia economica che
affettiva, destinata però a cambiare grazie all'incontro con il ragazzino.
Là dove per Paolo è il bicchiere pieno ha preso il posto delle relazioni
affettive, sarà proprio Zoran a rivelarsi il custode di quella tradizione e
memoria famigliare che al protagonista manca completamente: anche la sua
abitudine a chiamare tutti per nome e cognome sembra voler sottolineare
l'importanza dell'appartenere ad un gruppo piuttosto che ad un altro, e in
un'altra scena ancora lo sentiamo citare a memoria l'albero genealogico
della famiglia. Succede anche in un altro film in concorso al Lido, LA
JALOUSIE, che la ragazzina figlia del protagonista, un attore di teatro
trentenne sempre in bolletta, si dimostra più matura e riflessiva del padre,
in un gioco di ribaltamento dei ruoli caratteristico dei nostri tempi. Dagli
schermi veneziani il grido è unanime: la generazione dei padri dai trenta ai
quaranta anni è in preda allo sbandamento, e spesso sono i figli a prendere
in mano le redini di situazioni alla deriva, in un ribaltamento di ruoli che
è la caratteristica principale delle 'nuove' famiglie. |